Ma Akihito tace

MaAkihito tace MaAkihito tace Tokyo: scuse del premier per la guerra TOKYO. Le scuse porte dal primo ministro Murayama per l'aggressione giapponese in Asia, martedì nel cinquantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, hanno prodotto reazioni positive in gran parte del mondo. Murayama ha parlato di «una politica nazionale sbagliata» che «ha causato tremendi danni e sofferenze a molti Paesi, in particolare alle nazioni asiatiche». Il portavoce del presidente americano Clinton, Mike McCurry, ha fatto pervenire parole di apprezzamento: «Accogliamo con favore la dichiarazione» di Murayama «rilasciata nello spirito di una stretta collaborazione bilaterale che speriamo sia indirizzata verso un futuro di cooperazione e progresso». Anche il ministero degli Esteri cinese ha espresso apprezzamento: «Noi crediamo che l'atteggiamento di profondo rimorso espresso dal governo giapponese sul suo passato coloniale sia un fatto positivo». La Cina ha però avvertito che «alcuni settori in Giappone sembrano ancora incapaci di adottare un atteggiamento corretto» nei confronti della guerra. Il Giappone aveva occupato la parte nordorientale della Cina nel 1931 e sei anni dopo lanciò una offensiva per l'occupazione di tutto il Paese. In poco più di 10 anni, 35 milioni di cinesi furono uccisi o feriti. Martedì a Tokyo l'atteggiamento era stato duplice: il primo ministro aveva porto le «scuse» per le atrocità commesse; l'imperatore Akihito aveva solo espresso «dolore» per i morti. Anche per questo alcune reazioni nella regione sono state di soddisfazione, ma «parziale». In particolare la Corea del Sud ha fatto sapere che si riserva di «esaminare l'atteggiamento futuro del Giappone riguardo alle espressioni di pentimento e di scusa di Murayama». Anche da Mosca sono arrivate parole di apprezzamento: «Una affermazione così esplicita sulla condotta del Giappone militarista non era mai stata fatta ad un così alto livello», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri russo Mikhail Demurin. Le reazioni di Londra alle dichiarazioni di Murayama sono state di segno diverso: un portavoce del Foreign Office ha affermato che il governo britannico ha apprezzato la dichiarazione del premier; le associazioni dei sopravvissuti ai campi di lavoro forzato l'hanno definita «confusa e inadeguata». Ed una cerimonia di riconciliazione, che ha visto ex prigionieri alleati e reduci giapponesi stringersi la mano, si è svolta martedì presso il ponte sul fiume Kwai, reso celebre dall'omonimo film di David Lean. Durante la costruzione della ferrovia, giudicata dai giapponesi di interesse strategico per l'approvvigionamento delle avanguardie in Birmania, morirono circa 16.000 prigionieri alleati e 100.000 operai asiatici. lAgi-Ansa]

Persone citate: Akihito, Clinton, David Lean, Mike Mccurry, Mikhail Demurin