«Saddam sta per attaccare»

I satelliti-spia del Pentagono segnalano un movimento «insolito» di truppe irachene verso il Kuwait I satelliti-spia del Pentagono segnalano un movimento «insolito» di truppe irachene verso il Kuwait «Saddam sta per attaccare» Allarme dagli Usa, marines pronti a partire NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Ecco avanzarsi di nuovo lo spettro di Saddam Hussein. Ieri gli Stati Uniti hanno deciso di mettersi in slato di pre-allerta, ordinando ad alcune unità navali di stanza nel Mediterraneo e nell'Oceano Indiano di spostarsi verso il Golfo Persico e «preparando» una forza di almeno 22.000 soldati, affinché possa partire per il Golfo non appena ricevuto l'eventuale ordine. Il timore dichiarato è che da un momento all'altro l'Iraq potrebbe di nuovo attaccare il Kuwait o addirittura l'Arabia Saudita e la base è un movimento «insolito» di truppe irachene registrato dai satelliti-spia. Immediatamente a Washington e dintorni si è cominciato a dire che l'amministrazione Clinton sta reagendo in modo eccessivo e che il Presidente sta cercando un diversivo per restaurare le sue fortune politiche '«A fare il duro con uno come Saddam c'è tutto da guadagnare e niente da perdere», diceva ieri un diplomatico); ma i generali del Pentagono dicono che comunque «è meglio esagerare prima che pentirsi dopo». Cosi, ecco che 13 navi, con a bordo carri armati, veicoli militari vari, munizioni e rifornimenti utili a 22.000 marines, dirigersi verso il Golfo, ecco le unità speciali rese disponibili alla partenza in qualsiasi momento ed ecco la portaerei «Lincoln», che secondo i programmi doveva lasciare la zona del Golfo oggi, ricevere l'ordine di restare finché non arriverà un'altra portaerei, l'«Independence», a rimpiazzarla. Sui movimenti «insoliti» delle truppe irachene per il momento non ci sono molte notizie. Il Pentagono dice che quelle truppe si trovano ancora al di sopra del 32° parallelo e quindi a una distanza «di sicurezza» (circa 250 chilometri! dal contine con il Kuwait. Ma allo stesso tempo dice che comunque il loro pur limitato spostamento è avvenuto «m direzione» del Paese che Saddam ha invaso 4 anni fa. E finché non ci sarà una spiegazione plausibile del loro operare, l'allerta è destinato a rimanere, anche perché a provocarlo non è stata solo l'osservazione dei satelliti. Pare infatti che i mariti delle due figlie di Saddam, scappati con le loro mogli in Giordania, abbiano già preso contatto con dei rappresentanti americani facendo loro presente che il suocero ha intenzione, appunto, di attaccare il Kuwait o l'Arabia Saudita. Visto che l'obiettivo finale della loro fuga è il trasferimento negli Stati Uniti, ammettono al Pentagono, può darsi che con queste rivelazioni i due uomini abbiano voluto rendersi preziosi agli occhi americani; ma il loro racconto si incastra in qualche modo con altre informazioni raccolte recentemente, secondo le quali Saddam avrebbe in programma di creare non meglio specificati «problemi», nel caso in cui il mese prossimo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite decida ancora una volta di mantenere le sanzioni economiche che da 4 anni stanno strangolando l'economia irachena. Se davvero questo dovesse accadere, la realtà delle «forze in campo» sarebbe già ampiamente fuori proporzione. Per quanto se ne sa, l'attuale Guardia Repubblicana di Saddam Hussein consta di 10.000 uomini, mentre gli Slati Uniti hanno già 20.000 uomini nella zona del Golfo, più circa 100 aerei in Kuwait e 2000 marines in Giordania, impegnati proprio in questi giorni in una manovra congiunta (programmata da tempo) con l'esercito di quel Paese. «Non direi che siamo profondamente preoccupati per un attacco di Saddam», ha affermato un consigliere di Clinton (che si trova in vacanza nel Wyoming ma è «costantemente tenuto al corrente degli sviluppi della situazione»), «ma non è male ricordargli che comunque non è una cosa da fare. Non voghamo che abbia dubbi sulla nostra reazione». Come ha risposto Saddam? Negando qualsiasi movimento insolito delle proprie truppe e accusando gli Stati Uniti di «provocazione». L'obiettivo di Washington, ha detto, è quello di isolare ancora di più l'Iraq, e forse non è lontano dal vero. Da quanto si è saputo l'ambasciatore Pelletreau, subito partito per Amman a garantire la protezione americana dopo la defezione delle figlie di Saddam e dei loro mariti, ne ha approfittato per t entare di convincere re Hussein a comprare il proprio petrolio hi Arabia invece che in Iraq. Franco Pantarelli Tredici navi con 22 mila soldati stanno dirigendosi verso il Golfo Persico Secondo gli esperti del Pentagono Saddam Hussein (a fianco) starebbe per organizzare un nuovo attacco al Kuwait o alla Arabia Saudita A sinistra, marines americani impegnati in questi giorni in Giordania in una esercitazione con l'esercito di Amman

Persone citate: Arabia, Clinton, Franco Pantarelli, Pelletreau, Saddam Hussein