Pannella: la sinistra si è vergognata di Guido Tiberga

Prime adesioni, dai laici agli ambientalisti, alla nuova campagna dei Riformatori Prime adesioni, dai laici agli ambientalisti, alla nuova campagna dei Riformatori Pannello: la sinistra si è vergognata «Svolta sui 18 referendum» RADICALE A sinistra, dai laici, dagli ambientalisti arrivano adesioni ai diciotto-referendum-diciotto dei Riformatori. Franco De Benedetti, Ferdinando Adornato, Piero Ostellino, Fulco Pratesi, persino Claudio Sabelli Fioretti, il direttore di Cuore che ha promosso i 18 referendum-burla. «Il Paese si è fatto uno sghignazzo dice il leader referendario - ma adesso, con un po' di informazione, comincia a vergognarsi. Se ne vergognerà, spero, anche il Tg5, che ai referendum di Cuore ha dedicato quasi tre minuti e ai nostri neanche un secondo in 4 mesi. Sembra una costante di questo Paese: una volta si rideva di chi digiunava, e intanto si dava il voto a chi s'ingozzava a quattro palmenti...». Onorevole Pannella, non crede che andare al voto su questioni che riguardano l'Enel o il numero delle maestre nelle scuole sia un modo come un altro per «umiliare» i referendum? «Ma chi lo ha detto che in democrazia i referendum si debbano fare solo per le cosiddette grandi questioni ideali? E' un'idea che possono avere soltanto i neofiti ignoranti di quel che credono ora di propugnare come Michele Serra. In Svizzera, negli ultimi venti anni, hanno votato per 174 referendum. In California, dal 1985 a oggi, ne hanno fatti 58. Non è vero che in Italia si fanno troppi referendum: è vero piuttosto che la Corte Costituzionale ha una giurisprudenza anticostituzionale. E ha ridotto la pratica referendaria a una corsa che cancella gran parte delle nostre proposte». In giro si sente dire: «Li abbiamo eletti, che lavorino». Non sarebbe opportuno che su certi argomenti si pronunciassero i parlamentari? «Chi dice così, poi non fa nulla. Noi invece aiutiamo governo e Parlamento a prendere delle decisioni. Succede cosi: noi raccogliamo le firme, e da quel momento ministri e Camere si mettono all'opera». Ma non sono questioni - diciamo - troppo tecniche? «Non è che scegliamo gli argomenti così, tanto per far numero. Prendiamo l'aborto, che il nostri refe¬ rendum vorrebbe rendere possibile anche nelle cliniche private, sottraendolo al monopolio di Stato. Mai il Parlamento avrebbe affrontato un argomento del genere. Il problema è la disinformazione assoluta che la stampa produce sui referendum. Abbiamo comperato una pagina di pubblicità, e firma persino Sabelli Fioretti...». Lei dice che i giornali boicottano i referendum. Non sarà invece che non interessano? «I referendum riguardano la legge elettorale all'americana, la sanità, la scuola, la giustizia, le libertà economiche, la disciplina degli affitti. Come può dire che non interessano i cittadini? Il problema è che la gente non sa neppure che esistono. Un esempio? Vogliamo togliere ai cacciatori il privilegio di passeggiare sui campi coltivati dei contadini. E dove sono gli agricoltori, le loro federazioni? Queste sono le uniche vere battaglie liberali che si fanno in questo Paese. Eppure tutto tace. Dove sono i maestri del pensiero, gli uomini come Bobbio? A loro rivolgo un appello. Perché stavolta è più che necessario serietà di dibattito e conoscenza». Onorevole Pannella, 18 referendum significano 18 schede, 18 colori diversi. Non crede che gli elettori in cabina siano disorientati? «Si, ma dalle elezioni, non dai referendum. E da quando la Corte di Cassazione inserisce sulla scheda il titolo, oltre al quesito tecnico, le cose sono molto più semplici. E poi bisogna capire che votare non è un obbligo. La democrazia vera è quella in cui i cittadini votano quando trovano qualche argomento che li interessi. Non sempre». Non pensa che la gente sia stanca della politica? «No. E' stanca dei partiti, non della politica. Radio Radicale dedica un filo diretto ai referendum. In un orario impossibile: da mezzanotte e venti alle 2. L'altra sera c'erano 38 persone in fila. Volevano parlare, dire la loro. E questo nel totale silenzio dei Tg, della Rai e della Fininvest. Ricorda gli ultimi referendum? I giornali non facevano che pubblicare interviste alle più grandi cariche dello Stato che preannunciavano il disastro dei referen¬ dum, dicevano che a votare non ci sarebbe andato nessuno. E invece ci sono andati tanti quanti al referendum di Segni e alle amministrative del 10 maggio scorso». I referendum costano un sacco di soldi. Almeno questo lo ammetterà. 0 no? «Il discorso sui costi lo sento fare anche quando ci sono le elezioni. E allora non vorrei che si arrivasse ad invidiare i regimi in cui si risparmia sul voto. Comunque è vero: i referendum - come le elezioni - costano. Ma c'è un modo per uscirne: il voto elettronico. E' dal 1981 che facciamo interrogazioni parlamentari per sollecitarlo. Scotti, quando era ministro dell'Interno, mi disse che era tutto pronto. Non ne abbiamo mai saputo più niente». Guido Tiberga «Riguardano la sanità, la scuola, la giustizia, gli affìtti. Eppure ancora troppi italiani non sanno neppure che esistono» «Sono i partiti, non la politica a stancare gli elettori» A lato, il leader dei riformatori Marco Pannella. Sopra Mariotto Segni

Luoghi citati: California, Italia, Svizzera