attendere in questo agosto di telefilm

F tivù' & tbvu' attendere in questo agosto di telefilm LUI, Michael Burton, è un detective molto carino della polizia di Los Angeles (l'attore deve essere di origine italiana, si chiama John D'Aquino). Un brutto giorno, mentre è in servizio, inciampa nel proiettile di una P38. Rimane per un poco sospeso tra la vita e la morte, circondato da fantasmi. Poi i medici lo salvano. Però qualcosa di particolare gli è rimasto: il potere di aiutare gli spiriti, fluttuante nel limbo, a liberarsi degli ultimi legami con l'aldiquà. Il fatto che qualche apparizione gli si materializzi accanto improvvisamente, ha un significato ben preciso: le spoglie mortali dell'apparizione sono state eliminate quando non era ancora tempo, in modo violento, e non si è mai scoperto com'è andata veramente. Per questo il povero morto è un'anima in pena: e resterà così, senza diritto alla pace eterna, fino a quando non saranno chiusi i conti con il passato terreno. E qui lo spettro compare accanto al detective Burton: suo malgrado, questa specie di agente speciale della Provvidenza, dovrà accontentare i fantasmi di I turno, e indagare sulla loro mor1 te inspiegata, lui che può farlo. Il Paradiso, a volte, non può attendere. Il telefilm, in onda alle 23 del venerdì su Raiuno, si intitola «Ai confini dell'aldilà» e si distingue, in mezzo all'elefantiaco proliferare dei tv-movie estivi, per simpatia se non per originalità. Naturalmente il capo del detective Michael Burton è un corpulento tenente burbero ma tenero; naturalmente la polizia californiana è un modello di virtù; naturalmente l'agente dell'aldilà è buono, onesto e conquistatore; naturalmente «NYPD», pur non essendo violento come si prometteva, è comunque tutta un'altra cosa (soprattutto girato benissimo). Ma nel sonnacchioso agosto, si può anche credere ai fantasmi. A proposito di appelli. L'altro giorno un lettore chiedeva di poter rivedere «I Giacobini». Di appelli ne arrivano altri, e questa rubrica, complice la stagione vuota e favorevole, ne esprime alcuni. Una signora, per esempio, vorrebbe intanto più prosa (e questa è una domanda assai diffusa); inoltre chiede notizie di due sceneggiati, «Un matrimonio di provincia» e «Il decimo clandestino»; «Non si può rivederli? In fondo molti film vengo- no trasmessi decine di volte, perché non ripescare e riproporre questi brevi sceneggiati sicuramente poco conosciuti?». Davvero, perché no? Siamo tutti affezionati a Fred Astaire e a Totò, ma ormai conosciamo i loro film meglio della nostra vita. Nello sceneggiato «Un'americana a Parigi», in onda l'altra sera su Italia 1, abbiamo infine visto una cosa rarissima: una bella donna, coinvolta in loschi traffici di cui non sa nulla e costretta a fuggire. E che c'è di nuovo in tutto ciò? C'è che quando scappa, su regolamentari tacchi a spillo, la ragazza non corre agilmente come ima gazzella, ma caracolla, proprio come farebbe chiunque dovesse correre sui tacchi a spillo. Poi le danno fastidio le lenti a contatto. Poi ancora: la sua vicenda di ex moglie in vacanza a Parigi e fresca innamorata di un detective privato, è stata seguita da quasi due milioni di telespettatori. Nulla in confronto agli oltre otto che non si sono lasciati sfuggire JuventusMilan. Parigi sarà sempre Parigi, ma il calcio è sempre il calcio, signora mia. izzllAlessandra Co mazzi

Persone citate: Fred Astaire, Giacobini, John D'aquino, Michael Burton

Luoghi citati: Italia, Los Angeles, Parigi