«l'occidente è obbligato a pagare questo prezzo» di Alain ElkannUmberto Eco

a pagare a pagare prozio» INTERVISTA LO SCRITTORE PMBERTO ECO IPARIGI L precedente attentato a Parigi, quollo del 25 luglio, era avvenuto a pochi passi dalla casa di Umberto Eco, alla stazione di Saint-Michel. Ma il professore, parigino di adozione, non ne è riinasto spaventato, come non lo ha impressionato quella di ieri. Non le fanno paura questi attentati? «Non più di tanto. Avendo vissuto un'infanzia di guerra, accetto come fatale il rischio che mi sparino una volta ogni tanto. Non vorrei sembrare cinico, non lo sono affatto e considero questi incidenti molto ^ravi e dolorosi. Purtroppo nel mondo c'è una percentuale di violenza che deve esplodere inevitabilmente». Ma anche a Parigi? Nel centro di una città occidentale? «Purtroppo è così, è il prezzo che i Passi occidentali devono pagaio oggi per vivere in stato ai pace. Il mondo occidentale vive in pace da cinquant'anni a forza di guerre periferiche. Non c'è nulla da fai f. il prezzo da pagare per la pace è il contraccolpo terroristico». Come mai sarebbe inevitabile? «O si costruisce un mondo utopico senza tensioni, un mondo ideale, ma ernesto pare molto improbabile, o si avranno le guerre vere nei Paesi più poveri e da noi gli attentati. Guardi, ricordo che nel 1968 incontrai un grande industriale italiano e gli parlai delle agitazioni sociali che c'erano in quel momento e gli chiesi: "Com'è possibile evitare che tirino delle bombe molotov?". Lui mi rispose: "Sarebbe troppo costoso evitarlo e quindi questo è il prezzo che dobbiamo pagare"». Ma secondo lei non si può fare proprio nulla? «Certo. La polizia può essere particolarmente efficiente, può riuscire a risolvere o a evitare certe situazioni localmente, ma il terrorismo migra. Adesso, per esempio è presente in Francia e negli Stati Uniti. Prima lo era in Italia. Ci vorrebbero molti Monsieur Lecoq, capi della polizia segreta, ma anche questo è utopico. Se uno vuole un treno rapido ed efficiente, si devono accettare le bombe sui treni. Non c'è nulla da fare. E' il rischio da correre». Ma come mai è così? «Io scrissi, quando cadde il Mimo di Berlino: "Ogni collasso di un impero provoca casini terribili". Quello che capita nella ex Jugoslavia è la conseguenza del crollo degli imperi ottomano, austro-ungarico e sovietico. In certi posti si sente ancora il collasso dell'impero romano. Penso, per esempio, al Libano. Quello che succede in America Latina è il risultato del collasso dell'impero spagnolo. Gli imperi sono come dei coperchi che tengono ferma la pentola che bolle. Se si toglie il coperchio, salta tutto». Dunque lei accetta quanto succede? «Non lo accetto, lo subisco. Spero che la polizia in Francia riduca o elimini il terrorismo, com'è successo in Italia». Ma il nostro era un terrorismo locale. «Certo è più facile scoprire e arrestare chi si muove tra Milano e Piacenza che chi si muove tra Beirut e Stoccolma. Il terrorismo intemazionale è più difficile da tenere sotto controllo! Riconosco che quanto dico non è certo una consolazione. D'altra parte noi sappiamo che se mangiassimo il riso con la buccia, che peraltro io preferisco, ne mangeremmo meno e si potrebbe distribuirne di più. Però non è possibile. E' utopico. Dobbiamo sapere che ogni volta che si mangia un piatto di riso spulato, qualcuno muore di farne. Quindi, non facciamo né gli ingenui, né le anime belle». Alain Elkann Umberto Eco (sopra) si trovava in vacanza a Parigi In alto e a destra, i primi soccorsi a due dei 17 feriti dell'attentato che ha nuovamente scosso il cuore della capitale francese

Persone citate: Lecoq, Umberto Eco