Contesa un'orfana bosniaca

Contesa un'orfana bosniaca Contesa un'orfana bosniaca Adottata a Londra, i nonni la reclamano LA GUERRA E fi BAMBZNE LLONDRA A bionda Edita, tre anni, si salvò dalle granate serbe proprio come la sorellina della martoriata Irma: la mamma le fece da scudo con il suo corpo e mori per proteggerla. 11 babbo fu deportato lo stesso giorno, e a tutt'oggi è dato per disperso. La bambina bosniaca, ferita dalle schegge, fu portata a Londra per essere curata e nel frattempo è stata adottata da una famiglia inglese. L'altra sera la Bbc ha mostrato suo nonno in lacrime: «Vogliamo che torni qui, che sia restituita alla sua famiglia. Nessuno ha il diritto di dar via i figli di qualcun altro». La battaglia per la custodia della bambina è uscita allo scoperto adesso, a tre anni dall'arrivo di Edita in Inghilterra. Ma il nonno, Hasan Keranovic, ha dichiarato al programma «Newsnight» di aver cercato di riavere la nipotina fin da subito. Il caso dovrà essere risolto in tribunale. La donna che portò la piccola a Londra si dice convinta che quest'adozione non avrebbe mai dovuto essere permessa: il suo nome è Miloska Nott, moglie dell'ex ministro della Difesa britannico. Fu lei a organizzare il viaggio della salvezza per Edita. Da quel giorno del 1992 in cui i serbi misero a ferro e fuoco il villaggio musulmano di Hrustovo, radunando donne e bain- bini in un garage e bersagliandoli con le granate, Edita fu trasferita in un orfanotrofio di Banja Luka e da qui a un ospedale di Zagabria. Lady Nott seppe della sua sorte da alcuni corrispondenti di guerra, i quali le dissero che la piccola era «un'orfana». Contemporaneamente, la donna fu contattata da Deborah Fowler, che con il marito Alan aveva già adottato un bambino romeno e aveva scritto un libro sull'esperienza. La famiglia sarebbe stata felice di prendersi cura di Edita. Lady Nott volò con la signora Fowler a Zagabria e firmò le carte necessarie per trasferire la bambina in un ospedale di Oxford. A questo punto le cose presero una strana piega. Sostiene la Bbc che mentre Edita veniva curata, i Fowler chiesero alle autorità bosniache il permesso di adottarla. Si sentirono rispondere che era impossibile: a causa delle incertezze della guerra, il Parlamento aveva approvato una legge che proibiva ulteriori adozioni. La famiglia rispose con una lettera che diceva: «Comprendiamo completamente la difficoltà di adottare un bambino mentre la guerra è ancora in corso». E a quanto pare scrissero anche a Lady Nott: «Mentre noi sappiamo che Edita è orfa¬ na, ci risulta che alcuni membri della sua famiglia siano stati rintracciati. Per questo riconosciamo che dopo la fine delle ostilità può darsi che sia appropriato che Edita torni alla sua famiglia in Jugoslavia». Eppure, prosegue «Newsnight», 9 settimane dopo i Fowler cominciarono le pratiche per l'adozione, che fu ratificata dal tribunale di Oxford nel gennaio '94. Lady Nott, che dice di avere saputo dell'adozione da un giornalista, parla fuori dai denti: «Pensavo di avere fatto una buona azione. Ma non voglio che i bambini vengano portati via dalla loro gente». Ma la famiglia adottiva ha ri¬ fiutato di discutere il caso con il nonno di Edita, che adesso vive in Svizzera con il resto della famiglia Keranovic. «Ho una famiglia numerosa - ha detto il vecchio Hasan -. Le mie sorelle, le mie figlie e tutti gli altri vogliono che Edita torni con noi. Se fosse stato un bambino inglese, che cosa avreste detto?». Il British Refugee Council aveva invano avvertito di non permettere adozioni finché la confusione continua: «Il risultato di questo pasticcio è che ora qualcuno dovrà prendere una decisione che in un modo o nell'altro sarà dolorosa». Maria Chiara Bonazzi NON 11 DELUDEREMO f fi // tragico incidente in cui hanno perso la vita i nostri tre diplomatici non fermerà l'iniziativa di pace. Penso che la cosa cui loro terrebbero di più sia che noi portiamo avanti il nostro piano per fermare la gueira, non li deluderemo BILL CLINTON Regista dell'operazione sarebbe il leader di Belgrado Milosevic I miliziani serbi: ridurremo Dubrovnik a un cumulo di rovine Due suore a Dubrovnik e, sotto, Radovan Karadzic

Persone citate: Deborah Fowler, Fowler, Hasan Keranovic, Maria Chiara Bonazzi, Milosevic I, Radovan Karadzic

Luoghi citati: Belgrado, Inghilterra, Jugoslavia, Londra, Oxford, Svizzera, Zagabria