Johnson e Morceli, che gambe di Giorgio Barberis

28 La rassegna di Goteborg si è chiusa con l'incoronazione del superman Johnson e Morceli, che gambe E alla cubana Quirot va la medaglia più bella GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Michael Johnson, la grande stella del 5° campionato del mondo, ha posto il sigillo alla manifestazione vincendo l'oro con la staffetta 4x400 conclusiva. Ed è salito così per la sesta volta, in tre edizioni della rassegna iridata a cui ha partecipato, sul gradino più alto del podio. A precederlo il solo Cari Lewis, con otto titoli. Dietro c'è Sergei Bubka, che però le sue cinque medaglie d'oro le ha vinte tutte in un'unica specialità, l'asta. Non poteva proprio fare di più. Sul volto sorridente del campionissimo di Dallas, proiettato sul maxi-schermo dello stadio Ullevi durante la cerimonia di chiusura, si sono spenti i riflettori di un'ultima giornata che ha regalato il commovente oro di Ana Fidelia Quirot sugli 800, quello scontato di Noureddine Morceli nei 1500, il ritorno vincente di Stefka Kostadinova nell'alto, la potente spallata di Jan Zelezny che ha mandato il giavellotto ancora vicinissimo ai 90 metri, l'inatteso bis di Ismael Kirui sui 5000, oltre naturalmente alla festa delle staffette che ha permesso a Gwen Torrence di conquistare quel secondo oro negatole dalla squalifica nei 200 e agli statunitensi (tre vittorie su quattro, giusto perché la 4x100 maschile era stata squalificata in batteria) di portare il loro bottino a 12 ori, 2 argenti e 5 bronzi. Un trionfo, nonostante qualche assenza importante, tanto più rilevante vista la frammentazione del medagliere con ben 43 nazioni sul podio e 24 capaci di vincere almeno una gara. Pensate, 12 anni fa ad Helsinki erano stati in tutto 24 i Paesi a salire sul podio. Il ritorno vincente della Quirot ha permesso a Cuba di dare maggiore consistenza a un medagliere comunque inferiore alle attese e alla trentaduenne Ana Fidelia di riassaporare gioie antiche, che negli ultimi due anni le erano state vietate. Un po' come per la Kostadinova l'essere tornata ai vertici dell'alto, superando nuovamente i 2 metri e battendo la «tedesca» Astafei che fino a ottobre '93 era cittadina romena, o per Gwen Torrence, la cui grande felicità per l'oro conquistato con la staffetta veloce è stato però turbato dal bisticcio con la Ottey. Noureddine Morceli, invece, appena tagliato il traguardo ha mandato un bacio al cielo, ad Allah che gli ha dato garretti d'acciaio, che suo fratello maggiore (e allenatore) Abderahmane ha reso vincenti. Se alla vigilia si pensava che il suo successo sui 1500 fosse scontato, la gara ha confermato quanto scontato fosse il pronostico. L'avvio deciso di McMullen ha fatto pensare a un accordo, che lo statunitense si fosse assunto compiti di lepre. Ma il rallentamento dei secondi 400 metri (62"56 contro 57"43 dei primi) ha chiarito che sarebbe stata una gara tattica riportando alla memoria Barcellona e il più cocente ko patito da Morceli in questi anni. Ma, come sostiene Noureddine «quella sconfitta mi ha insegnato molte cose», e così poco prima della campana l'algerino si è portato deciso al comando. Ha piazzato un 100 metri da 12"93, poi ha dato almeno altre tre «strappate» stroncando i rivali. All'ingresso in rettilineo lui spingeva ancora, gli altri arrancavano arrostiti a una decina di metri. E Niyongabo, l'ipotetico grande rivale, finiva rigido nell'azione e incapace di reagire all'attacco di El Guerrouj che gli ha portato via l'argento. Il dominio magrebino sul resto del mondo si concretizza ulteriormente scorrendo l'ordine d'arrivo: sono in cinque, schierati sotto differenti bandiere, nei primi sette posti. Zelezny ha impiegato tre lanci per sciogliere la spalla: poi il suo giavellotto è volato lontano, dove neppure il ritrovato Backley era in grado di arrivare. Ed è l'ulteriore consacrazione per il ceko in una gara dove la regolarità - che ogni bava di vento mette in discussione a ogni lancio - è elemento rarissimo. Le staffette, infine. Hanno rappresentato il trionfo degli statunitensi, l'ideale monito di quel che attende gli altri ad Atlanta. Non c'è stato vincitore che nel dopo-gara abbia dimenticato di sottolineare la sua attesa per l'Olimpiade. C'è da esser certi che gli americani il prossimo anno saranno ancora più preparati, avversari terribili per tutti. Se, infatti, il successo della 4x400 appariva scontato al punto che Michael Johnson ha potuto quasi «passeggiare» la sua frazione, impressionante è stata la facilità con cui le ragazze Usa si sono imposte sia con il quartetto veloce sia con quello del miglio. E dire che nella 4x100 hanno lasciato fuori una certa Gail Devers e nella 4x400 hanno fatto altrettanto con le due grandi protagonista dei 400 hs, Batten e Buford. Resta la 4x100 che il prossimo anno gli statunitensi prepareranno con minore approssimazione nei cambi e che comunque ha premiato il Canada, già dominatore della gara più corta con ì primi due posti. Giorgio Barberis L'algerino nei 1500 dà un saggio di gran classe Bene gli Usa, poi 43 Paesi sul podio (e 24 d'oro) Festa per la 4 x 100 femminile Usa. Morceli a destra, manda baci al cielo dopo il successo

Luoghi citati: Atlanta, Barcellona, Canada, Cuba, Dallas, El Guerrouj, Helsinki, Usa