TOLSTOJ Su per i monti in Valle d'Aosta

TOLSTOJ TOLSTOJ Su per i monti in Valle d'Aosta o con che a itato ione. ttina collo iò il Quale ucerinica ricco di un essuoneta strao per n Val zioni ative ura e Gineagaz genne», a , sale la rialiano a nel Abeatori! torninassenabile nota. - scria que bene hissà, l «pieo con e dal allora degna, po. Un d'Euil Meardinnconin, gli a adu¬ larestqmdapsUcsmGdClEvnBdsflnvmruCnsdmLivEdscCvPTudlp né il progresso, ma sono io con il mio cuore». E' successo che a Parigi, il 7 aprile, gli è capitato di assistere a un'esecuzione. Sotto la lama della ghigliottina c'è un poveraccio: «Grosso collo bianco, forte petto. Baciò il Vangelo, poi... la morte. Quale assurdità». Più tardi, a Lucerna, l'indifferenza e la cinica avarizia di un pubblico ricco che affolla la terrazza di un caffè l'hanno sconvolto. Nessuno ha fatto cadere una moneta nel cappello dell'artista di strada che ha suonato e cantato per ore. A Torino, e soprattutto in Val d'Aosta, Tolstoj vivrà emozioni più tranquille, assai indicative del suo rapporto con la natura e con gli uomini. Partito da Ginevra il 13 giugno con un «ragazzo savoiardo, un francese gentile e burlone, col suo cane», a Chambéry, il giorno dopo, sale sul treno della linea Lione-Torino che a quei tempi dispone di «diligenze» a undici posti e coupé per tre passeggeri. Sono quattordici ore di viaggio. Per rompere la noia il turista deve aver tentato qualcosa di così sconveniente, ma di così abituale, da essere annotato con le sole iniziali: «Se. eh. s.». Corrisponde a «scipat' chotel sosedku» (volevo pizzicare la vicina) come ipotizza Piero Cazzola cui si deve la ricostruzione del viaggio italiano dello scrittore pubblicata nel bel volume delle Edizioni Abete, Il Piemonte dei viaggiatori! Che la vista di braccia tornite, generosi fianchi scatenassero in Lev l'istinto irrefrenabile di allungar le mani è cosa nota. Sono anni di «sensualità» - scrivono concordi i critici. Ma questa volta non gli riesce bene «per l'indecisione» e chissà, magari per la presenza del «piemontese brillo e del fulvo conducente dai grandi occhi e dal sorriso canzonatorio». Una volta arrivato nell'allora capitale del Regno di Sardegna, il turista non perde tempo. Un salto in albergo - l'Hotel d'Europe in piazza Castello o il Metropol-Feder in via Guardinfanti? - e all'una subito l'incontro con Botkin e Druznin, gli amici che con «una lettera adu¬ latoria» lo hanno spinto a venire. Poi, in giro per la città e soste nei caffè che fungono da quartier generale del Risorgimento - dal Diley al Nazionale, dal San Carlo al Fiorio - dove si alternano suonatori ambulanti più fortunati del loro collega svizzero. «Cantanti di strada, Un Apollo che fa piroette»: decisamente a Tolstoj piacciono saltimbanchi e artisti senza mezzi. L'indomani, saltata la gita a Genova, visita «a due Musei, delle Armi e delle Statue e alla Camera dei deputati». Più dell'Armeria Reale e del Museo Egizio da poco inaugurato, deve colpirlo, a Palazzo Carignano, l'accesa discussione tra Brofferio e Cavour se il giorno dopo, in viaggio verso Chivasso, la commenta con Botkin. E forse tutta quella animazione lo ha pure eccitato. «Li trascinai in un b. e me ne andai via...», scrive alludendo al pomeriggio con gli amici che la sera ritroverà al Carignano per un concerto delle Sorelle Ferni. Che succede? L'aitante giovanotto non ha trovato il tipo giusto o è l'atmosfera «meccanica» del bordello a frenare in extremis la sua esuberanza? Qualche giorno dopo, a Gressoney, dopo aver dato cinque franchi a una «gigantesca servente» anche se «pare non sia una p.», si sentirà invece «un mostro». E nell'attesa confessa: «Ma ne ho grandissima voglia». Il 17 giugno, sveglia all'alba, «un bagno», una visita aìi'Atheneum, cioè all'Università da poco ospitata nell'imponente edificio di Bertola e Juvarra, e si riparte. Comincia il viaggio di ritorno che dopo il tratto in treno fino ad Ivrea, e qualche occasionale passaggio in carretta, proseguirà a piedi e a dorso di mulo attraverso il Colle della Ranzola, il Col de Joux e il Passo del Gran San Bernardo. A Lev, infatti, la cugùnka (ghisa) - come chiama la ferrovia - non piace anche se sulle sue diligenze s'incontrano ufficiali cui piacciono i postriboli e signore alla cui presenza si può parlare maliziosamente di certe cose. «Rispetto al viaggio è come la casa di tolleranza rispetto all'amore: tanto comoda quanto disumanamente meccanica nella sua monotonia», scrive più o meno in quel periodo a Turgenev, rimasto a Parigi con Nekrasov, consigliandolo di fuggire da quella Sodoma. A Pont-Saint-Martin, dove Tolstoj e il suo compagno arrivano dopo diciassette chilometri di marcia tra «vigneti a terrazze, lucciole», finalmente una bella dormita e lo spettacolo d'una processione aperta da «un Voltaire in mantello bianco (che) regge il baldacchino», prima di ripartire per Gressoney «dove pare ci siano delle bellezze». Ci arrivano la sera del 18, arrampicandosi sul Perloz e sotto la pioggia: «ma è piacevole». Ad accoglierlo trova una bellezza bene in carne. «L'ho chiamata e l'attendo», scrive. Ma la gigantessa o non è salita o gli ha creato grossi problemi di coscienza perché, sentendosi «un mostro», passa una notte di «orribile agitazione». Pieno di malumore, non potendo partire perché seguita a piovere legge Goethe, scrive «due paginette de I cosacchi» e appena può fa un salto alla Trinité, «una valle simile a Grindelwald, bella». Tra il 20 e il 22 giugno, infine, ecco il tratto più spettacola¬ La Regione in 1000 pagine y-y IUASI mille pagine per riI V percorrere storia e geograI I fia, economia, società e 1 I cultura della Valle d'Aosta, Y i tra '800 e '900: arriva proV prio ora in libreria un nuovo volume della «Storia d'Italia» Einaudi, per la serie «Le regioni dall'Unità a oggi». Curato dallo storico inglese Stuart J. Woolf raccoglie 19 saggi (pp. 992, L. 150.000). Tra gli autori: Marco Cuaz, Angelo Pichierri, Sergio Soave, Jòrg Luther, Bernard Janin, Paolo Sibilla e Pier Paolo Viazzo, Tullio Omezzoli. E' ovviamente un'opera di studio, nulla a che vedere con le guide turistiche, ma al lettore interessato offre i dati e i percorsi per comprendere «l'identità» della Regione e della sua gente (il territorio, la lingua), il suo essere «speciale e autonoma».