« Mi hanno tradito i medici »

L'attaccante salta la sfida per una contusione al ginocchio « Mi hanno tradito i medici » L'olandese promuove il suo erede «Weah non mi farà rimpiangere» MILANO. Ore 18, sede del Milan. Si chiude un'epoca. Marco Van Basten, 31 anni il 31 ottobre, annuncia il ritiro. Così: «Ho una notizia corta da darvi. Semplicemente, ho deciso di smettere di fare il calciatore. Grazie a tutti». D'accordo, lo sapevamo. Non giocava dalla sera di Milan-Marsiglia (26 maggio 1993), si allenava prò torma, bestemmiava, soffriva. Ma le bombe a orologeria non sono, per questo, meno bombi; Quando deflagrano, l'anno male. Onesta, soprattutto, al cuore e agli occhi. Avete presente i suoi gol? Capolavori, non semplici lavori: la plastica rovesciata al Goteborg, lo smash acrobatico all'Urss. Galliani è commosso, il dg Braida pure. I giornalisti applaudono. Dietro a Van Basten, brillano le coppo. Davanti, scorre un futuro agiato lil Milan l'ha pagalo fino al 30 giugno scorso), ma incerto. Questa sera, a San Siro, giro d'onore prima di Milan-Juve: per salutare i tifosi, per l'ultimo abbraccio, l'ultimissimo hurrà. «Mi sono arreso due settimane fa», spiega Van Basten in italiano, olandese, inglese e tedesco - come abitualmente fa Baggio... -. «Dopo l'ultima visita in Belgio, dal professor Martens». Rimpianti? «Tornassi indietro, non mi farei operare quattro volte. A eccezione di Tavana, con i medici non ho avuto fortuna». La pietra dello scandalo e la caviglia destra. Un'artrosi pazzesca, una cartilagine che stenta a ricomporsi. Se Baggio è Raffaello e Del Piero Pinturicchio, Marco Van Basten cos'è stato? Per Galliani, Leonardo da Vinci. Il genio degli eclettici. «Ho avuto un bellissimo "tempo" con il Milan», sorride, gli occhi gonfi, la voce increspata. Dice proprio cosi, «tempo»: una carezza. Non dimentica nessuno, nello spargere coccole: «Se ho vinto tanto, lo devo a compagni formidabili». «Soltanto Rivera ha dato al Milan quello che gli ha dato Van Basten», borbotta Galliani. E poi: «In perfetta sintonia con il presidente Berlusconi, gli abbiamo offerto di restare con noi. In che ruolo, a che titolo? Non c'è fretta». E' stata una bella vita, racconta Van Basten. Anche se il calcio è cattivo. Primo obiettivo, riprendere a camminare come un normale bipede, lui che aveva debuttato nell'Ajax rimpiazzando Johan Cruyff e che, come il suo maestro, aveva poi vinto tre Palloni d'oro ed e stato grande, grandissimo, quasi maradonesco. Non sarà facile: zoppica ancora, il morale va su e giù. «Non sono sano, pagherei per poter disputare una banalissima partita a tennis». Dopo il calcio c'è ancora tanta vita, spiega. Moglie, figlie (due) lo aiuteranno a decidere. Di sicuro, un po' di Milano. Poi Amsterdam. Forse Montecarlo e il golf, la sua passione. Di solito, sono le ginocchia a tradire i calciatori. E non le caviglie, come nel caso di Van Basten, rovinato, secondo Capello, dalla sua testardaggine e dal bisturi non proprio ispirato di certi chirurghi (Marti? Martens?) E' questa la rabbia che scavalca il rimpianto e droga il rimorso. Curato meglio, il primo dei tre olandesi catturati da Berlusconi (Galliani: «Grazie a Braida»), Gullit e Rijkaard vennero catturati dopo, giocherebbe ancora. Cosa sono 30 anni, nel calcio d'oggi? Ho sbagliato anch'io, confessa Marco. E cosi il prologo notturno del Baggio milanista diventa l'ultima tela di un pittore sublime, dal cui ritiro il Milan spera di ricavare, sul piano assicurativo, dai cinque ai sei miliardi (Galliani: conosco il ramo, non sarà facile), ma cosa volete che interessino questi conti, questi discorsi, queste menate alle sei della sera, dopo un annuncio cosi. Si parla di eredi. Marco butta li due nomi: Ronaldo del Psv e Kluivert dell'Alex, Weah? E' forte e tranquillò. Lascio la mia maglia e il mio numero (nove) in buone mani. E i momenti più belli? Due: «A Monaco, quando con l'Olanda mi laureai campione d'Europa, e a Barcellona, poco prima di Milan-Steaua, noi dentro al pullman in marcia verso lo stadio fra novantamila milanisti in delirio, roba da far accapponare la pelle». Per Fabio Capello, è stato il «più forte attaccante dei tempi moderni». Capitan Baresi allarga le braccia: «A 35 anni suonati io gioco ancora e lui, a nemmeno 31, smette. Com'è strana la vita, a volte». Naturalmente, adesso lo rimpiangono tutti: anche coloro che lo avevano dato per finite (già nel 1991) e ingestibile. Ripensandoci1 grazie a noi? Grazie a te, Marco. Di tutto. [ro. be.l te— I NUMERI DI VAN BASTEN 31 Palloni d'Oro vinti ('88, '89 e '92), come Cruylt e Platini 8Le vittorie In Olanda. Con l'Ajax 3 scudetti ('82.'83 e'85) e 3 coppe nazionali ( 83, '86 e '87) più la Coppa delle Coppe '87 Con la Nazionale, l'Europeo '88. WLe vittorie nel Milan: 3 scudetti ('88. '92 e '93). 2 Supercoppa di Lega ('88 e '92) In più Coppa Campioni e Coppa Intercontinentale nell'89 e nel 90. infine la Supcicoppa europea nell'89 I gol in tossonero (90 in I a"v campionato, vittima preterita l'Atalanta alla quale ha segnato 9 reti) Le partite giocate 201 (147 in campionato) £4% gk ] giorni di lontananza OaV dal i ampo di gioco ultima apparizione a Monaco di Baviera contro l'Olympique (26 maggio '93) nella finale di Coppa Campioni.