Quattro ragazzi sprint

Atletica, stop a Goteborg: mai così bene l'Italia ai Mondiali Atletica, stop a Goteborg: mai così bene l'Italia ai Mondiali Quattro ragazzi sprint Dalla 4x100 un bronzo inatteso GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Sei medaglie (due d'oro, due d'argento e due di bronzo) ai Mondiali l'Italia non le aveva mai conquistate. Ci è riuscita a Goteborg concludendo in bellezza così come aveva iniziato: dieci giorni fa l'insperato terzo posto di Ornella Ferrara nella maratona, ieri quello altrettanto inatteso della staffetta 4 x 100. In mezzo gli ori di Michele Didoni nei 20 chilometri di marcia e di Fiona May-Iapichino nel salto in lungo e gli argenti di Elisabetta Perrone e Giovanni Perricelli, entrambi ancora nella marcia (rispettivamente 10 e 50 km). Un bottino che permette agli azzurri di occupare il terzo gradino del medagliere, insieme alla Germania, dietro soltanto a Stati Uniti e Bielorussia. Il bronzo della 4 x 100 porta la firma di due sardi (Giovanni Puggioni e Sandro Floris), un ligure (Ezio Madonia) e un laziale (Angelo Cipolloni) e suona come premio non soltanto per il settore dello sprint che da anni cerca un uomo cui fare riferimento, ma per lo sforzo generale che l'atletica italiana sta facendo per rinnovare antichi fasti. Il quartetto azzurro si è preparato con cura: a Madonia è stato richiesto il sacrificio di rinunciare alla gara individuale dei 100 (dove comunque non avrebbe potuto fare molta strada) per preparare la staffetta. Ne è valsa la pena. Così come di restare in Italia fino all'ultimo per non sciupare energie nel clima coinvolgente del villaggio-atleti, dove ogni giorno ciascuno è suo malgrado partecipe di gioie e dolori altrui. La buona sorte ha poi dato una mano con l'eliminazione di pretendenti al podio come statunitensi, britannici (divenuti poca cosa dopo il forfait di Christie) e francesi, bloccati daU'infortunio di Trouabal. E comunque agli azzurri va riconosciuta la grande impresa, specie in semifinale quando per soli quattro centesimi - correndo in 38"41 hanno mancato quel primato italiano firmato ben 12 anni fa da Tilli, Simionato, Pavoni e Mennea. Un signor quartetto, insomma. Puggioni, Madonia, Cipolloni e Floris - hanno corso in quest'ordine - non valgono individualmente quella staffetta che, proprio ai Mondiali di Helsinki, fu seconda dietro agli Stati Uniti del giovane Cari Lewis. Ma indubbiamente hanno lavorato sodo per affinare i cambi e per recuperare, con la tecnica, l'handicap di una velocità di base non eccelsa. Anche lo scorso anno - con Nettis e Marras al posto di Puggioni e Cipolloni - gli azzurri avevano conquistato il bronzo agli Europei. Ma, rispetto ad oggi, è un podio - al di là dell'importanza - conquistato con meriti minori, senza cioè legittimarlo con il riscontro cronometrico, com'è avvenuto questa volta in semifinale. Cala il sipario e riguardando il medagliere azzurro non si può fare a meno di rivolgere un nuovo pensiero riconoscente alla marcia che ha saputo assorbire con disinvoltura persino il ritiro di un grandissimo come Maurizio Damilano. Didoni, Perricelli e Perrone sono in questo momento le punte di un movimento che continua a sfornare campioni. Forse i marciatori si sentono ghettizzati perché le loro imprese vengono meno enfatizzate di altre e proprio da questo traggono la forza per formare un gruppo stupendamente affiatato che dovrebbe servire come esempio ad altri. Ornella Ferrara ha tenuto alta la bandiera dell'Italia che corre, invero da qualche tempo incapace di sventolare come ci aveva abituato con i Cova e gli Antibo, con i Panetta e i Bordin. Fiona May-Iapichino è invece il piacevole frutto di frontiere sempre meno definite: chi si ostina a vedere in lei una «straniera» - inglese o giamaicana, ci sarebbe da discuterne - dimentica quanti oriundi italiani abbiamo visto vestire negli anni altre maglie. Giorgio Barberìs Esulta la staffetta italiana dopo il terzo posto conquistato ai Mondiali di atletica: da sinistra, Puggioni, Madonia, Cipolloni e Floris [TELE FOTO ANSA]

Luoghi citati: Bielorussia, Germania, Helsinki, Italia, Stati Uniti