Il caso Jfk seppellisce un altro mistero

Il caso Jfk seppellisce un altro mistero Accusò la Cia per l'omicidio del Presidente e ispirò il film di Oliver Stone Il caso Jfk seppellisce un altro mistero Trovato morto a New Orleans l'ultimo testimone NUOVO LUTTO NEL GIALLO DEL SECOLO WASHINGTON VEVA 52 anni e soffriva di un male che non perdona: era stato un testimone nel «caso Kennedy». Come 24 persone prima di lui, come 24 disgraziati che, a cominciare da Jack Ruby, l'assassino di Lee Harvey Oswald, avevano avuto una parte nella tragedia senza fine dell'omicidio Kennedy e hanno pagato con la vita il proprio ruolo, anche Perry Raymond Russo è morto. Da solo. In silenzio. E naturalmente nel mistero. Un altro cadavere che scompare nella nebbia del delitto politico che continua ad ammorbare la storia del XX secolo. L'hanno trovato ieri nella sua casa di New Orleans, per caso, dopo che i vicini avevano sentito il lezzo del cadavere in decomposizione. L'hanno identificato. Hanno avvertito il capo dello polizia. «Russo? Russo? Non sarà mica quel Russo del caso Kennedy?», ha detto il capo. Sì era lui. Era il testimone centrale, il personaggio chiave del complotto, vero o immaginario, attribuito alla Cia per uccidere Kennedy. Era il protagonista dell'inchiesta del procuratore Jim Garrison, divenuta il film «Jfk» di Oliver Stone. «Oh mio Dio - ha sospirato il povero capo della polizia - ci risiamo». Fategli subito l'autopsia, ha ordinato. L'autopsia ha detto che Raymond Russo, 52 anni, tassista di professione, è morto «per arresto cardiaco» ma il medico legale, il dottor Fran Minyard, è il primo a dire che non significa nulla. Tutti moriamo per «arresto cardiaco». Il problema è sapere che cosa provoca l'arresto. «Questo non lo sappiamo ancora, stiamo continuando le analisi». Che tipo di analisi, hanno chiesto al medico. «Analisi tossicologiche. Oggi esistono molti prodotti che possono provocare un arresto cardiaco senza lasciare tracce evidenti». In parole povere, stanno cercando di stabilire se il testimone principale dei «complottisti», se l'ispiratore del film che ha riaperto la piaga Kennedy negli Anni 90, sia stato avvelenato. Sì, ci risiamo. Versione ufficiale: Russo era un uomo dal cuore e dal fegato malconci, un alcolizzato, un mezzo balordo ucciso dal caldo di New Orleans, in una notte soffocante di fine estate. Nessun mistero. Eh no, troppo comodo. Russo era il solo uomo che osò strappare il velo del complotto e puntare il dito sulla «Cia connection», sui legami fra Oswald e i servizi segreti, e che la Cia prima riuscì a screditare come testimone, poi a distruggere come essere umano e infine a uccidere, ora, perché non potesse dire mai più quel che sapeva e che aveva visto. Si dice che Russo non osasse più confidarsi con nessuno da anni, che vivesse da miserabile e da recluso, che la sola persona alla quale avesse raccontato la verità su quel che sapeva fosse la madre ottantenne, Mary Klein Russo. Per caso, per curiosità, attraverso il computer ho provato a scartabellare elettro- nicamente gli archivi elettronici del giornale di New Orleans, il «Times-Picayune», alla voce annunci mortuari. Mary Klein Russo, madre di Raymond Perry, è morta poco tempo fa. Indovinate di che cosa? Arresto cardiaco. Guarda a volte le coincidenze. Oh mio Dio, come dice il capo della polizia, si ricomincia. Si riparte dalla New Orleans del 1963, dalla città delle paludi, dei miasmi, dei misteri chiusi nel fango del suo Mississippi. Mancano poche settimane all'assassinio di Dallas. In una casa di New Orleans, quattro uomini si incontrano. Si chiamano Clay Shaw, uomo d'affari, intrallazzone, ricco e losco, David Ferrie, pilota d'aerei, omosessuale dichiarato, e Lee Harvey Oswald, ex marine. Nella stanza c'è un «quarto uomo». E' lui, Raymond Perry Russo, allora studente in scienze politiche alla «Loyola University» di New Orleans. Perry tace e ascolta. Tacerà per cinque anni, fino al 1968, quando busserà alla porta del procuratore della Repubblica, Jim Garrison, per dirgli semplicemente: «Io so chi ha ordinato la morte di Kennedy: è stata la Cia per ordine del complesso militare industriale». Ma ha le idee confuse. Per farlo parlare, per fargli ricordare i dettagli di quell'incontro