L'OSPITE in GIOCO

L'OSPITE in GIOCO L'OSPITE in GIOCO Svaghi di parole in un romantico castello inglese CROME è un castello a due ore di treno da Londra, «nel cuore verdeggiante dell'Inghilterra». Lo abitano due bizzarri nobilastri, Henry e Priscilla Wimbush, che in estate ospitano una piccola compagnia di amici e parenti, giovani e meno giovani. La frequentazione dei giovani scrittori non sempre è raccomandabile, ma qui a Crome si passerebbero volentieri un paio di settimane assieme a Denis Stone, poeta ventitreenne. In valigia avremo Crome Yellow, il romanzo d'esordio di Aldous Huxley (1894-1964) che vede Denis protagonista (è stato tradotto da Cesare Giardini per Einaudi, come Giallo cromo). Vorremmo sederci nel ventesimo capitolo del romanzo, su una poltrona in ombra, e così assistere a un dialogo sulla letteratura fra il giovane Denis e mister Scogan. Con ammirabile mancanza di orgoglio e sprezzo dello scherno, Denis racconta a Scogan il più grande incidente occorsogli nella sua embrionale carriera letteraria, dovuto al fatto che «le parole non sempre significano quel che dovrebbero». IN DISCOTECA CON IN VACANZA CON LFOPARFI «SULLA RIVIFRA ASIATICA /// PFRCHF' NO? DOVE possono trovare i colori intensi e squillanti dell'estate i lettori tra i 6 e gli 11 anni? Ad esempio nei corpi a mosaico di Colui che corre, di Colui che nuota e di Colui che medita e vive in una grotta. E' a loro che il monocromatico Pezzettino chiede se non manchino almeno di una tessera insignificante, magari perduta senza neppure accorgersene. Le risposte lo lasciano sempre più sconsolato, così Pezzettino continua a peregrinare e a chiedere finché un capitombolo non lo riduce in mille scaglie: allora finalmente sa «che anche lui era formato da tanti pezzettini, come tutti gli altri. E i suoi amici gli fecero tante feste, perché avevano sempre creduto che il loro vecchio amico fosse un tipo tutto d'un pezzo!». E' la prima di sei avventure, scritte e disegnate da Leo Lionni nell'arco di un ventennio, raccolte in ordine cronologico in Pezzettino e altre storie (Einaudi, pp. 102, L. 13.000): una lettura che regala un piacere irrinunciabile, ai bambini di 6-8 anni. E oltre: difatti non c'è limite di età per godere della sorridente limpidezza dei testi di questo classico contemporaneo, in felice combinazione con immagini deliziose. Nella seconda storia sono protagonisti un coniglio disegnato da una matita e un secondo, ritagliato da una forbice. Cosa fac¬ N LEOPARDI Torna II Gatto con gli stivali, sempreverde di Charles Perrault nella traduzione di Luigina Battistutta e con le affascinanti illustrazioni di Adriano Gon, che ne fanno una raffinata edizione da biblioteca. (C'era una volta..., pp. 24, L. 20.000). La stessa fiaba classica viene riproposta nei «Libri in Tv» della Dami (L. 19.800): cartonato illustrato da Tony Wold, con video¬ Da bambino, quando si ammalava, Denis veniva curato con un'essenza di cannella. Sull'etichetta aveva letto le proprietà del preparato: fra cui quella di essere «carminativo al massimo grado». «Carminativo»: a quella parola, Denis associava quasi voluttuosamente il calore e l'aroma della cannella, e con gli anni incominciò a usare l'aggettivo come metafora, raggruppando varie sensazioni sotto l'etichetta «carminativo». Il calore, il benessere dato dall'alcol («il marsala è un carminativo rosa e soffice; il gin punge e rinfresca...»). Pochi giorni prima del suo arrivo a Crome, scrivendo una poesia, Denis aveva fatto debuttare la sua parola preferita, componendo