«Yesterday», ode allo madre perduta di Gabriele Ferraris

«Yesterday», ode allo madre perduta Rivelazione: una tragedia ispirò la più celebre canzone dei Beatles «Yesterday», ode allo madre perduta Mary McCartney morì quando Paul aveva 14 anni LONDRA. Credevamo di sapere ormai tutto su «Yesterday», la più celebre canzone dei Beatles: successo fenomenale, oltre 2500 versioni in trent'anni, il brano più eseguito negli Stati Uniti tra il 1965 e il 1973. Sembravano non avere più misteri, quei magici accordi che fanno parte del bagaglio emotivo di chiunque sia stato giovane in questa metà del secolo. Invece, il segreto più commovente restava da svelare. Pare ci sia riuscito Ray Coleman, con la biografia «Paul McCartney, Ieri & Oggi»: costui afferma infatti che McCartney scrisse «Yesterday» per ricordare la madre, Mary Patricia, uccisa dal cancro nel '56. Fu una tragedia che segnò profondamente l'esistenza del futuro Beatle: Paul aveva 14 anni, suo fratello Michael 12, e la notte che la mamma morì pregarono a lungo per un miracolo. «Preghiere ingenue del tipo: "Dio, se ce la restituisci prometto che sarò sempre buono"», confidò Paul, anni dopo, ad alcuni amici. Ogni fan dei Beatles sa perfettamente che il primo titolo di «Yesterday» fu «Scrambled Eggs», uova strapazzate: se provate a canticchiarlo, vedrete che la metrica funziona. In un fatidico mattino del '65, Paul McCartney si svegliò con una melodia in testa, corse al pianoforte, la suonò e se l'appuntò. Quindi, soddisfatto, andò a colazione: c'era un piatto fumante di uova strapazzate, e masticando pigramente Paul pensò che quell'espressione da caffetteria poteva essere un titolo buono come qualunque altro. Poi, fortunatamente, Lennon gli suggerì «Yesterday» e a McCartney piacque: «Molto nostalgico», commentò. Nostalgico, ma di che? Finora, s'era pensato a una storia d'amore finita male. Eppure, a ben guardare, la vera chiave di lettura della canzone salta agli occhi sin dai primi versi: «Ieri tutte le mie preoccupazioni sembravano così lontane / ora sono qui, durissime / e all'improvviso non sono che la metà dell'uomo che ero prima / c'è un'ombra che incombe su di me». Si potrebbe esprimere meglio il senso di sicurezza che dà a un bimbo la presenza materna, e l'angoscia per la perdita quella calda serenità? E «perché se ne sia andata / non lo so, non me l'ha voluto dire» è la terribile domanda di chi s'è visto strappare dal destino una persona cara. Tuttavia, almeno due strofe di «Yesterday» sembrano contraddire la tesi di Coleman: «Ho detto qualcosa di sbagliato / e adesso rimpiango il passato» e «Ieri l'amore era un facile gioco / ora mi serve un posto dove nascondermi». Certo, possiamo interpretare «l'amore» come amor figliale; ma come spiegare il concetto di «ho detto qualcosa di sbagliato»? Chissà. Forse nel bambino Paul si insinuò un complesso di colpa del tipo «la mamma è morta perché sei stato cattivo». La psicanalisi del rock è una scienza ancora da esplorare. McCartney dedicò alla madre un'altra grande canzone, l'ultima dell'era-Beatles, «Let it be»: e l'attacco - «Quando sono nei guai / viene da me mamma Mary / mi sussurra parole di saggezza / "Lascia che sia, lascia che sia" / E nei miei momenti bui / la vedo ancora davanti a me» - sembra la continuazione sentimentale di «Yesterday». Ha dentro la stessa nostalgia. Lo stesso smarrimento del bambino abbandonato. Gabriele Ferraris

Persone citate: Coleman, Eggs, Lennon, Mary Mccartney, Mary Patricia, Paul Mccartney, Ray Coleman

Luoghi citati: Londra, Stati Uniti