a quattro, Garrison fa iniettare Perry con il «siero della verità», con il sodio penthotal, un dettaglio che Oliver Stone preferisce omettere nel suo «Jfk». Sotto l'effetto del penthotal, Russo ricorda, o crede di ricorda¬ re. Shaw, Ferry e Oswald, il finanziere, il pilota e l'assassino, dissero di lavorare tutti per la Cia. Shaw spiegò agli altri: l'ordine è arrivato. Dobbiamo fare fuori il Presidente a Dallas. Il procuratore Garrison mostrò a Russo fotografie di Ferrie e di Shaw. Non le riconobbe. Disse che aveva la barba e non era vero. Sbagliò il nome di Lee Oswald, chiamandolo «Léonard». Garrison non si diede per vinto. Fu chiamato un ipnotizzatore. «Siero della verità» più ipnosi e Russo riconobbe tutti, sì, sono loro. Si aprì il processo Garrison e si chiuse quasi subito. Giudice e giuria rifiutarono di portare avanti un procedimento «contro Shaw e ignoti» (leggi: la Cia) fondato su prove testimoniali ottenute con il sodio penthotal e l'ipnosi. Garrison fu sputtanato. Russo divenne un paria, un lebbroso. Tentò di arruolarsi nella polizia. Tentò di fare il muratore. Dovette rassegnarsi a fare il tassista, il mestiere dei di¬ sperati, in America. Ma Russo non si rassegnò mai del tutto. Anche quando Jim Garrison, l'eroico Kevin Costner di Stone, fu più tardi descritto come un buffone, come un magistrato ambizioso capace di manipolare prove, stravolgere testimonianze, calpestare ogni legge pur di strappare un'incriminazione e una condanna, Russo contino a insistere che quell'incontro segreto era avvenuto e che Shaw aveva dato a Oswald l'ordine di uccidere Kennedy. Ma Shaw negava tutto. Morì poco dopo. Per arresto cardiaco. Oswald era già stato ucciso da Ruby. Ruby era morto in carcere, di una strana, virulenta forma di cancro E Ferrie, il pilota omosessuale, non parlava. Accettò di incontrare un reporter del «Washington Post», George Lardner, la notte del 22 febbraio 1967. Ma quella stessa notte, Ferrie morì. Una improvvisa, devastante «emorragia cerebrale». Restava soltanto il «quarto uo¬ mo», Russo, l'italo-americano di origine siciliana (oh mio Dio, non rispunterà mica la mafia? Calma, non mescoliamo i complotti). Fu rintracciato e ripescato da Oliver Stone, nel 1992, per girare il suo film. Russo confermò tutto a Stone e il regista lo ricompensò dandogli una particina, una minuscola comparsata, in «Jfk». «Credo a quest'uomo perché non ha mai avuto niente da guadagnare e tutto da pardere con la sua confessione», disse Stone. «Per avere osato dire quello che nessuno deve dire, è stato perseguitato, distrutto, ridotto a un rottame. Se oggi dicesse pubblicamente che si è inventato tutto, sarebbe salutato come un eroe dell'establishment e gli darebbero una medaglia e un posto in banca. Invece continua a ripetere la sua storia e continua a pagare». Un eroe? Ma di che bandiera, di destra o di sinistra? Quando si diffuse la notizia dell'assassinio del Presidente, Russo entrò di corsa nei locali dell'Università Loyola gridando: «Hanno fatto fuori il porco, il porco è morto, l'America torna libera». Fu espulso il giorno dopo. Chi è dunque il morto «per arresto cardiaco» trovato semidecomposto nella casupola arroventata dal caldo di New Orleans? Un antikennedyano pentito e deciso a punire i mandanti? Un poveraccio travolto dall'onda di una tragedia infinitamente più grande di lui e autoconvinto di una storia che Garrison gli aveva iniettato con l'ipnosi e il siero della verità? O è davvero il «quarto uomo», come crede Oliver Stone, il solo depositario di una verità che ora è destinata a decomporsi per sempre con il suo corpo? Oh mio Dio, ci risiamo. I vivi dell'omicidio Kennedy devono continuare a morire, perché il suo mito possa continuare a vivere. Vittorio Zucconi Molti punti poco chiari intorno al decesso: il giudice indaga per capire se è stato avvelenato Al giudice Garrison disse: ho incontrato Oswald poco prima dell'attentato a Dallas Sono 25 le persone coinvolte nella tragedia e poi scomparse in circostanze oscure I 1 : Sopra l'omicidio di Oswald A fianco il presidente Kennedy e il giudice Jim Garrison che indagò sull'assassinio di Dallas li delitto Kennedy nella ricostruzione del film «Jfk» e sotto il filmato originale A destra Jacqueline