«Un complotto per screditare i pentiti» di Francesco Grignetti

«Un complotto per screditare i pentiti» «Un complotto per screditare i pentiti» Coronas: vogliono bloccare i maxi processi di mafia I/ALLARME DEL MINISTRO IROMA pentiti sono utili, sennò come avremo fatto al tempo del terrorismo?». Il ministro dell'Interno, Rinaldo Coronas, già capo della polizia negli anni di piombo, trascorre il Ferragosto passando da un comando dei carabinieri a quello della Guardia di Finanza, ai vigili urbani, alla Questura, alla sala operativa dei vigili del fuoco. E' una salda tradizione della Prima Repubblica che non muore questa visita del responsabile del Viminale agli uomini che lavorano anche d'estate. E le alte gerarchie ringraziano, in genere facendo parlare il ministro con qualche pattuglia all'azione. Questo Ferragosto, il ministro ha potuto scambiare gli auguri via radio con un carabiniere impegnato a Mostar, nell'ex Jugoslavia; con un finanziere che si trova sul Danubio, lato romeno, a far rispettare l'embargo Onu; con una pattuglia del soccorso alpino; con un guardacoste in navigazione in Liguria e con un aereo in volo sul Tirreno. Ma il Ferragosto trascorso tra le sale operative è anche l'occasione per uno scambio di battute con i giornalisti. Argomento, i pentiti. Coronas è allarmato. Teme l'estendersi del fenomeno, con i problemi logistici e tecnici che comporta. Ma non nasconde nemmeno che il pentito è un collaboratore prezioso per la giustizia e che va difeso con i denti. Signor ministro, da mesi c'è chi contesta l'uso dei pentiti. Qual¬ che giorno fa, un duplice omicidio. Che cos'è, un complotto? E lui, scuro in volto: «Si, non lo escludo. Potrebbe esserci un attacco ai pentiti in vista dei grossi processi di mafia». Non lo dice. Ma è chiaro che pensa a settembre, al processo più clamoroso nella storia italiana. Il processo Andreotti. Nei giorni scorsi, peraltro, il ministro aveva lanciato un primo allarme al Parlamento: i pentiti sono troppi e non si fa nulla per il loro reinserimento nella società. «Mi rendo conto che il problema è molto difficile. Tra pentiti e familiari, sono più di cinquemila persone da proteggere. Prima o poi bisognerà provvedere». Di più non dice. Ma si sa che il ministro pensa a restringere i cordoni, al cambio di identità, del lavoro, della mimetizzazione. Quanto al complotto, che il pm messinese Giorgianni adombrava nei giorni scorsi, rispon¬ de: «Non si può escludere. Non si può escludere niente. Ci sono state vendette trasversali. E' stata uccisa una persona. Ci potrebbe essere un qualcosa in vista dei grandi processi che si devono celebrare». Ma ci sono segnali precisi - gli chiede un giornalista - di questo «qualcosa» che si agita nell'ombra? La domanda è diretta al bersaglio. E il mmistro si tira indietro precipitosamente: «No, di cose precise non posso dire. Però insieme al capo della polizia abbiamo diramato una circolare». E di questa circolare già si sa da tempo: questure e prefetture di tutt'Italia l'hanno ricevuta la settimana scorsa. E' stata diramata immediatamente dopo l'omicidio a Messina di un uomo incensurato, colpevole solo di essere il cognato di un pentito. Con la circolare, il prefetto Fernando Masone e il ministro allertavano tutte le forze dell'ordine: che si aumenti la sorveglianza di pentiti e familiari. E già in questa occasione si parlava di un «disegno criminale» contro i pentiti. La polemica contro il fenomeno del pentitismo, pero, ha avuto un'impennata dopo la sconfessione per via giudiziaria di Rosetta Cerminara, la testimone (non creduta) del delitto Aversa. Che ne pensa Coronas? «E' difficile esprimere un giudizio. Non si è presentata spontanemente, ma solo dopo un'intercettazione. E poi, dalle indagini che si erano fatte in primo grado, sembrava una persona irreprensibile. Comunque non mi sento di entrare nel merito di questa sentenza». Parole che fanno discutere. Il giorno dopo, è molto critica Tiziana Maiolo. «Non vorrei che si stesse preparando un clima particolare in previsione dela sentenza Contrada e del processo Andreotti». E Giorgio Stracquadanio, portavoce dell'associazione «Italia Giusta», a cui aderiscono numerosi deputati del Polo e che ha avviato una campaI gna polemica sull'uso e l'abuso dei pentiti, attacca: «Proporro a tutti i parlamentari aderenti a "Italia Giusta" di presentare un'interrogazione urgente sulle avventato dichiarazioni del ministro dell'Interno». E' solidale, invece, Luciano Violante: «Coronas è persona di grande esperienza. E' uomo che non parla per caso. Cosa Nostra non lascerà passare, senza farsi sentire violentemente, la stagione dei grandi processi che si apre in autunno». «Di complotti non me ne intendo e non parlo. Però è evidente l'attacco concentrico ai pentiti, a parole per delegittimarli, con le armi per intimidirli». Il deputato del pds Tano Grasso, leader siciliano antiracket, conosce bene la situazione di Messina e spiega: «E qui da noi, nei giorni scorsi, c'è stato l'omicidio di quel parente di un pentito, omicidio che ha avuto ben scarso rilievo sui giornali. Un segnale inquietantissimo». Francesco Grignetti La Maiolo attacca: dichiarazioni avventate Grasso: l'attacco è evidente Il ministro degli Interni Rinaldo Coronas durante la visita di Ferragosto alle forze di polizia

Luoghi citati: Italia, Jugoslavia, Liguria, Messina