«Noi non cambieremo maglietta» di Guido Tiberga

«Noi non cambieremo maglietta» «Noi non cambieremo maglietta» Miccio: non voglio una Rai da Capuleti e Montecchi IL VERTICE DI VIA MAZZINI IL nostro mandato scade il 31 dicembre. Quel giorno ce ne andremo tutti a fare altre cose». Mauro Miccio, consigliere d'amministrazione della Rai, dice che lascerà «con rammarico», ma che lascerà di sicuro. Dottor Miccio, Silvio Berlusconi sostiene che voi consiglieri fate «rotta a sinistra», pur di guadagnarvi la riconferma. Qualcuno non la racconta giusta, o no? «Senta, credo di aver ampiamente dimostrato di non puntare né a sinistra né a destra». Davvero non avete l'ambizione di restare? «Io lascerò il 31 dicembre. Resterei solo a una condizione: poter lavorare ancora per il futuro dell'azienda, completando il lavoro iniziato. Ma se il prossimo Cda sarà quello pensato dal tavolo delle regole, il famoso 4 più 4, quattro alla maggioranza e quattro all'opposizione, quattro Capuleti e quattro Montecchi, allora direi comunque di no: io, di "magliette", non ne ho mai volute». A proposito di "magliette". Che ne dice della gita di Daniela Brancati sulla barca di Romano Prodi? «Dico che i due sono amici da tempo, e sono in vacanza: questa storia è stata strumentalizzata, come quella del caffè di Rossella e Mimun a casa Berlusconi». Ecco, parliamo di Mimun. C'è un sacco di gente, anche tra i giornalisti del Tg2, che ha chiesto la sua testa. Che fate, lo lasciate alla direzione? «Sì, anche perché adesso che può lavorare tranquillo i risultati si vedono. Il Tg2 delle 19,45 ha superato spesso il Tg5 di Mentana. E nel mese di luglio ha fatto un punto in più dell'anno scorso». Ma questa lotta all'ultimo spettatore non finisce per li¬ vellarvi tutti verso il basso? «In teoria sì, ma non siamo noi a volerla livellare. Comunque oggi la Rai è in assoluto la prima tv pubblica in Europa. Abbiamo il 60% della programmazione dedicata al servizio pubblico, come la Bbc. Ma abbiamo molti più spettatori». La Bbc però non stravolge il suo vertice a ogni oscillazione politica. Sbaglio? «In effetti i nostri mandati sono molto brevi, e questo crea molti problemi con i partner internazionali. A loro consigliamo di rivolgersi alle strutture dell'azienda: i Cda passano, ma i dirigenti restano. Specie adesso che in Rai c'è un buon clima: tutti hanno capito che c'è una sola strada per avere l'autonomia politica dal governo di turno: ed è l'autonomia economico-finanziaria». Dottor Miccio, la Rai non ha mai brillato per la solidità del bilancio. 0 no? «Adesso il bilancio è sano: abbiamo potuto rinunciare ai soldi, del decreto salva Rai Lo banche ci hanno prestato 1100 miliardi per nuovi investimenti, e le banche non si fidano delle aziende decotte. Anche i sindacati sono d'accordo: soltanto una Rai risanata può affrontare il mercato. Quello vero». Il mercato «vero»? «Il mercato internazionale. Qui si parla di cavo e satellite come se fossero eventi lontanissimi. E invece sono lì, dietro l'angolo. Nel 1996 - l'anno prossimo, non tra un secolo - ogni italiano potrà ricevere a casa sua 120 canali televisivi digitali. Nel '97 diventeranno 500. Questo problema è ben noto al ministero delle Poste, ma il Parlamento lavora su una legge che penalizza la Rai, senza tener conto che di questi 120 canali, 70 partiranno dall'estero. E allora, mi scusi, non ci sarà leggo che tenga...». Ma per vedere il satellite ci vogliono la parabola sul tetto e il decodificatore in casa. Non sono cose che compreranno in molti. Non crede? «No. Perché le parabole per il nuovo satellite hanno un diametro di 30 centimetri. E costano poco, molto poco. Sono come i telefonini. Pochi anni fa sembravano oggetti da ricchi, adesso ce l'hanno tutti». Ma i nuovi canali non parleranno italiano. O no? «Invece molti di quei canali - anche se partiranno da fuori - saranno in lingua italiana. Senza contare gli otto canali tematici della Rai». Dottor Miccio, sta dicendo che l'antitrust è uno specchietto per le allodole? Che la battaglia sulle tv è solo una tattica per nascondere la guerra vera? «Sto dicendo che ci sono due modi per fare le leggi. Il primo fotografa la situazione esistente, codificando la realtà anche quando è superata, come si è sempre fatto. Il secondo pianifica il futuro, come sarebbe ora di cominciare a fare». Guido Tiberga «Verso sinistra pur di restare? Io ho dimostrato di non oscillare né di qui né di là» Mauro Miccio

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