Giappone 1941, Il Diario dell'orrore

Giappone 1941, Il Diario dell'orrore Oggi l'anniversario della resa mentre cresce la polemica sulle colpe e i silenzi nipponici Giappone 1941, Il Diario dell'orrore In un documento-choc le foto dei prigionieri cinesi vivisezionati TOKYO. E' un anniversario «discreto» quello che il Giappone commemorerà oggi per ricordare la resa del 15 agosto 1945, data che pose fine alla Seconda guerra mondiale. L'attesa per la cerimonia ufficiale, alla quale parteciperà l'imperatore Akihito, riguarda il discorso del primo ministro Tomiichi Murayama, che dovrebbe approfittare dell'occasione per ricordare «l'aggressione» da parte del Giappone nei confronti di altri Paesi dell'Asia. La cerimonia, il solo atto ufficiale previsto per la giornata, si svolgerà alla presenza del governo e di circa 8 mila persone, rappresentanti dei veterani di guerra e dei loro famigliari. Proprio in questi giorni un agghiacciante documento ha sconvolto il Paese: si tratta di un rapporto del 1941 che proverebbe una serie di esperimenti di vivisezione eseguiti sui prigionieri. Il diario di lavoro scoperto, pezzo per pezzo, e ricostruito dallo studioso giapponese Keiichi Tsuneishi a prima vista appare come una sorta di manuale da campo, redatto da un gruppo di medici in cerca di nuovi metodi per curare le ferite. Ma se lo si legge con maggiore attenzione ne emerge un condensato di crudeltà. Il rapporto, compilato da una équipe di 58 chirurghi dell'esercito nipponico, riguarda gli esperimenti condotti nei mesi di gen¬ naio e febbraio 1941 su otto prigionieri cinesi, vivi, nella Mongolia occupata. I malcapitati, catturati come guerriglieri che si opponevano alle truppe d'invasione, furono assoggettati a vivisezione, congelamento, mutilazioni e altre orribili operazioni. Il rapporto, con la dicitura «Top secret», è intitolato «Risul¬ tati della ricerca igienica invernale dell'Esercito imperiale giapponese». Nel preambolo vi si afferma che lo scopo degli esperimenti descritti è la messa a punto di metodologie per mantenere le truppe in grado di combattere nel gelo della tundra. Il testo descrive con dovizia di particolari la sperimentazione per «ipotetiche lesioni da prima linea». Purtroppo le otto cavie umane coscienti subirono davvero, e non per finta, fori di proiettili, tagli fino all'osso, smembramenti, amputazioni e altre torture. Le foto che corredano la documentazione ritraggono gli implacabili chirurghi mentre tengono ferme le vittime. La maggior parte degli esperimenti fu condotta all'aperto a Sonid Youqi, una località situata quasi 500 chilometri a Nord di Pechino. Gli arti dei prigionieri erano fatti congelare, poi sconge¬ lati, e si studiavano gli effetti del procedimento. Si sperimentavano diverse modalità per trascinare sul terreno ghiacciato i feriti, quindi se ne analizzavano le conseguenze sulle loro lesioni. Tsuneishi, accademico di Storia del Giappone, è venuto in possesso del rapporto casualmente. Un altro docente, lo storico Akio Masuzawa, lo aveva trovato in un negozio di libri usati. L'orrenda storia, tuttavia, non sarebbe finita qui. Secondo il quotidiano californiano San José Mercury News, di recente è stato tolto il segreto di Stato su alcuni documenti di guerra Usa: questi proverebbero che non soltanto Washington era a conoscenza degli esperimenti di vivisezione sui prigionieri, ma che furono distrutti molti elementi di prova al riguardo in cambio dell'accesso ai dati accumulati dai ricercatori-aguzzini nipponici. [Agi] A fianco una coreana si dispera al ricordo della dominazione giapponese; una fase del processo ai criminali di guerra nipponici

Persone citate: Akihito, Akio, José Mercury, Keiichi, Tomiichi Murayama

Luoghi citati: Asia, Giappone, Mongolia, Pechino, Usa, Washington