« Risate anche al centro » di Raffaella Silipo

Bianco: porto la satira sul Popolo « Risate anche al centro » Bianco: porto la satira sul Popolo POLITICA IN VIGNETTA GRAFFI al centro. E' la promessa che Gerardo Bianco fa ai lettori del «Popolo», sperando di rilanciare il quotidiano dell'ex scudocrociato e trasformarlo, chissà, in un bianco «Cuore». «Troveremo il modo giusto di fare satira, o anche solo del buono spirito, insomma uno "humor" di centro». Altro che «buonismo». Gli «estremisti di centro» vogliono sangue. «Dovrà essere un giornale di battaglia, moderato ma tutt'altro che bollettino di partito. Uno strumento di comunicazione e di stimolo». Le rubriche verranno affidale a «penne graffiatiti e sagge, ricche di cultura e amanti della vera politica». Primo esempio, a dire il vero non esaltante, il «Controcanto» dell'ultimo numero, dedicato all'ex direttore Rotondi, gratificato dal titolo «Ribaldone». Ma chi sono queste penne «graffiatiti e sagge» che evoca Jerry White Bianco? Certo al «Popolo» piacerebbe assoldare Giovannino Guareschi, cattolico geniale che creò Peppone e Don Camillo e i comunisti «trinariciuti» in un'Italia Anni 50 in cui o eri con la Russia o con il Vaticano. Quel Guareschi convinto che la satira fosse una branca della morale, anzi, che non c'è satira senza morale finale. Quel Guareschi ultracattolico ma ribel¬ le, che fini addirittura in galera, por aver dato fastidio a De Gasperi. 0 forse il «Popolo» sarebbe contento di ospitare la testa a goccia e gli occhi a crocetta dell'omino di Guido Clericetti, «la matita di Dio», disegnatore ufficiale di Comunione e Liberazione. Quel Clericetti un po' ribelle anche lui, che ha tagliato i ponti con «Famiglia Cristiana» nel 1988, stanco dei suoi lettori «benpensanti». Quel Clericetti rigoroso fino all'intolleranza: «Mi definiscono intollerante e forse lo sono, ma io non mi scaglio contro gli altri, voglio solo sottolineare quello che penso e cercare di far pensare. Non amo gli umoristi per tutte le stagioni come Forattini, uomini di potere troppo obbligati verso il pubblico». E chissà se il «Popolo» ha fatto un pensierino sull'«estremista di centro» Jacovitti Benito, che ha iniziato scrivendo per il cattolico «Vittorioso» e ha continuato a collaborare con editrici religiose, e contemporaneamente, da buon ribelle, con «Playmen». «Io sono un estremista di centro - dice lui -. E sto in alto. Guardo dall'alto partiti e ideologie. Forse sono un conservatore, perché mi piacciono gli Anni 30, con i cappelli, gli Stukas, le automobili lucenti. E poi il mondo di Guareschi, con comunisti e cat¬ tolici che si fronteggiano lealmente: odio i partiti trasversali. Ma ho sempre litigato con tutti perché tutti cercavano di censurarmi». Già, il «Popolo» deve fare i conti con una scomoda realtà, ossia che «graffiamo e saggio» sono due qualità difficilmente conciliabili, e che i «grandi satiri» sono tutti un po' ribelli. «La volete capire che non si può parlare di satira di destra, di sinistra, di centro? - sorride Franco Calotti, che a Forte dei Marmi organizza il premio della Satira politica - . La satira è "contro" il potere, ha bisogno di cattiveria senza confini, di massima libertà. Come può far satira un giornale di partito, un organo di potere? Piuttosto che parlare di "humour di centro", Bianco potrebbe fare un bel gesto e ospitare gli umoristi tout court, senza distinzioni. Sarebbe un'occasione di crescita e discussione. Ma la satira di centro, per carità... non c'è proprio niente da ridere». Raffaella Silipo Il richiamo a umoristi cattolici e ribelli come Guareschi e Jacovitti Una vignetta di Jacovitti, nella foto Giovanni Guareschi

Luoghi citati: Forte Dei Marmi, Italia, Russia