il verso passion carminative as wine (passione carminativa come il vino). Tutta l'immagine ruota sul perno di «carminativo», l'aggancio che permette l'analogia tra vino e passione. «Ero piuttosto contento di me stesso»; proprio per scrupolo Denis fece quel che non aveva mai fatto in precedenza: controllare il vero significato di carminativo su un vocabolario. Significa: «lassativo»: per Denis è la fine di «tutti gli anni d'infanzia e di innocenza, durante i quali avevo credu¬ ciamo oggi? non sarmo decidere finché, dalle ombre che proiettano sul terreno, non scoprono di essere... veri. Questo è mio! bisticciano continuamente i tre ranocchi che vivono nello Stagno dell'Arcobaleno, fino a quando un enorme rospo insegna loro che «questo è di tutti noi» può valere la felicità. E' un topolino selvatico il protagonista di Nicola, dove sei stato? «A cercare le bacche rosse e dolci di cui sono ghiotto, ma quattro uccelli grossi grossi sono volati a raccoglierle per me», racconta agli attoniti topolini di Grande Prato. Chiudono il volumetto Sei corvi che cercano di spaventare uno spaventapasseri con un gigantesco aquilone e la toccante, gioiosa storia dell'amicizia di due topini e della pianta Woody: dura Un anno pieno di cose da fare e ogni capodanno ricomincia più salda e appagante. Vecchi classici e nuove storie scritto che «la passione è lassativa come il vino»: con ciò si è installato in un filone antiflaubertiano, la poetica del Mot Manqué o Corrente del Bagnasciuga. Lo scrittore seleziona con cura un termine che, con la sola forza della propria inopportunità, condurrà l'opera al disastro. to che carminativo significasse... significasse carminativo. E ora, dinanzi a me si stende il resto della vita un giorno, forse, dieci anni, mezzo secolo - durante il quale saprò che carminativo significa lassativo». Denis è insomma della stoffa di quel Beppe che abita un raccontino di Achille Campanile {La «o» larga). Beppe va nella direzione di un periodico per incontrare la contessa Mara che tiene una rubrica di mondanità, «La vita in rosa». Quando la vede le pone una domanda irriferibile, e la contessa sviene. Beppe sostiene che ha fatto quello che la contessa aveva chiesto in un trafiletto che terminava con le parole: «Se avete quesiti da porci, rivolgetevi a me che sono qui per soddisfarvi». Conclude Beppe, con una certa logica: «Che pos¬ Se il ruolo di ospite anacronistico ci consente di interloquire con Denis, potremmo evitare di ridere, come invece fa fragorosamente mister Scogan («Denis, quello che le ci vorrebbe è un carminativo mentale») e cercare di consolare Denis, con qualche precedente. A Milano, il 9 dicembre del 1811, la compagnia Fabbrichesi rappresentava la prima àeìl'Ajace di Ugo Foscolo, tragedia che non ha lasciato gran memoria di sé. La rappresentazione andava liscia, fino a so sapere io, leggendo, se una vocale è stretta o larga? ... Ho letto: "una domanda da porci" e ho rivolto una domanda da porco». Non sarebbe male, quest'estate, stare a Crome su una poltrona e osservare la scena di un poeta che impara a sue spese quanto poco spazio separa l'escatalogia dalla scatologia. Intendendo tutt'altro, Denis ha FHM/NON CRFDFVO f NON HAI ' CI SAPFSSI FARF CONI MAI VISTO LF RA6AZZF//, MI ^ QUFLLF CHF AVFVANO DFTTO/ C FRANO Al "' — —i Miei TEMPI / F' SCATFNATO/ HA BALLATO TUTTA LA NOTTF /// MA DOVF SI F' CACCIATO ADFSSO? r^Mi> JACK? quando, nel terzo atto, non arrivava il momento del discorso di Teucro ai soldati (interpretati da individui del