Evasione Iva il giallo continua
Non si placano le polemiche. Centomila aziende artigiane lavorano in nero Non si placano le polemiche. Centomila aziende artigiane lavorano in nero Evasione Iva, il giallo continua Uno 007 del Secit riparla di 600 mila miliardi ROMA. Sulle cifre dell'evasione Iva la nebbia si infittisce. Dopo le furiose polemiche seguite alle indicazioni di uno studio targato Secit, il servizio dei «superispettori» delle Finanze, che quantificava in 600 mila miliardi l'imponibile dell'Iva non pagata durante il 1991, tutto sembrava essersi calmato. L'allora direttore dei superispettori. Luigi Mazzillo, aveva infatti puntualizzato che si, l'ordine di grandezza dell'evasione avrebbe anche potuto raggiungere quella cifra, ma che si trattava di dati assolutamente opinabili, vista la natura del documento: non un rapporto vero e proprio destinato alla pubblicazione, bensì uno studio per uso interno, destinato a meglio indirizzare l'attività dello stesso Secit. Tutto, più o meno, chiarito dunque. Sembrava, invece no. Ieri, infatti, dalle file dei superispettori è arrivata una nuova dichiarazione, che in qualche modo annulla quella dell'ex direttore. «L'evasione Iva è molto estesa, molto ampia ha detto Giovanni Federico, che in questi giorni guida il Secit in sostituzione del direttore Giovanni Cozzella -, il comunicato diffuso mercoledì non è assolutamente una marcia indiero ma una precisazione, necessaria perche lo studio riportato dai giornali non aveva per oggetto l'esame specifico dell'evasione sull Iva, ma il compito di estrarre degli indicatori, indizi utili per l'attività ispettiva, attraverso il confronto tra dati di contabilità nazionale e dati fiscali». E quindi, correttamente, non si può parlare di 600 mila miliardi sfuggiti alle maglie del Fisco. «Ciò non toglie - ha aggiunto Federico che l'ordine di grandezza dell'evasione possa essere intorno a quell'ammontare». Insomma, par di capire che i 600 mila miliardi non sarebbero una cifra virtuale, ma reale. Solo che, siccome lo studio non era «mirato» ad individuarla, non può essere ritenuta ufficiale. A questo punto tutto da rifare. La controprecisazione può essere esplosiva e riaccendere il fuoco delle polemiche non ancora completamente sopite. Ieri, infatti, il presidente della Confartigianato, Ivano Spalanzani, aveva replicato per le rime al segretario confederale della Cgil, Altiero Grandi, che, dopo la denuncia del Secit, aveva lanciato dure accuse ai lavoratori autonomi a proposito dell'evasione fiscale. «Siamo stufi di questi tam-tam preordinati che rimbombano da ben quattordici estati - ha detto Spallanzani -, è una musica che conosciamo già: prima di Ferragosto lo scoop fiscale, a fine agosto la solidarietà del sindacato e a settembre le dolenti note della Finanziaria». E il presidente della Confartigianato è pronto a dar battaglia: «Questa volta però - dice - le cose non rimarranno come sono, non si può continuare a punire chi lavora e produce, privile¬ giando l'Italia degli occupati non lavoratori, degli assistiti e dei fannulloni». Poi il guanto di sfida a Grandi: «Quando ci sarà un confronto su produttività e imposizione fiscale - conclude Spallanzani - per noi sarà sempre troppo tardi. A chi giova non avere realizzato una seria riforma fiscale in tutti questi anni? Certamente non a noi, che si vorrebbe far sempre risultare tra le vittime predestinato. In seguito alla minimum tax 100 mila imprese hanno chiuso: il risultato è che, adesso, quelle 100 mila imprese lavorano in nero, evadendo l'Iva in maniera totale. Ecco, perché in Italia non si colpiscono gli evasori totali? I titolari di partita Iva sembrano ormai es- sere diventati le vittime predestinate, anche la stessa Guardia di Finanza segnala attraverso i suoi dati che le vere grandi sacche di evasione sono altrove». E con i lavoratori autonomi si schiera Marco Taradash, esponente dei riformatori del polo: «Poiché quest'ennesima campagna contro gli autonomi è probabilmente finalizzata a preparare la strada a una nuova stangata fiscale - dice Taradash sento il dovere di assicurare a questi otto milioni di lavoratori che, insieme a molti altri colleghi, !i difenderò risolutamente da ulteriori diffamazioni ed estorsioni fiscali». Vanni Cornerò Il ministro Augusto Fantozzi
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