DIARIO D'UN VISITATORE di Marco Vallora

DIARIO D'UN VISITATORE DIARIO D'UN VISITATORE BICORDO, ora, con divertimento, l'orribile, interminabile, processo cui mi sottoposero al British Museum perché avevo depositato le valigie in guardaroba al mattino e ne ero uscito la sera: non potevano concepire che qualcuno fosse così folle da passare l'intera giornata nel loro Museo. Dovevo essere sicuramente uscito nel frattempo per compiere chissà quale delitto di deboscia. Scarsa considerazione dei propri tesori. In Italia, in compenso, nemmeno si accorgerebbero che tu hai lasciato qualcosa in un guardaroba: è già tanto si accorgano che sei entrato. E poi talvolta al museo non ci sono più nemmeno i guardaroba, come è successo per un certo tempo al Palazzo delie Esposizioni di Roma. Roba da'entrare con lo zaino e dare apposta delle spallate alle sculture di Lisippo, in modo che imparino le buone creanze. Anche perché oggi alle stazioni di questa Italia presunta europea tendono sempre più a chiudere prima i depositi bagagli: così si finirà di arrivare ai musei coi carrettini da stazione, ed è un miracolo se ti sbarreranno il passo. Male ti guardano comunque, se entri: ti scrutano, ti trattano da fanatico onanista solitario, che vai a vederti quelle cose polverose e inutili, che li costringono a quella vita da pollame in gabbia. E comunque sei un elemento di disturbo, che rompi quell'equilibrio paludoso. Quelle intorpidite giornate a ence¬ falogramma piatto, da custodi che non custodiscono più nulla, abituati a stare tutti in grappolo a discutere dell'ultima circolare sindacale o a strapparsi la stracca copia già stravista di Oggi. E tu puoi girare indisturbato, nella condizione dionisiaca d'infliggere alle opere qualsivoglia oltraggio la tua fantasia ti suggerisca. Quando non ti capita accanto, invece, l'unico usciere maniacale e borbonico di tutta la Penisola, che fa il suo dovere, poverino (ce ne fossero!) ma che ti si accoda ai polpacci come un segugio e ti sottrae ogni piacere della visita. Guai se torni a rivederti un quadro o ti soffermi troppo di fronte a un dettaglio: sei subito sospetto. Questa la situazione ahimè della maggior parte dei musei italiani, spesso ancora testardamente disertati dallo stesso pubblico che fa delle file chilometriche per vedersi nella sala accanto una mostriciattola truffaldina. Altro che battere il pubblico degli stadi! Da noi la partita te la ascolti al Museo, con i guardiani che mimano a voce alta la radiocronaca del lunedì. Mi ricordo una volta, a San Lorenzo, a Firenze, una mostra tutta didascalie. Non si riusciva a leggere, in quel baccano: richiedere timidamente un po' di silenzio scatenò una guerriglia. Arrivò pure il direttore. Che per tutto premio mandò il custode-megafono a prendersi un caffè. Per calmarsi i nervi. Marco Vallora

Luoghi citati: Firenze, Italia, Roma