Trapianto atto d'amore di Franca Fendi di Francesco Grignetti

L'intervento è pienamente riuscito: «Ora vogliamo divulgare in Italia il problema delle donazioni» L'intervento è pienamente riuscito: «Ora vogliamo divulgare in Italia il problema delle donazioni» Trapianto, atto d'amore di Franca Fendi A Pittsburgh la stilista dona un rene al marito ROMA. La notizia è di quelle che squarciano il velo un po' artificiale della perfezione a tutti i costi che impone il mondo deìprétà parler: Franca Fendi, una delle cinque sorelle alla guida dell'omonimo gruppo famoso per le pellicce, ha donato un rene al marito. L'operazione s'è tenuta due mesi e mezzo fa, in un ospedale Usa. Più precisamente, il doppio intervento è stato pianificato nel centro trapianti dell'Università di Pittsburgh diretto dal professor Thomas Starzl. Sembra che il trapianto sia perfettamente riuscito. Da quel poco che si sa, la signora Franca sta bene. E si sta riprendendo rapidamente anche il marito, Luigi Formilli. Probabilmente la famiglia non avrebbe mai voluto divulgare la notizia, che comunque è filtrata da ambienti della moda. E quindi le sorelle troncano sul nascere ogni speranza di un commento con una secca dichiarazione: «La famiglia Fendi, dopo questa esperienza, intende dedicarsi col tempo a divulgare in Italia il discorso delle donazioni di organi, così poco conosciuto. Quanto alla donazione di Franca Fendi, la famiglia non ha rilasciato e non desidera rilasciare al momento alcuna dichiarazione vista la privacy dell'argomento». La scelta di donare il rene «in famiglia» non dovrebbe meravigliare troppo chi conosca la storia di questo clan industrial-modaiolo, molto coeso e tutto al femminile. Cinque sorelle al comando, con i mariti rigorosamente in seconda fila. E già s'avanza la terza generazione delle Fendi, le cuginette Fendissime, che curano la linea per giovani. E qualcuno si ricorderà anche la donazione del clan Balilla: i quattro giovani della famiglia, esattamente un anno dopo la morte del capostipite Pietro, il sette ottobre 1994, sono andati in un ospedale ligure per donare un estratto di midollo osseo. Moda & Beneficenza, in effetti, è un binomio che spesso cammina insieme. Le stesse Fendi, qualche mese fa, nell'infuriare di una polemica tutta newyorkese furono accusate di prestare o addirittura regalare costosissime pellicce alle giornaliste di moda per ammorbidire i loro giudizi scrivevano in una lettera aperta: «Perché si parla di Fendi solo oggi, in queste circostanze e con questo peso? Perché mai non si è parlato di Fendi che per primo, anni fa, a proposito di regali pensò di devolvere l'impegno degli omaggi natalizi in beneficenza? O perché non si parla, per restare alla cronaca più recente, del riconoscimento che Fendi ha appena ricevuto in America da parte della Fondazione italoamericana per la ricerca sul cancro? Ma si sa, queste cose non fanno notizia». Già, è vero, forse l'ordinaria beneficenza non fa granché notizia. Così s'è parlato molto poco di una sfilata a sfondo benefico, che s'è tenuta nel giugno scorso hi Israele: nell'anfiteatro di Cesarea, Fendi e 70 altri stilisti, per lo più italiani, hanno fatto sfilare le loro modelle insieme a stilisti arabi e israeliani. Titolo della serata, «Indossare la pace». Il ricavato - secondo le intenzioni andrà a favore dei bambini abbandonati. Diversissimo il caso, però, quando si assiste a un gesto d'amore quale la donazione di un organo. Un caso raro. Ma ce ne fossero, di donazioni così. Le statistiche mediche dicono che la donazione di organi tra non consanguinei, a differenza di quanto si credeva qualche anno fa. hanno altissime probabilità di riuscita. Riporta il «New England Journal of Medicine», prestigiosa rivista scientifica: un rene donato da uno sposo all'altro ha 1*85 per cento di possibilità di funzionare; un rene donato tra consangumei ha l'82 per cento di possibilità; se l'organo viene da una persona in morte cerebrale, «soltanto» il 70 per cento. Nell'industria, però - e le Fendi sono un gruppo industriale con i fiocchi, ottanta negozi in giro per il mondo - , anche davanti ai peggiori drammi umani, si pensa immediatamente al fatturato. Di qui la domanda d'obbligo: il trapianto turberà il gla¬ mour di questa consolidata casa di mode? Difficile. Il marchio è passato nel fuoco di diverse polemiche e nulla è mai accaduto. Nell'ottobre 1993, le Fendi fecero sfilare Moana Pozzi e sette altre pornostar dell'agenzia Diva Futura. «Un gioco divertente», le presentò Carla Fendi. Non fece scandalo. E quando gli animalisti della Lega anti-vivisezione fecero irruzione su una passerella, lanciando una pelliccia insanguinata dal palco, anziché arrabbiarsi, le Fendi la presero come un omaggio. Per forza. Diceva Walter Caporale, responsabile della Lav: «Abbiamo scelto le Fendi perché in Italia e all'estero sono il simbolo di questo settore». Parola di nemico. Francesco Grignetti Franca Fendi ha donato un rene al marito Nella foto grande la dinastia delle cinque sorelle

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