Grandine Erbaluce addio
Uragano si abbatte sulla zona fra Caluso, Mazze e lago di Candia Uragano si abbatte sulla zona fra Caluso, Mazze e lago di Candia Grandine, Erbaluce addio In pochi minuti distrutto il raccolto Venti minuti di grandine e un intero raccolto di Erbaluce, l'uva che dà il nome all'omonimo vino a denominazione di origine controllata, è andato irrimediabilmente distrutto. Un danno ancora da quantificare e concentrato nel triangolo di territorio compreso tra Caluso-Mazzò e il lago di Candia, zona storica di produzione di questo vitigno. Gli esperti già azzardano previsioni catastrofiche. «Quest'anno - dicono - non si vinificherà nemmeno la metà del passato: si sono salvati soltanto una minima quantità di vigneti, e tutti lontani da Caluso». La grandinata è arrivata improvvisa mercoledì, poco dopo la mezzanotte. Senza pioggia, annunciata soltanto da un forte vento di Ponente, ha sferzato il territorio per venti lunghissimi minuti tritando tutto, dai raccolti di mais ai vigneti con il loro carico di frutti in piena maturazione. I risultati sono, a quasi dodici ore di distanza, ancora sotto gli occhi di tutti. Auto danneggiate, alberi sradicati, e uno strato di grandine spesso trenta centimetri nei parcheggi e lungo le strade. «In settantaquattro anni - dice Filiberto Gnavi, uno dei più noti produttori di Erbaluce della zona - una cosa così non l'avevo mai vista. Ieri sera non cadeva una sola goccia d'acqua: solo chicchi di grandine grossi come uova. Terrificante: a qualcuno ha danneggiato anche i tetti di casa». I suoi tre vigneti dove produce quasi 130 quintali di Erbaluce sono andati completamentte distrutti: la poca uva rimasta attaccata ai tralci è completamente inutilizzabile. «Appena tornerà il sole - dice - marcirà. E dire che si preparava un'ottima annata, la maturazione era avanti e a settembre, per la vendemmia, avremmo avuto uva bella gonfia e sana». Sulla collina verso il lago di Candia restano solo rami nei vigneti e cumuli di grandine, alti fino a due metri, agli angoli delle strade. «Questa - dice Tullio Cotta, docente di enologia all'Istituto agrario libertini di Caluso - proprio non ci voleva. Una grandinata così farà sentire i suoi effetti anche nei prossimi anni. Il legno delle viti ò danneggiato: il prossimo anno, le viti non potranno dare grossi frutti». Un guaio enorme anche dal punto di vista commerciale che causerà gravi perdite eco¬ nomiche ai produtori e problemi di immagine per il prodotto. Problemi per il maltempo anche a Chivasso dove un grosso albero e caduto sulla riva del torrente Malone, dove ò in ser¬ vizio il traghetto del Genio Civile, introdotto dopo il crollo del ponte in seguito all'alluvione, bloccando pei ore il servizio. Un fulmine ha colpito la guglia del campanile gotico della chiesa di San Domenico, a Chieri. Il blocco di cemento e mattoni che reggeva la croce di ferro e precipitato a terra danneggiando tre auto parcheggiate all'angolo di via Vittorio Veneto e via clelle Rosine. Altri detriti, che nella caduta si sono staccati dalla guglia, hanno invece sfondato il tetto della cappella adiacente al campanile, provocando un buco di oltre un metro di diametro. La chiesa, edificata nel 1300, appartiene al convento dei padri domenicani: «Il fulmino ha colpito il campanile alle 2,10 - dicono i religiosi -: fortunatamente gli interni della cappella si sono salvati, le auto che si trovavano nel parcheggio purtroppo sono state danneggiate seriamente». Nel pomeriggio i vigili del fuoco hanno rimosso In tegole pericolanti e i mattoni in bilico sulle; grondaie. Massimiliano Peggio Lodovico Poletto I chicchi hanno formato uno strato di 30 centimetri A Chieri un fulmine sul campanile di una chiesa A fianco un vitigno con l'uva distrutta A sinistra Filiberto Gnavi Di lato la grandine nel posteggio di un'azienda di Caluso Il campanile della chiesa di San Domenico a Chieri colpito dal fulmine
Persone citate: Filiberto Gnavi, Lodovico Poletto, Malone, Massimiliano Peggio, Ponente, Tullio Cotta
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