Citati no al suo Proust di Lalla Romano
POLEMICA. La scrittrice contro il critico per il nuovo libro POLEMICA. La scrittrice contro il critico per il nuovo libro Citati, no al suo Proust Lalla Romano accusa: non sarà «vero» I -m || OCCASIONE è troppo alI "iettante. Il colpo di ful1 mine - stavo per dire «il I I colpo di grazia» - è, do1 " I mei-lira 13 agosto, SU la Repubblica, una dichiarazione di Eugenio Scalfari, a conclusione del suo pezzo «Il governo non è un giro di valzer». Dunque Scalfari affermava che l'articolo di Pietro Citati del giorno prima «Passato e futuro di quella illusione» conteneva «l'analisi più chiara e profonda che io abbia letto da molto tempo a questa parte sul rapporto tra società di massa, pensiero politico, utopie e fragilità delle istituzioni democratiche». E alla fine si riprometteva di ritornarci (cosa che è avvenuta il giorno di ferragosto). Sono rimasta leggermente allibita. Non scandalizzata, ma allibita. Avevo letto anch'io il pezzo di Citati e l'ho riletto. Confermo il mio giudizio: non impressione, giudizio. Non lo considero certo una sciocchezza, ma piuttosto un poemetto, anche grazioso, con quell'immagine della mano impaziente del bambino che «spazza via un castello di carta» (tanto piaciuta all'autore, che la ripete). Non ci sono errori; c'è il pathos, ma non la Storia. Di recente avevo seguito le bacchettate di Scalfari sugli scritti troppo femminilmente appassionati di due autrici che stimo molto, Barbara Spinelli e Rossana Rossanda, e l'avevo trovato convincente. Tanto per dire che lo prendo sempre sul serio, come merita, e l'ho notato solo per sottolineare il mio sbigottimento. Ma dev'essere proprio quello speciale incantamento che suole produrre la prosa «poetica» di Citati. E vengo al punto forte dell'occasione per me, cioè all'intervista di Paolo Di Stefano sul Camere della Sera del 12 agosto, appunto su Citati, a Franco Cordelli. Cordelli, definito «scrittore sperimentale», noto ma non celebre, soprattutto non «celebrato» come il lettera- to eccellente che lui osa attaccare. Ci sono anche ingenuità nel discorso di Cordelii, segno del resto di buona fede. Quando accusa Citati, accostandolo a Garboli, di vedere il mondo letterario come esclusivo, composto di classici, dimentica che solo i classici, appunto, durano. I più sfrenati contestatori, se sono creatori originali, veri, diventano classici: Marinetti è un classico. Ma sostanzialmente Cordelli vede giusto. «Citati aggiunge poesia alla poesia, nel senso deteriore, cioè poetizza l'oggetto di cui parla, lo avvolge di una cortina fumogena e dunque lo rende innocuo perché quell'alone poetico impedisce di vedere il testo (...). Il riassunto di Citati mira a una totalità che circonda l'opera senza penetrarla, una tessitura che protegge il testo letterario come in un bozzolo». E' che io sono una veterana nel rivedere le bucce al linguaggio di Citati. Eravamo amici, anche di famiglia, e lo siamo ancora, in fondo. Citati è affettuoso, se ci incontriamo. Certo lui non ha più dimostrato nemmeno privatamente interesse alla mia scrittura; e di questo ha pieno diritto. La mia avventura di anni fa, l'aver trovato incompatibile il suo stile celebrativo, enfatico, ciarliero, con lo stile di Kafka, tendente al silenzio, era stata per me un'affermazione addirittura dolorosa. Segui un aspetto pratico dell'avventura: la proibizione da parte di Citati di pubblicare il mio pezzo sul Corriere, il mio passaggio fulmineo al Giornale di Montanel¬ li, nel giro di una giornata. La fama di Citati non sarà oscurata dal generoso intervento del più giovane e più sprovveduto letterato. I lettori continueranno a essere gratificati dalla possibilità di sapere tutto - non criticamente, ma mimeticamente - dei grandi autori. Sapranno tutto su Proust senza dover leggere la lunga uggiosa faticosa Recherche, e così via. Se non sarà il vero Proust che importa? Lalla Romano «Sono una veterana nel rivedere le bucce al suo linguaggio Eravamo amici di famiglia; lo siamo ancora» » ka ra di Citati: un à quando uscì il a. In quell'occadi cui Citati era ornale nel gencerto benevola: l'altro -, il susni, vale a dire rasi di Kafka a to per sembraruna dichiaraziopose. [s. e] Amici o nemici? A sinistra, Lalla Romano; a destra, Pietro Citati
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