Padre-padrone dall'antichità ai giorni nostri per il lieto fine di Masolino D'amico

Padre-padrone dall'antichità ai giorni nostri per il lieto fine A Segesta, un bisbetico si muove in una incantevole cornice Padre-padrone dall'antichità ai giorni nostri per il lieto fine SEGESTA. Tanti anni fa, al liceo, un professore ci faceva sognare sui possibili classici greci e latini ancora da recuperare, per esempio nei papiri di una biblioteca di Ercolano sepolta dalla lava. Di qui se non sbaglio finora sono venuti solo testi stoici minori e noiosissimi; intanto però nel 1958 fu fortuitamente riportata alla luce per altre vie una commedia sconosciuta di Menai)dro, unica a tutt'oggi di cui si abbia il testo integrale. Questa si chiama «Dyskolos» (ossia il bisbetico, il misantropo), fu rappresentata per la prima volta ad Atene nel 317-316 a.C. per le feste lenèe dove colse il primo premio, e ora è ascoltabile (fino a domenica 20) nel più incantevole teatro greco del Mediterraneo, quello in cima al colle che domina il roseo tempio di Segesta: un semicerchio di pietra a misura di piccola comunità, dall'acustica perfettissima, sospeso su vallate e colline apparentemente popolate solo di pecore, con il mare nello sfondo estremo. Il malmostoso del titolo è Cnemone, un vecchio contadino che per ragioni caratteriali ce l'ha con tutto 0 mondo e minaccia chiunque gli venga vicino. Da una moglie che lo ha piantato in asso egli ha un figliastro e una figlia su cui spadroneggia. Della ragazza si innamora un giovane ricco di città, il quale dopo aver tentato di venire a patti con l'intrattabile bifolco fa amicizia col figliastro e si traveste da contadino per rendersi accettabile; ma malgrado il prodigarsi anche di un suo servo non otterrebbe niente senza l'opportuna caduta di Cnemone in un pozzo, l'essere salvato dal quale rivela al burbero la necessità di dipendere almeno qualche volta dagli altri e lo ammorbidisce quel tanto che serve a strappargli il sospirato consenso. Seguono doppie nozze, che anche il figliastro di Cnemone convola con una sorella del giovane di città; e in un finale quasi patetico Cnemone mezzo invalidato dalla caduta si lascia addirittura convincere a partecipare ai festeggiamenti. Felicemente il regista Egisto Marcucci e gli attori responsabili dell'allestimento promosso dall'Istituto nazionale del dramma antico, tenendo presente anche il clima cordiale del luogo, si sono accordati su di una nota non solenne ma affettuosa e umana, tale da mettere subito a suo agio il pubblico di gitanti con molti giovani e non pochi bambini. La vicenda giocosa e ironica, non senza una nota di malinconia nel finale (veder domata una bella follia fa sempre un po' di tristezza), è stata avvicinata ambientandola in una sorta di primo Novecento agreste alla Anghelopou- los, con gli sponsali e il banchetto conclusivo - scena e costumi di Giorgio Ricchelli - che fanno da cornice, mediante un coro di giovani villici vestiti a festa. Questi, volenterosi allievi della Scuola di teatro classico, osservano l'azione intervenendo qualche volta con movimenti coreografici di Aurelio Gatti; c'è anche il commento di una garbata orchestrina (clarinetto e sassofoni, violino e viola, fisarmo¬ nica e flauto: musiche di Germano Mazzocchetti). Sebastiano Tringali, molto ben truccato, è 0 cespuglioso padre-padrone dall'aspetto diciamo curdo, Armando De Ceccon, un biondino in lino bianco, il pretendente, l'abbronzatissimo Paolo Bessegato il suo coetaneo rustico. Sono i personaggi «seri», mentre la verve comica è fornita da Marcello Bartoli come Pan, imbonitore-pagliaccio che dice il prologo, e poi come Geta, servo dell'innamorato; da Dario Cantarelli come un villico e, dopo, come la vecchia che vede cascare il padrone nel pozzo; da Donatello Falchi come un buffo cuoco che incautamente tenta di farsi prestare da Cnemone una pentola di cui ha bisogno per un sacrificio. Loro e gli altri che non nomino sono tutti encomiabili per brio e per misura, anche se alcune gag inventate da Marcucci ingigantiscono quelli che nel testo sono tenuissimi spunti. In ogni caso, i 90' che iniziano alle 19 in una morbida luce di meriggio estivo e si concludono sotto le prime stelle scorrono piacevolissimamente. Masolino d'Amico II regista Egisto Marcucci

Luoghi citati: Atene, Cnemone, Ercolano, Segesta