la maglietta «incendiaria»
«Colpa sua se è scoppiato il rogo che ha distrutto l'azienda» «Dammi 100 mila lire o mi tengo le chiavi» «Colpa sua se è scoppiato il rogo che ha distrutto l'azienda» la maglietta «incendiaria» Condannato l'operaio imprudente E' stata proprio la maglietta di fibra acrilica a provocare l'incendio in una fabbrica di bombolette spray di Settimo. E ieri l'operaio che la indossava è stato condannato a tre mesi e 20 giorni di carcere per incendio colposo, con la sospensione condizionale. Un'imprudenza grave, secondo il giudice. Valter Bagarello, 39 anni, di Castiglione Torinese, stava lavando un filtro con un solvente quando dalla sua t-shirt si sprigionò una carica elettrostatica che fece da innesco all'incendio. Con il dipendente è stato condannato alla stessa pena uno dei titolari, Bruno Tonni, che lo stava aiutando. La vicenda della maglietta incendiaria si ò conclusa ieri mattina davanti al gip Mauro Amisano. Un'udienza di un paio d'ore, con rito abbreviato come chiesto dal difensore Tommaso Servetto che assisteva gli imputati presenti: Bagarello, Tonni e l'altro titolare dalla Stac Plastic Spray, Vittorino Montini che è stato assolto per non aver commesso il latto. Il pm Corsi aveva chiesto la condanna di tutti a 4 mesi di reclusione. Il rogo che distrusse la Stac Plastic, azienda con sede in via De Nicola 11, specializzata nella produzione di spray, estintori e oli detergenti, divampò il 4 ottobre 1994. Tanti danni, ma senza feriti, per fortuna. Andarono in fumo il capannone, il magazzino e tutti i macchinari. Oltre un miliardo e mezzo di danni. Che l'assicurazione non aveva alcuna intenzione di risarcire prima della conclusione del processo (e non lo avrebbe fatto in caso di incendio doloso). Per questo, per accelerare i tempi, ieri il difensore Servetto ha chiesto il rito abbreviato. Colpa delle maglietta dunque? Lo aveva sostenuto «con estrema probabilità» il perito del pm, l'ingegner Alberto Giulietta: «Le cause dell'incendio sono da ricercarsi nella contemporanea manifestazione di due eventi: l'imprudente utilizzo dell'eptano, con insufficiente aspirazione dei vapori pro¬ dotti, che causava la formazione di miscela solvente - aria facilmente infiammabile: la formazione di cariche elettrostatiche sugli abiti del lavoratore Bagarello». In altre parole mentre Baragello e Tonni stavano pulendo il filtro in un secchio contenente gas liquido eptano si creò una miscela di aria e vapori del solvente. Vapori che rimasero nel locale perché l'aspiratore era stato messo da un'altra parte. A fare da innesco fu la maglietta del dipendente. Il difensore Servetto ha sostenuto che si è trattato di una fatalità: «Quell'operazione è stata fatta migliaia di volte e non è mai successo nulla». 11 gip ha ritenuto non colpevole la società e per questo ha assolto il titolare Vittorino Moni ini. Secondo il giudice Amisano l'incendio non fu causato però da una fatalità, ma dall'imprudenza di Bagarello e Tonni che lo stava aiutando: i due non si preoccuparono di eliminare con l'aspiratore i pericolosi vapori e Bagarello commise la leggerezza di indossare una maglietta altrettanto pericolosa. A peggiorare la situazione ci pensò poi il secchiello con alcuni litri di eptano chi; si capovolse e allargò l'area dell'incendio. Che trovò facile preda nelle bombolette; stipate nel magazzino. I gip Mauro Amisano
Luoghi citati: Castiglione Torinese
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