«Lei è somalo, a Londra non ci va» di S. Man.

«Lei è somalo, q Londra non ci va» Spiegazione: «La cifra che intende spendere in Inghilterra è troppo alta» «Lei è somalo, q Londra non ci va» E il funzionario britannico gli nega la vacanza «No lei ha troppi soldi, in Inghilterra non ci può andare». Mohamed Yasin Hagi Yusuf, origine somala, da anni in Italia per motivi di studio, sulle prime non ha capito. Il funzionario dell'ambasciata britannica a Roma, dopo averlo sottoposto a un fuoco di domande per un'ora e mezzo, gli stava negando una innocente vacanza a Londra. Hagi Yusuf ha riletto la breve motivazione con cui la sua richiesta di un visto era stata respinta: «Lei era disposto a spendere 480 mila lire e 500 dollari in undici giorni di soggiorno da un'amica. Consideriamo questo ammontare sproporzionato». Ha provato a protestare, a spiegare - lui, studente modello di Economia e Commercio a Torino - che quelle poche lire non sono un tesoro una volta convertite in sterline. Non c'è stato nulla da fare per il semplice fatto che la decisione non è appellabile. «Avevo tutte le carte in regole per andare all'estero - si sfoga -: un regolare permesso di studio in Italia, una casa di proprietà in cui vivo con i miei fratelli, un buon curriculum scolastico, un padre che mi mantiene agli studi, una sorella che lavora in Italia. Avrei preferito che mi dicessero subito no, senza quel colloquio umiliante». Ma la beffa non è finita. Hagi Yusuf si fa restituire il passaporto, se lo mette in tasca e torna a Torino. Una volta a casa, però, si accorge che sul documento c'è il timbro «UK»: un piccolo marchio che ora è costretto a portarsi dietro. «Sto meditando di andare da un avvocato - dice -. Che diritto avevano di toccare un mio documento? E poi a che prò? Con 180 mila lire potrei farmene dare un altro». Già, perché a Roma ha ancora sede l'ambasciata di uno Stato fantasma che rilascia passaporti senza troppe formalità. La storia di Mohamed comincia a luglio. Ha 24 anni e tanta voglia eli viaggiare. Sceglie l'Inghilterra, dove potrà migliorare il suo inglese e rivedere un'amica conosciuta sei anni fa. Decide di portare con sé la sorella minore, Mariani, 18 anni, anche lei in Italia con il permesso di studio. I due si informano, preparano tutti i documenti e li inviano a Roma. Dopo una decina di giorni vengono convocati: lui alle 9,30, Mariam alle 11. Decide di accompagnarli la sorella più grande, Deqa, 29 anni, laureanda in Farmacia e dipendente dell'Usi di Torino. «Vivo in Italia da undici anni - dice in un perfetto italiano , pensavo di poterli aiutare. E invece mi sono sentita umiliata anch'io, trattata come un essere inferiore. In ambasciata pretendevo che mi dessero del lei, mi hanno riso in faccia. Non so, forse usano così con chi ha la pelle scura». I tre non hanno potuto far altro che salire su un treno e tornarsene indietro. Hanno speso 600 mila lire, sarebbero bastati per un paio di giorni in Inghilterra, [s. man.]

Persone citate: Hagi Yusuf, Mariani