Il sacrificio di McNeeley Stella per una sola sera

Il sacrificio di McNeeley Stella per una sola sera Il sacrificio di McNeeley Stella per una sola sera Torna Mike Tyson, torna il grande business della boxe. Non è un mistero per nessuno che dal momento in cui il «Marciano nero» venne accolto nelle patrie galere dopo una condanna per stupro il pugilato mondiale ha attraversato un lungo periodo di vuoto istituzionale, un interregno durato quattro anni aspettando il ritorno dell'uomo dal braccio d'oro, colui che fa muovere un giro impressionante di milioni di dollari. Ma ora l'attesa è finita: Mike Tyson torna sul ring e intorno a lui riprendo l'incredibile vortice di dollari di cui beneficiano, oltre a «King Kong», parecchie altre persone. Basti pensare che l'avversario scolto per lui dall'impresario Don King vivrà il suo giorno della vita incrociando i guantoni con Mike: l'americano di lontana origine irlandese Peter McNeeley, figlio di quel Tom McNeeley che ebbe una qualche notorierà 'epoca di Cassius Clay, fino a pochi mesi fa viveva ai margini del grande pugilato. Come si ò appresa la notizia della sua scelta come spalla per il ritorno di Tyson il Wbc gli ha fatto fare un salto record fino al decimo posto delle graduatorie mondiali preferendolo ad altri pugili con credenziali migliori delle sue. E la paga per il prevedibile sacrificio davanti alla strapotenza di Tyson sarà di 1280 milioni di lire. E vantaggi simili che valgono tutta una carriera si possono prevedere anche per gli altri avver- sari che costituiranno le tappe indispensabili verso il ritorno alla cintura di campione del mondo. La prossima vittima dovrebbe essere in novembre Lou Savarcse, un italo-americano onesto professionista del ring di pelle bianca come McNeeley tanto per aggiungere al quadro uno spunto razziale ma non certo in grado di impensierire Tyson anche se King Kong non fosse più quello di un tempo. Ecco, l'incognita e questa, anche se il grande affare resterebbe in piedi lo stesso pur con un Tyson in declino. Altri campioni sono tornati al ring con ottimi risultati dopo una lunga assenza, primo fra tutti Cassius Clay rimasto inattivo quattro anni per le note vicende di renitenza al servizio militare. Ma tornare al mondo dei pugni dopo quattro anni di prigione contrassegnati dall'accusa infamante di violen¬ za sessuale può creare ripercussioni imprevedibili. Dicono i suoi «pr» che Mike in carcere è cambiato molto, che ha letto Voltaire e. Mao, che insomma non e più il bruto di un tempo. A parte il fatto che crederemmo a queste letture solo se Mike in persona le recitasse a memoria, è chiaro che la prigione può aver attenuata gli istinti brutali che avevano fatto di Tyson una terribile! macchina da pugni. Ma non saranno certo i McNeeley e i Savarese a chiarire un mistero che nessuno ha interesse di chiarire se non il più tardi possibile. Non lo stesso Tyson che appena uscito di prigione ha firmato un'esclusiva di tre anni con la rete televisiva Showtime per la cifra record di 100 milioni di dollari, circa 170 miliardi di lire; non l'impresario Don King che di questi guadagni si ritagliorà un'abbondante fetta; non certo l'emittente televisiva che si attende un grande ritorno di denaro malgrado il boicottaggio dei perbenisti contrari a spendere in pay-tv per uno stupratore non pentito. E tantomeno infine hanno interesse a chiarire il mistero i vari Oliver McCall, Evander Holyfield, Riddick Bowe, Lennox Lewis, George Foreman eccetera, quei comprimari insomma che hanno tenuto la scena durante il lungo vuoto istituzionale aspettando il ritorno del re e delle sue cascate di dollari. Gianni Pignata Mike Tyson insieme con Don King