« Il leader resta Berlusconi »

« « Il leader restii Berlusconi » Il Polo fa quadrato: lo dicono anche i sondaggi FORZA ITALIA ALL'ORA DELLA VERITÀ' APORTO CERVO LTRO che vertice. Dini se n'è andato e Silvio Berlusconi nemmeno lo ha salutato, col fazzoletto, dalla sua villa La Certosa. La nuova parola d'ordine del Polo in braghette spiaggia è: «Berlusconi resta il leader, lo vogliono gli italiani, cioè i sondaggi». E' frase standard da 24 ore, con una unica eccezione: Vittorio Dotti, approdato qui a metà mattina scivolando con il suo Caligola nell'acqua trafficata del porto vecchio. Ma ne parleremo dopo. E dunque, mentre il presidente del Consiglio partiva di buon'ora con volo militare da Olbia, Silvio smaltiva la lunga notte di riunioni e training. Riunione cominciata alle 21,30 con cena leggerina e proseguita in chiacchiere sino alle 2,30. Intorno al tavolo: Nicolò Querci, l'assistente, Beppe Pisanu. il vicecapogruppo dei parlamentari, e l'immancabile Guido Possa, il segretario, che ha la mania di prendere appunti a ogni riunione (ricopiandoli poi su carta e su computer) e non si sa se riesca, ogni tanto, a infilarsi anche lui nel mareblù berlusconico presidiato dagli armati. Che si sia parlato di Dini? «Neanche per sogno», assicura Querci. Di Prodi e dei nemici? «Proprio no». E allora di che cosa? «Delle prossime scadenze parlamentari. Della Finanziaria. Di come organizzare il partito». Tutto qui? Beppe Pisanu, grandemente eccitato dalla notte a corte, dice di più: «Abbiamo visto gli ultimi sondaggi che confermano quel che già si sapeva. Forza Italia è in crescita. Berlusconi viene riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei nostri elettori come leader e quindi come premier naturale». Divagazione con veleno: «In questi giorni il teatrino della politica ha prodotto la sua cosa più risibile; la presunta candidatura di Dini da parte del Polo. Schiocchezze. I leader non si fanno con le chiacchiere. Né con i bastoni e le carote, ma solo con gli elettori». Quindi: «Berlusconi è più solido che mai». Perciò sole alto su Forza Italia, a dispetto della brutta pioggia che all'alba ha battuto la Costa Smeralda senza rispetto neppure per il sonno dei miliardari ancorati in rada. A dispetto dei «si vedrà» di Gianfranco Fini. E del pessimismo irsuto di Francesco Storace, che l'altro giorno, dal barbiere, parlava malamente: «Questa di candidare Dini è una furbata e secondo me andrà avanti anche se non mi piace neanche un po'. La politica non si fa con le furbate, ma qui non lo capisce nessuno». Invece la retromarcia è palese. Anche se Vittorio Dotti, appena sbarcato dopo una settimana di Corsica, non sembra essersene accorto: «Dini? Resta una candidatura autorevole. Ha dato buona prova, confermandosi un personaggio maturo. E per quel che ne so, il voto favorevole del Polo resta una prospettiva da prendere in considerazione». Tradotto: se voteremo la Finanziaria, Dini avrà ancora vita lunga. Vita o non vita, le elezioni si dileguano come fa l'abbronzatura a fine stagione. Anche per l'ostinato Berlusconi. Dicono i suoi: «Orami si è rassegnato. Sa che non si voterà più a novembre e forse neppure in primavera. Anzi: cominciamo a renderci conto che le urne potrebbero aprirsi solo nel '97». Per questo si è messo di buona lena a rifabbricare Forza Italia: scrivania piena di dossier, elenchi di nomi, cartelline colorate. Che stia facendo pure la lista dei parlamentari da licenziare, come sostengono i maligni? «Falso - si offende Querci -. La selezione per le prossime elezioni avverrà in modo, direi, naturale». Sarebbe a dire? «Prenda Podestà. Con noi ha fatto addirittura il ministro dell'Università e valeva quel che valeva... Adesso contesta Berlusconi spargendo falsità: si è messo fuori da solo». Falsità? «Ha descritto il governo Berlusconi come un'armata allo sbando. Ha detto che Forza Italia è solo piena di dipendenti e carrieristi. Ma io mi ricordo quando tampinava Berlusconi dieci volte al giorno e chiedeva in ginocchio un ministero...». I primi chiodi Silvio li pianterà a fine agosto. Pure piallando il nuovo programma che Faolo Del Debbio gli spedisce un pezzo alla volta, il già famoso «contratto con gli italiani» che chissà quando vedrà la luce. Per il momento qui si sbaracca. I molti maggiordomi di Silvio preparano i bagagli. Si parte per le Bermuda, dove la figlia Marina aspetta. Una settimana laggiù nell'oceano, dove a volte passano i tifoni veri, ma nessun giornalista tafano. Pino Corrios Ma Dotti insiste «Lamberto rimane un candidato autorevole» Lamberto Dini (sopra). Silvio Berlusconi in Sardegna (a sinistra) Vittorio Dotti (qui sotto) e Walter Veltroni (a fianco)

Luoghi citati: Corsica, Olbia, Sardegna