Via il vescovo antiaborto
L'Aquila, travolto dalle polemiche quando inaugurò nel cimitero il «Monumento al bambino mai nato» L'Aquila, travolto dalle polemiche quando inaugurò nel cimitero il «Monumento al bambino mai nato» Via il vescovo antiaborto Il Papa «licenzia» monsignor Peressin CITTA' DEL VATICANO. Il Papa ha mandato in pensione anticipata l'arcivescovo dell'Aquila, mons. Mario Peressin. Si è chiuso così un silenzioso, ma non per questo meno duro, contenzioso a tre fra la diocesi dell'Aquila, una larga parte del clero locale, e il Vaticano. Mons. Mario Peressin, 72 anni, avrebbe dovuto presentare al Pontefice le sue dimissioni, come da norma, fra tre anni. Da dodici anni era a capo dell'arcidiocesi, ricca di poco più di centomila cattolici. Proveniente dalla carriera diplomatica, era stato chiamato come «coadiutore» dall'allora vescovo, un suo buon amico, mons. Martini, che era riuscito ad ottenere per lui il diritto di successione. Ad aprile 1983 veniva nominato coadiutore; otto mesi più tardi poteva fare scattare il suo diritto di successione. Originario di Pordenone, mons. Peressin ha compiuto la maggior parte della sua carriera in cariche nunziature dell'America Latina ed in Austria, ma senza mai ottenere la promozione a capo missione. Chi lo conosce afferma che gli è stata di ostacolo, per la carriera diplomatica, una personalità estremamente forte. I problemi interni alla diocesi sono emersi con toni da scandalo nel 1991, quando un gruppo di ventisette sacerdoti (su un totale di circa centotrenta) firmò una lunga nota, diretta alla stampa, per accusare l'arcivescovo di gestione personalistica della diocesi, e di una gestione finanziaria poco trasparente. Fra l'altro il «mugugno» era alimentato da gelosie e invidie. A quanto sembra mons. Peressin aveva invitato, o permesso di installarsi all'Aquila, sacerdoti di una congregazione religiosa originaria del Canada, con cui era in grandi rapporti di amicizia. Il Vaticano difende sempre le sue scelte, ma non ama molto che i problemi interni alle diocesi finiscano sui giornali. E invece sui giornali a mons. Peressin è capitato di giungere, forse con troppa frequenza. Per esempio quando, nel 1993, presso il cimitero dell'Aquila inaugurò solennemente il «Monumento al bambino mai nato», fatto realizzare dall'Armata Bianca, per protestare contro la legalizzazione dell'aborto. Spezzò una lancia in sua difesa il regista Franco Zeffirelli, presente anch'egli all'inaugurazione del cippo; e anche se il senso della battaglia certamente trovò pareri favorevoli oltre il Portone di Bronzo, lo stile non fu apprezzato. Così come non piacque che mons. Peressin avesse chiesto all'amministrazione comunale del.'Aquila cinque milioni di lire per partecipare in forma ufficiale al •Corteo della Perdonanza celestiniana», la cerimonia che vede portata in corteo solennemente la «Bolla» emanata da Celestino V (il papa del dantesco «gran rifiuto») nel 1294 per concedere l'indulgenza plenaria agli aquilani. Nel 1994 poi la procura dell'Aquila lo citò a giudizio per evasione fiscale. [m. tos.] Ventisette parroci lo misero sotto accusa e fu indiziato di evasione fiscale Monsignor Mario Peressin, mandato in pensione anticipata da Giovanni Paolo II
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