Maometto e la nostra paura di Igor Man

Per non demonizzare l'Isiàm Per non demonizzare l'Isiàm Maometto e la nostra paura ESTATE della granile calura (temporalesca) rischia di mutarsi nell'estate della LI Granile Paura. La paura I dell'Islam. L'apertura al culto della moschea di Roma, gli arresti di presunti terroristi islamici: prima a Roma, poi a Milano; I orrificante lotta al coltello, in Algeria, tra militari e "barbuti»; l'attentato a Mubarak in furiosa lotta con gli integralisti egiziani; la vicinissima tragedia esplosiva della Bosnia musulmana (i primissimi due mesi saranno cruciali), e ora la bomba all'Etoile che ha chiuso Parigi in una morsa di terrore inquietano la brava gente, quella con tre G. Smaltita la sbornia del consumismo che aggrava l'ignoranza poiché la vita facile allontana dai giornali, dai libri, dalla riflessione pura e semplice, cominciamo ad accorgerci che non esistiamo solo noi, che gli immigrati non sono soltanto va' cumprà da semaforo di cui liberarci con mille lire bensì la lima di una immensa massa montagnosa: chiamata Sud. Il Sud del Mediterraneo, del mondo occidenralcristiano. Un Sud povero, arrabbiato. Fatto di persone che si sentono tradite. Da noi: dall'Europa egoista, catafratta nel suo (declinante) benessere e sempre tentata dal neocolonialismo. Generalizzazioni e tolleranza Anestetizzati dalla vita comoda, stentiamo a capire giacché nulla (o poco, molto poco) sappiamo dell'Altro che ci sta di fronte: ad Algeri, in Alessandria d'Egitto, a Tunisi, a Rabat, a Sarajevo. Ma anche a Roma, a Milano, a Mazara del V allo. Ma scritto bene, su questo giornale, Gian Enrico Rusconi, come sia necessario che «dalla retorica ilei dialogo o dalla paura del contatto (con l'Isiàm) si arrivi a uno scambio serio di argomenti (...). La tolleranza in una società democratica non è indifferenza ma scambio di argomenti». Ma perché ciò avvenga bisognerebbe che i musulmani, non a torto oltesi da una sciocca generalizzazione, cercassero di illustrarsi meglio: con gli scritti, con le opere, con la comunicazione-informazione, insomma. E che noi ci decidessimo, finalmente, ad imparare cos'è l'Isiàm. Come? Informandoci. Non si chiede, qui, a nessuno un «impegno culturale», oltre tutto noioso. Si consiglia un minimo di apprendimento: il nostro Paese diventerà fatalmente, prima o poi, una società multietnica. Se non vogliamo che la Grande Paura diventi una immensa sciagura cerchiamo di capire. Da qualche tempo a questa parte è gran pullulare di libri e libretti sull'Isiàm. Come sempre accade, poiché «l'Isiàm tira» un po' tutti gli editori cavalcano questo cavallo d'oro. Ignorando i libercoli assemblati alla peggio, vorremmo segnalare ai nostri lettori (con ciò rispondendo a quanti ci scrivono in proposito) qualche utile pubblicazione. In testa a una iileale classifica metteremo sen z'altro un libro fresco di stampa: // fondamentalismo islamica - Algeria, Ttamia, Marocco. Libia scritto da Francois Eurgat, edito da una gloriosa casa editrice, la Sei. Scritto con un linguaggio non iniziatico, documentarissimo, è un libro, questo, che non dovrebbe mancare in nessuna biblioteca scolastica (o redazione di giornale). Va segnalata inoltre l'iniziativa delle edizioni Lavoro di Roma: una seriedi agili volumetti - agili ma nutriti -, inaugura una collana dedicata all'Isiàm e curata da Pier Giovanni Donini, docente di Storia e civiltà del Vicino e Medio Oriente all'Istituto orientale di Napoli. Si va da Mondo arabo-islamico ilei Donini stesso (un testo