In Giordania Lady Saddam

Il primogenito del Raiss all'origine delle defezioni: ha ucciso vari parenti, voleva colpire ancora Il primogenito del Raiss all'origine delle defezioni: ha ucciso vari parenti, voleva colpire ancora In Giordania Lady Saddam Fuga o tentativo di riprendere le figlie AMMAN. Nuova puntata nella saga della famiglia Hussein: la prima moglie di Saddam, Sajida, è arrivata segretamente ad Amman per cercare di riportare a casa le due figlie fuggite giovedì da Baghdad con i loro mariti, i figli e un seguito di 30 ufficiali. Usando la sua autorità di madre, Sajida spera forse di riuscire dove il suo primogenito Udai ha fallito. Il fratello delle fuggiasche ha infatti già tentato di convincere le due ragazze a tornare in Iraq. In un viaggio lampo in Giordania il giorno dopo la fuga, Udai si è visto però rispondere con un no secco e se ne è andato con le pive nel sacco. Appaiono scarse però anche le possibilità di mamma Sajida, la cui presenza ad Amman è stata peraltro smentita da fonti ufficiali irachene e giordane, a cui «non risulta» che la moglie di Saddam sia in Giordania. Fra le varie voci, c'è anche quella che il viaggio della «first lady» irachena potrebbe essere una nuova, più clamorosa fuga dal dittatore sempre più isolato. In Giordania le due figlie di Saddam non sono ancora apparse in pubblico, suscitando varie ipotesi sulla loro reale volontà di lasciare l'Iraq. Il generale Kamel, che con la sua defezione ha messo in crisi la leadership irachena, ha però cercato di spazzare il campo da ogni chiacchiera e ha detto che sua moglie e sua cognata erano state messe al corrente del progetto di fuga da diverso tempo. Sajida ha sposato Saddam nel 1963, e gli ha dato cinque figli; tre femmine, Raglia, Rana e Hala, e due maschi, Udai e Oussai. Il presidente ha successivamente preso anche una seconda moglie, Samira, in virtù del versetto del Corano che consente a ogni musulmano di avere fino a quattro mogli. Ma Udai, che per violenza non è secondo al padre, non gradì e uccise a bastonate colui che aveva presentato Samira a Saddam. Udai peraltro è stato accusato da un gruppo dell'opposizione curda irachena di aver ucciso anche il fratellastro del presidente, Wathaban Ibrahim, sua moglie e uno dei loro figli. Il figlio maggiore di Saddam avrebbe anche ammazzato un servitore di suo padre per difendere l'onore della madre (l'uomo aveva il compito di procurare donne a Saddam). Un'altra morte misteriosa in cui sarebbe coinvolto Udai fu quella del cugino e compagno d'infanzia di Saddam, il generale Adnan Khairallah, precipitato nel 1989 con l'elicottero. Il caratteraccio di Udai sarebbe inoltre, secondo alcune fonti, la vera causa della fuga di Kamel, dopo un dissapore che avrebbe spinto i due alle mani. Il generale, che era il cervello della macchina militare irachena, convenzionale e non, ha però detto di essere fuggito per lavorare «con mezzi politici e militari» per rovesciare il regime al potere a Baghdad. Egli si è anche messo n disposizione dell'opposizione, ma la sua offerta è stata accolta freddamente. Uno dei maggiori gruppi iracheni in esilio che da Damasco si batte per rovesciare il presidente, ha affermato che Kamel e Saddam «sono due facce della slessa medaglia». In ogni caso, il terremoto fami- liare in casa Hussein sta producendo effetti che forse saranno positivi per il popolo iracheno. Nel timore che il generale Kamel sveli i segreti militari del Paese, che di fatto rappresentano il maggiore ostacolo alla revoca dell'embargo imposto nel 1990 all'Iraq per la sua occupazione del Kuwait, Baghdad, giocando d'anticipo, s'è detta ieri pronta a «cooperare al più alto livello» con gli ispettori dell'Orni. Il governo iracheno ha rivolto al capo della commissione speciale delle Nazioni Unite per il disarmo iracheno, Rolf Ekeus, un «invito urgente» in Iraq. Questa volta Ekeus dovrebbe ricevere da Baghdad informazioni che il generale Kamel, secondo il regime, te¬ neva segrete «per il proprio tornaconto». Resta intanto imbarazzante la posizione della Giordania che ha concesso asilo politico ai familiari di Saddam. Sebbene da Baghdad non sia partita alcuna minaccia nei confronti di Amman, resta sempre l'incognita dell'imprevedibilità del dittatore che potrebbe lanciare una rappresaglia militare. Per prevenirla, sono cominciati ad arrivare ad Amman i tremila militari statunitensi che prenderanno parte a un'esercitazione congiunta con le forze giordane, peraltro decisa già da un mese, e Washington ha rinnovato il suo impegno a difendere il regno hascemita da qualsiasi minaccia ira¬ chena. ((Abbiamo un numero consistente di missili Tomahawk nel raggio utile per colpire l'Iraq», ha detto in un'intervista al Washington Times il segretario americano alla Difesa William Perry. Due portaerei Usa, una nel Mediterraneo e l'altra nel Golfo, sono giù in grado di colpire. [Ansa-Agi] Zii, cugini e servitori ammazzati a bastonate dal collerico Udai Washington: «Portaerei missili e Marines pronti a difendere Amman» Un'immagine della famiglia Hussein quand'era unita e a destra Udai il figlio di Saddam mentre ispeziona un reparto militare IFOTO ANSA-EPA)