fabrica incendiata? colpa della maglia

Accusati l'operaio che la indossava e i titolari dell'azienda: oggi i periti dal gip Accusati l'operaio che la indossava e i titolari dell'azienda: oggi i periti dal gip fabbrica Ì8*C@!1CliCì!Ci? ColpO dell® maglia «La scintilla s'è sprigionata dalla fibra acrilica» ■ ■■.■:■■.■.■■:-■.■..■■■.•:■:■:■.:■:■:■.■:■ Prudenza UNA maglietta di fibra acrilica sul banco degli imputati. Secondo il perito del pubblico ministero, l'indumento avrebbe sprigionato una carica elettrostatica, e questa avrebbe provocato l'incendio che nell'ottobre scorso distrusse un'azienda di Settimo Torinese. La perizia verrà esaminata questa mattina dal giudice per le indagini preliminari Mauro Amisano, chiamato a pronunciarsi sullo strano caso della maglietta incendiaria. Sul banco degli imputati ci sarà ovviamente anche il legittimo proprietario dell'indumento, l'operaio Valter Bagarello, assieme ai due titolari della Stac Plastic Spray, azienda con sede in via De Nicola 11, specializzata nella produzione di spray, estintori e oli detergenti. Come il loro dipendente, Bruno Tonni e Vittorino Montini dovranno rispondere di incendio colposo. Il rogo che distrusse la Stac Plastic divampò nel pomeriggio del 5 ottobre 1994, e già allora si parlò di una scintilla elettrostatica che avrebbe incendiato una colonna di aria miscelata a solventi, facilmente infiammabile. Quel giorno il fuoco distrusse ogni cosa (ma fortunatamente non fece vittime tra gli operai). In 2 ore andarono distrutti il capannone, il magazzino e tutti i macchinari. Oltre un miliardo e mezzo di danno. Di chi la colpa? Scrive il perito del pm Ricca- boni, l'ingegner Alberto Giulietta: «Le cause dell'incendio sono da ricercarsi nella contemporanea manifestazione di due eventi: l'imprudente utilizzo dell'eptano. con insufficiente aspirazione dei vapori prodotti, che causava la formazione di miscela solvente-aria facilmente infiammabile; la formazione di cariche elettrostatiche sugli abiti del lavoratore Bagarello. Questa situazione, derivata dagli indumenti personali in fibra acrilica da questi indossati, denota una certa superficialità nelle cautele di tipo semplice, tanto più evidenti nel contesto di un'azienda che aveva certamente investito molti denari per la sicurezza contro il fuoco». Sempre secondo il perito, l'incendio si sarebbe poi sviluppato a causa di alcuni litri di solvente in un secchiello, «proprio in corrispondenza del punto di innesco», e dell'«insufficiente pressione e disponibilità di acqua nelle bocchette antincendio». E infatti i vigili del fuoco avevano faticato parecchio a spegnere le fiamme. L'avvocato Tom Servetto, difensore dei tre imputati, ha deciso di sollecitare il processo, nonostante la pausa estiva del tribunale: «Fino a quando il procedimento sarà aperto, l'assicurazione non rifonderà i danni». E la maglietta incendiaria? Il legale prova a metterla sul ridere: «Che io sappia, non hanno ancora inventato le maglie con la presa a terra... Comunque, nessuna norma obbliga il datore di lavoro a controllare gli indumenti personali dei dipendenti. Non c'è stata alcuna superficialità da parte dell'azienda. Piuttosto, parlerei di una fatalità». Brunella Giovara L'avvocato Tommaso Servetta

Persone citate: Alberto Giulietta, Brunella Giovara, Bruno Tonni, Mauro Amisano, Prudenza, Tom Servetto, Tommaso Servetta, Valter Bagarello, Vittorino Montini

Luoghi citati: Settimo Torinese