Il cacciatore del futuro

il cacciatore del futuro il cacciatore del futuro Correre fa rivivere Philip k. Dick IPARIGI lettori non s; lascino trarre in inganno. Quella che potrebbe sembrare semplicemente la biografia dello scrittore americano di fantascienza Philip K. Dick è anche il penultimo romanzo di Emmanuel Carrère (l'ultimo, Ui clds se de neige è appena uscito da Poi, elogiato dalla critica, «superbo, disperato, terrificante... uno chef d'oeuvre»). Chi ama il suo stile brillante e acuto, la sintesi folgorante che avvince fino all'ultima riga; chi è stato affascinato da Bravura (Marcos y Marcos) e ipnotizzato da Baffi (Marcos y Marcos) ritroverà tutti i tratti dell'autore francese in Io sono vivo e voi siete moni (ora tradotto da theoria, pp. 316, L. 32.000). Morto a soli 53 anni, nel 1982, Dick avrebbe voluto scrivere libri di «letteratura rispettabile». Ci provò, ma senza successo. Si rassegnò all'idea che la fantascienza era la sua strada indovinando che, malgrado tutto, «era una fortuna per lui non aver scelta». Scrive Carrère: «Adolescente timido, piccolo borghese a disagio con se stesso, Dick, nel 1964, ebbe la sorpresa divina di svegliarsi in pieno accordo con lo Zeitgeist. Lui che si era sempre sentito marginalo cadde in pieno in quegli anni in cui il margine fu i! centro del mondo e si inserì senza sforzo in un margine di questo margine, il ristretto ambiente degli autori di fantascienza della baia (di San Francisco), tutti convertiti ai capelli lunghi, ai gioielli etnici e al fumo». Le sue letture preferite erano Poe e Lovecraft. Le conversazioni con sua madre, con cui viveva solo da ragazzino, vertevano su libri, malattie e medicmali. E le anfetamine lo accompagnarono per tutta la vita. Gli servirono a dargli la forza di scrivere i suoi incubi. Fino al 20 febbraio 1974, quando comprese che Dio lo aveva inviato su Terra e gli aveva dettato la sua opera perché annunciasse che tutto è illusione. In Italia il nome di Dick rimane legata a Cacciatore d'androidi dal quale fu tratto il film Biade Runner. Ma gli appassionati di fantascienza l'hanno scoperto ben prima attraverso le edizioni La Tribuna, Nord, Fanucci, e Urania. Adesso Mondadori ha raccolto in due volumi Tutti i racconti e Fanucci offre nei tascabili I racconti inediti. Carrère arriva al momento giusto per far uscire Dick dalla cerchia dei fans. Come è nata l'idea Lo scrittore L'mnia/iiirl ( 'urrèrr a Una biografia-romanzo: il visionario padre di «Iliade Runner» tra Dosloevski e Borges «Qualche anno fa pensai di scrivere un romanzo su un personaggio illuminato, un visionario e un mistico, degli Anni Settanta. Non mi riuscì. E poi mi è venuto in mente che il miglior modo per farlo era parlare di Dick e del suo tempo». Dick è una sua antica passione. «Credo di averlo letto lo prima volta all'età di quindici anni e da allora lo rileggo periodicamente. Ila senza dubbio influenzato la mia scrittura e questo libro non vuole soltanto spiegare questa mia passione, ma anche pagare un tributo di riconoscenza». Come, ha affrontato questo lavoro? «Sin dall'inizio la mia idea non era quella di scrivere una vera e propria biografia, ma un romanzo su quello che era passato per la testa di quest'uomo. Per farlo sono partito dal presupposto di leggere i suoi libri come se fossero il suo diario. Cosa bizzarra se si pensa che si tratta di libri di fantascienza. Ma la cosa ancora più strana è che più avanzavo in questa direzione, più la mia ipotesi di lettura veniva confortata dai fatti». Quali sono state le sue fonti per ricostruire questi fatti? «In realtà mi sono limitato alla rilettura cronologica dell'opera di Dick e alla lettura delle due o tre ottime biografie pubblicale negli Stati Uniti». Non ha sentito il bisogno di andare a verificarli? «Soltanto dopo la prima stesura. E' un po' come la storia del critico cinematografico chi; non va a vedere il film per non essere influenzato nelle sue opinioni. Ci sono andato soltanto dopo per cercare una certa atmosfera, piuttosto che delle informazioni». Leggendo il suo libro sembra difficile poter separare gli avvenimenti reali dalla finzione. Soprattutto se si considera la quantità di dialoghi di cui è ricco il testo. «L'ho scritto come si scrive un romanzo in cui ho inserito i dati biografici di cui oro a conoscenza. Ad esempio: gli incontri con gli agenti dell'FBI se li avesse raccontati Dick avremmo potuto avere dei dubbi sulla loro veridicità, ma sono stati confermati ad un biografo dalla moglie dell'epoca. E anche i nomi, George Smith e George Scruggs, sebbene possano sembrare inventati sono veri, per questo li ho mantenuti. D'altra parte; non bisogna dimenticare la particolarità del soggetto. Si tratta pur sempre della storia di un tipo che ha cominciato con l'essere un autore di fantascienza ed ha finito per diventare un personaggio di fantascienza!». In vari punti del suo libro sono riassunti i romanzi di Dick. Epurati e concisi danno una sorta di vertigine per le tematiche affrontate, assomigliano a dei racconti di Borges. A chi non li conosce, cosa consiglierebbe di leggere per cominciare? «Io ho letto per primo Ubik mio si onore ed è stato uno shock straordinario. La scoperta del Dostoevskij del nostro tempo. Ma mi rendo conto che per molti lettori, anche colti, è spesso difficile affrontate il linguaggio folcloristico della fantascienza fatto di robot e missili intergalattici. A loro consiglierei L'uomo dei giochi a pre mio. E' la storia di un tipo che assomiglia a Dick e che passa il suo tempo a spuntare le caselle di un concorso di un giornale locale quando, all'improvviso, gli toma la memoria e ricorda di aver avuto un ruolo fondamentale nella guerra tra la Terra e la Luna. E così, anche con il mio romanzo, non volevo rivolgermi soltanto agli amanti di fantascienza. Spero di esserci riuscito».

Luoghi citati: Dick, Italia, San Francisco, Stati Uniti