controcorrente, diremo, dove non mancano accenti polemici verso i nostri «vecchi» sommi islamisti), al libro di Enzo Pace, dell'università di Palova: Islam e occidente (segnaliamo il capitolo secondo, in particolare), al Maometto di Claudio Lo Jacono, docente di islamistica a Napoli. Con stile sobrio, volutamente dimesso addirittura, l'autore ci racconta una storia straordinaria, in equilibrio fra la cronaca e il mito, di un uomo straordinario: Maometto, l'inviato di Allah. Copiosa invero è la pubblicistica su Maometto: dal Gabrieli a Rodinson, da Heikal a Noja, da W eil a Montgomery, da Bausani a Berque per citare gli «autori di base», e tuttavia la lettura di questo piccolo libro del Lo Jacono va consigliata per la preziosa concisione, per l'approccio nuovo al personaggioMuhammad. Verremmo meno ai nostro compito se non segnalassimo le pubblicazioni sull'Isiàm a cura della Fondazione Agnelli, per la direzione (discreta, precisa) di Marcello Pacini. Spigolando, ecco L'Islam in Europa di Felice Dassetto, una indagine approfondita, articolata sull'Isiàm europeo nel suo complesso, coniugata con uno studio sistematico del «processo di inserimento», invero difficile. E ancora / musulmani nella società europea di autori vari: come si organizzano in Europa e se e perché rappresentano una «sfida culturale» alla quale non si è (in ogni caso) preparati. Quante volte non avrete letto nei giornali della Sharia, vale a dire la legge islamica? E quante volte non vi sarete chiesti se essa sia compatibile con i nostri cadici liberali, «moderni», democratici: la Fondazione Agnelli dedica all'argomento un suo dossier, Dibattito sull'applicazione della Sharia, eh e una chiara finestra su di un panorama etico-legislativo affascinante e contraddittorio, vastissimo. Una limpida introduzione di Andrea Pacini agevola la lettura del dossier che parte dal Vicino Oriente per arrivare al Sud-Est asiatico. Nuove comunità e antica legge La benemerita casa editrice Laterza offre, nella fortunata collezione Storia delle religioni a cura di Giovanni Filoramo, il terzo «capitolo» di prossima uscita: Religioni dualiste e isiàm. Alla stesura di codesto importante volume hanno collaborato (in ordine alfabetico) Khaled Fouad Allam, Giovanni Filoramo, Sergio Noja, Kurt Rudolph, Giulia Sfameni Gasparro, Alberto Ventura Senza far torto a nessuno, suggeriamo la lettura di un icastico saggio, come sempre di elegante scrittura, di Sergio Noja: Maometto e il suo annuncio; unitamente all'attualissimo L'isiàm contemporaneo, lucida fatica del giovine ma autorevole professor Allam. C'è un interrogativo fondamentale: le nuove comunità musulmane, cioè quelle nate in Europa, entreranno, prima o poi, in conflitto con la cultura islamica d'origine o saranno fattore di squilibrio fra Nord e Sud del Mediterraneo? La risposta di Allam è consanguinea di quella del grande storico Abdallah Laroui: e cioè un interrogativo, direi profetico: «Chi può conoscete ciò che cova nel fondo dell'Asia, del Medio Oriente o dell'Africa e che darà domani un altro volto a questo Isiàm che coloro che l'amano troppo e quelli che non lo amano affatto vogliono vedere irrigidito nella sua contrazione attuale?». Infine per chi volesse spingersi oltre il sentiero della (difficile) conoscenza dell'Isiàm, consigliamo Bibbia e Corano di Ugo Bonanate, stampato da Bollati e Boringhieri: i testi sacri a confronto. Un libro affascinante. Buona lettura, dun que, con un antico proverbio se mitico: «Chi sa tace. Chi non sa parla. Chi vuol sapere domanda». Igor Man