Gerard bombe e umanità

Gerard/ bombe e umanità Depardieu a Londra per «The Secret Agent», dall'omonimo romanzo di Conrad Gerard/ bombe e umanità «Sarò un anarchico per Hoskins» LONDRA. Depardieu, con la coppola proletaria che gli avevamo già visto in testa in «Germinai», occhieggia la scena come un ariete pronto a caricare la preda: pupille sbarrate per la concentrazione, non si perde un respiro dei colleghi impegnati in una riunione anarchica. Sembra che incorni tono e ispirazione sul momento, senza aver avuto bisogno di pensarci prima. Ad ogni ciak piomba muscoloso in quella che, non senza pomposità, definisce la sua «memoria genetica» di ruoli e personaggi: tutti archetipi già presenti, chissà come, in lui. Seduto accanto, un Bob Hoskins in panciotto nero dà istruzioni ai sediziosi. Poco più in là, appollaiata su una scaletta di legno, Patricia Arquette in maglietta della salute e jeans neri aspetta il suo turno. Siamo sul set londinese di «The Secret Agent», tratto dall'omonimo romanzo di Joseph Conrad. L'idea del film è venuta a Hoskins, per tutti il detective di «Roger Rabbit», che in un primo momento aveva anche intenzione di debuttarvi come regista. «Ma dopo "Carrington", ho visto come lavora su quella poltrona Christopher Hampton, e mi sono deciso a lasciargliela», spiega l'attore, che invece ha tenuto per sé la parte del produttore. Lo affianca Norma Hcyman, che aveva già prodotto l'acclamato «Les licsons dangereuses», per il quale Hampton aveva scritto la sceneggiatura. Hoskins si è comunque tolto il pallino della regìa con «Rainbovv», che ha appena finito di girare in Canada. Hampton, appena premiato a Cannes, descrive così l'esperienza di stare dietro la macchina da presa: «Per me è stato come la vergine dei libri pornografici, che dice: "No, no" e poi, quando succede, "E' meraviglioso"». Seduto a un tavolo da caffè degli Ealing Studios, Bob Hoskins spiega come sono andate le cose nel suo slabbrato accento cockney: «L'argomento, il terrorismo, è molto pertinente a quello che succede oggi: in Oklahoma, a Parigi, a Tokyo». Stavolta il caratterista Bob si cala nei panni di Verloc, l'agente provocatore al soldo della polizia e di una potenza straniera incaricato di infiltrarsi in un gruppo di anarchici a Soho e di piazzare una bomba che li incolpi. «Quanta mi piace questo mestiere - gongola Hoskins -. Quando ho cominciato, ne sapevo quanto di neurochirurgia. Mi permette di vivere tutte le vite che voglio: voi vi beccate ie ulcere e io recito. Andò così: ero ubriaco in un pub vicino a un teatro quando mi scambiarono per un attore che non si era presentato in scena. Mi misero un foglio in mano e cominciai a leggere: dovevo impersonare uno sbandato. Ottenni la parte». Gli piace anche fare delle grandi mangiate con gli amici: «Che vi credete, di essere solo voi italiani ad aver la passione della buona tavola?». Che cosa ci vuole per fare il caratterista oggi? «Ricordarsi dell'umanità di ogni personaggio, foss'anche Hitler». Proprio l'uma- nità straripante è valsa a Depardieu la parte dell'anarchico Ossipon. «Beccai Gerard al telefono in un alberghetto sperduto nella giungla del Costa Rica, quando era là per girare "1492. La conquista del Paradiso". Gli chiesi a bruciapelo: vuoi fare questo film? Lui rispose: ma certo. Senza neanche aver visto il copione». Con Patricia Arquette nella parte di Winnie, moglie di Verloc, e Robin Williams (nel cast sotto pseudonimo), «The Secret Agent» promette di essere una produzione europea in grado di sbancare in America: è la grande ambizione di Depardieu, che per questo suo primo film britannico deve recitare in inglese. A sentire come se la cava, non pare che «segua soltanto la musica della lingua» senza capirne il senso, come una volta azzardò. Mercato Usa o no, c'è una cosa che a Hoskins non piace del cinema americano: la rigidità del «formato» della produzione. «In Europa siamo più liberi di fare film interessanti». Patricia Arquette, fresca di matrimonio con Nicholas Cage, è a Londra da due mesi. E' l'unica a girovagare senza costume sul set di una Soho cadente e affumicata. E' piccolina e rotondetta, coi capelli biondi tirati su perché l'hanno già pettinata per il set. Ha tutta l'aria dell'acqua cheta e la sua vocina sommessa descrive gli altisonanti «geroglifici emotivi» che, dice, il suo regista ideale «deve saper decifrare». L'eroina di «True Romance» di Tarantino e di «Oltre Rangoon» di Boorman assicura di non voler fare la primadonna: «Preferisco le parti da non protagonista: meno pressione, ti bruci di meno, guardi recitare gli altri e ti vengono buone idee». Arquette parla con entusiasmo della sua eccentrica domesticità con Cage: «Abbiamo dipinto il soggiorno di nero, col soffitto azzurro», ridacchia. E stravede per questo film: «Ogni film è un animale diverso. Questo è giocoso». Per Hampton è qualcosa di più: «Orson Welles diceva che Conrad è l'unico autore di cui bisogna fidarsi completamente. E questo film gli è molto fedele». Maria Chiara Bonazzi «Ho accettato senza leggere il copione». Accanto ha la Arquette fresca sposa di Cage «E' un film diverso, giocoso Noi recitiamo contro l'ulcera» Gérard Depardieu sarà l'anarchico Ossipon e Bob Hoskins l'investigatore di «Roger Rabbit» si cala nei panni di Verloc un agente provocatore incaricato di infiltrarsi in un gruppo di anarchici a Soho