meno scelto popolo milanese). Raccontano le Amenità letterarie di Americo Scarlatti che fu con una certa enfasi che il Fabbrichesi recitò i versi: «0 Salamini, o soli/ di tanti forti e sciagurati avanzi...». L'ilarità generale interruppe la rappresentazione. Stabiliremo con Denis che c'è il Mot Manqué oggettivo e il Mot Manqué soggettivo. «Carminativo» era un Mot Manqué oggettivo e assoluto; dire «Vesevo» per «Vesuvio» è invece un Mot Manqué soggettivo. Per Giacomo Leopardi (uno a caso), «Vesevo» andava bene: «sterminator Vesevo»...; per (un altro a caso) Alberto Savinio la bellezza della Ginestra era guastata proprio da quel verso, anzi da quel nome proprio in versione aulica. Questa è un'idiosincrasia autorevole, ma tutta di Savinio. La Poetica del Mot Manqué invece sale alle maggiori altezze quando l'errore è marchiano, irrefutabile, inemendabile: ciò su cui si potrà discutere è se l'opera ne risulterà inficiata del tutto, o se le sue parti non erronee la redimano. La Canzone di Legnano di Carducci è definitivamente BFVONO, SI IM PASTICCA NO F POI FINISCONO CONTRO UN PLATANO /„ LFOPARPI GIACOMO/// FRA SUO PArTFNTF? na in banca a cui assiste per caso il piccolo Jef, addirittura divertito da quel bandito che si copre il volto con una carneval-maschera. Però gli fa tremare le gambe, il ciondolo che penzola dalla cintura del rapinatore: Jef lo guarda e lo riguarda, ma come fa a credere che sia proprio il portachiavi di papà? Animali e natura Ci abitano un nonno e una mamma che prepara superlasagne, ma il coccolatissimo «padrone» della casa è indubbiamente II nostro piccolo Tom raccontato da Roberta Grazzani (Arka, pp. 112, L. 14.000), un batuffolo bianco trovato per strada da un venditore ambulante. E' proprio delizioso, Tom, pronto a sdebitarsi salvando il nonno in pericolo e rendendosi utile in altre mille occasioni. Ecco perché l'ambulante lo rivuole: «Questo straordinario cagnetto era e sarà mio» si convince sino a rapirlo. Ma Tom non ci sta: approfitta di una distrazione dell'ambulante e se la svigna. Così il tenero racconto, piacevolmente illustrato da Franca Trabacchi, si conclude con il suo festoso ritorno. E' frequentato dagli anatroccoli, dalle libellule e dalle cutrettole Uno stagno in primavera (De Agostini, L. 18.000) di Saro de la Iglesia, primo incontro con la natura e con i suoi abitatori simpaticamente illustrati da affossata dal fatto che il sole vi tramonti dietro al Resegone (al contrario di quel che succede in Lombardia), oppure no? Qui i casi di anacronismo saranno i più frequenti: romanzi con le dame che «fanno tappezzeria» ben prima degli anni in cui la metafora significava «stare a guardare mentre gli altri ballano», eccetera. Stare a spiegare Carducci a Denis è un po' troppo, per lui, che annoiandosi finirà per annoiare noi, portando il discorso sui propri inutili dilemmi amorosi. E' tempo di andarsene, alla chetichella, «all'inglese». Per non offendere i padroni di casa potremmo fare ciò che Denis stesso farà (lo sciocco) alla fine del romanzo: chiedere a qualcuno di mandare un telegramma che annuncia problemi familiari del tutto immaginari, e avere così la scusa per lasciare Crome. E' un piccolo sotterfugio, di cui Denis si pentirà. Ama Ann, pensa di non aver speranze di successo, si accorge di aver torto solo quando si sta congedando irrevocabilmente. Noi, ospiti anacronistici, abbiamo una via di fuga più dignitosa: per trovarla, ci metteremo una settimana.

Luoghi citati: Inghilterra, Legnano, Lombardia, Londra, Milano, Prato