Mastella: sì all'amnistia ma il maltolto va restituito di Alessandro Mondo

Mastella: sì all'amnistia ma il maltolto va restituito Mastella: sì all'amnistia ma il maltolto va restituito COME USCIRE DA TANGENTOPOLI U SCIRE daH'«emergenzaTangentopoli». Clemente Mastella, presidente dei ecd, una sua proposta ce l'ha, e ora la ripropone all'attenzione degli «addetti ai lavori» dopo l'eco suscitata dal progetto di amnistia presentato nei giorni scorsi dall'avvocato Giovanni Maria Flick, «tecnico» dell'Ulivo. «Nessuna polemica - esordisce l'esponente del Polo -. Per alcuni versi la mia soluzione è simile». Eppure ha lamentato che la sua proposta di amnistia è passata sotto silenzio. Non sarà che questi «tecnici» stanno diventando un po' troppo invadenti? «Credo che la politica debba tornare ad esercitare il suo primato rispetto ai cosiddetti "tecnici", che talora si servono di un linguaggio oscuro per il cittadino. E quando sbagliano si chiamano fuori... Decidano, o fanno gli specialisti o fanno i politici. Un discorso che vale per lo stesso Dini». Chi è causa del suo mal pianga se stesso... «E' vero, oggi la politica è in esilio anche per colpe proprie. Ma come deve essere crocifissa quando sbaglia, così non può essere tenuta troppo a lungo fuori dalla porta». La sua proposta di amnistia parte da un presupposto: l'impossibilità di svolgere i processi e, soprattutto, di svolgerli in un clima sereno. Ne è proprio convinto? «Vede, ritengo che questi processi siano viziati in partenza. Sono partiti con certe premesse, e ora la magistratura e l'opinione pubblica ne risultano condizionate: mi viene in mente il caso-Contrada. E poi temo i colpi di coda, le delazioni di quelli che chiamano in causa altri. Basta al Paese diviso fra Mario e Siila, nella spirale dell'odio. Ma credete davvero che la gente, quel 25 per cento di disoccupati del Sud, ad esempio, si contenti di questa nuova edizione del «festa farina e forca» di borbonica memoria?». D'altra parte gli episodi di malcostume continuano a verificarsi: è un dato di fatto. «Equilibrio tra i poteri, serenità istituzionale, lotta e contenimento della corruzione non sono cose che si ottengono per decreto o con la minaccia di pene più o meno severe. Anche il numero degli omicidi negli Stati Uniti, dove è prevista la pena capitala, avrebbe dovuto diminuire: non mi risulta che cosi sia stato. Insomma, spetta alla politica e non all'ordine giudiziario risolvere una vicenda che rischia di diventare una seconda Norimberga, ma molto più lunga e alla fine, addirittura, dannosa». Addirittura. Da qui la sua proposta di un'anagrafe tributaria per quanti avevano e hanno incarichi pubblici. «Adesso consente di verificare la liceità dei patrimoni accumulati dai personaggi coinvolti in Tangentopoli, in futuro garantirà una trasparenza a priori, così si potrà intervenire a monte del fenomeno». Veramente per i parlamentari esiste già l'obbligo di presentare la denuncia dei redditi al Parlamento per verificarne l'attendibilità... «Ma adesso il clima è cambiato, tutto è cambiato». E per quello che riguarda il denaro illecito di Tangentopoli? Secondo il «tecnico» Flick non è più recuperabile. «Non sono d'accorrlo. I proventi di Tangentopoli devono essere almeno in parte recuperati. E' la gente a chiederlo. Ma la gente chiede anche stabilità, lavoro, "quotidianità" per affrontare le grandi sfide che l'aspettano. Bisogna ricominciare, attraverso un processo di pacificazione tra le classi e tra i poteri». ((Pacificazione», non pensa che questo termine possa suonare male alle orecchie del cittadino? «Dobbiamo distinguere fra morale e diritto, con l'utilità a fare da commi denominatore. Visto che è stato utile, non certo morale, fare uscire di galera i terroristi pentiti o concedere benefici ai mafiosi o ai camorristi pentiti. E' stato utile, non morale, concedere condoni in materia fiscale ed edilizia. Lasciamo la morale nella coscienza di ognuno e in quella collettiva del popolo italiano. Che ha avuto Tangentopoli, certo, ma anche decenni di democrazia e benessere. E che va risarcito di quello che ha pagato in tasse, non illuso con le gogne televisive». La stessa «gente» però chiede che i responsabili vengano puniti senza scappatoie. «A questo ci penseranno gli stessi elettori, ma non attraverso le gogne televisive. Quelle non interessano a nessuno. Chi è stato colto con le mani nel sacco non verrà più rieletto, non avrà più spazio sulla scena politica, glielo assicuro: ecco il vero scotto che questi signori saranno chiamati a pagare». Forse. Ma non sarebbe la prima volta che il vecchio ritorna travestito da nuovo, soprattutto per quello che riguarda i «pesci piccoli», appena sfiorati dai riflettori. «Nemmeno loro hanno chance, mi creda. Anche perché a livello locale esiste un rapporto diretto con la gente e quindi un maggiore controllo. Chi ha sgarrato è fuori». Alessandro Mondo «A fare giustizia ci penseranno gli elettori al momento del voto» Un'udienza del processo Enimont. A lato, l'avvocato Giovanni Maria Flick e Clemente Mastella

Persone citate: Clemente Mastella, Dini, Flick, Giovanni Maria Flick, Mastella

Luoghi citati: Norimberga, Stati Uniti