«Ti sei ribellata, devi morire»

«Ti sei ribellato, devi morire» L'episodio presso Alessandria: gli aguzzini catturati dopo un furto «Ti sei ribellato, devi morire» In tre stuprano e feriscono una prostituta L'hanno preso per un furto in profumeria, ma nel carcere delle Vallette è stato rinchiuso in una cella del braccio dove stanno gli stupratori, isolato - come impongono le leggi non scritte della galera - dagli altri detenuti comuni. Jugoslav Stqjkovic, slavo di Serbia, anni 21, era inseguito dallo scorso 18 luglio da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Alessandria. E' accusato di aver picchiato, violentato (prima da solo, poi in gruppo) e ridotto in fin di vita una connazionale di 20 anni, scaricata come un pacco tra il 23 e il 24 giugno da un'auto in corsa sul ciglio dell'autostrada Torino-Piacenza. Quella notte K. T., queste le iniziali della ragazza, doveva morire. La sua fine, nella mente del suo torturatore, sarebbe servita come lezione per le altre prostitute dell'Est. Guai a ribellarsi, a seguire il suo «cattivo» esempio. Guai a illudersi che ci si possa sottrarre al giro dei marciapiedi controllato da Stojkovic a Milano e Torino. Guai a immaginarsi una vita diversa, in «proprio», magari in una cittadina come Alessandria. Lui l'ha inseguita, catturata, l'ha convinta a salire sulla sua auto promettendole un futuro migliore. E l'ha massacrata. Ma non è morta, K. T. Nonostante la violenza, le ferite in ogni parte del corpo («Ha usato il coltello» dirà poi lei, ma la perizia medica parla anche di «scope o rami d'albero») è stata soccorsa per tempo e portata in ospedale a Pavia, dove l'equipe dei chirurghi le ha salvato la vita. Quando è stata in grado di parlare, agli agenti della Mobile di Alessandria ha raccontato tutto quello che sapeva sul suo aguzzino: slavo, i capelli lunghi raccolti in una treccia, si fa passare per albanese e porta documenti falsi intestati a Alberto Kucova. Alle ragazze fa credere che quello sia il suo vero nome. Vive a Milano, dove gestisce un giro di prostitute slave che battono per lui in va¬ rie città del Nord Italia. E' feroce e determinato. Agli occhi della sue piccole schiave, è «il capo». S'è fatto beccare come un ladruncolo qualsiasi. L'altra notte, insieme con due complici, Pedras Belic, 18 anni, e Mirko Petrovic, 22, ha forzato la serranda della profumeria «Top diffusione» di via Cherubini 7 angolo via Montanaro. Qualcuno li ha sentiti entrare e ha telefonato al 113. Sono accorsi gli equipaggi di due volanti, la 7 e la 8. Fuga, inseguimento per le strade deserte, cattura. Un'operazione di routine, per gli agenti. All'alba, Stqjkovic e i suoi amici erano già negli uffici della polizia scientifica, per sottoporsi agli esami sulla loro vera identità. Alle 8, i risultati sono arrivati sul tavolo di Filippo Dispenza, primo dirigente, capo dell'ufficio controllo territorio della Questura. Ha fatto fare una ricerca su precedenti e pendenze, e quando ha letto la lunga strisciata del terminale ha fatto un salto sulla sedia: ecco il vero nome del giovane con la treccia, ecco il lungo elenco di reati per i quali era ricercato, tentato omicidio, violenza carnale, sequestro di persona, furto, rapina. Il dottor Dispenza ha telefonato alla Mobile di Alessandria: «Portateci una copia dell'ordinanza di custodia in carcere. E chiamate quella povera ragazza: ditele che l'abbiamo preso». Gianni Armand-Pilon La ragazza abbandonata sull'autostrada Torino-Piacenza Sopra Jugoslav Stojkovic, serbo, di 21 anni. Sarebbe lui il capo di un giro di prostitute slave che si estende in tutta Italia. Ora è ricoverato in isolamento alle Vallette Da sinistra Mirko Petrovic, 22 anni, e Pedras Belic, 18 anni, complici del capobanda La loro posizione è al vaglio degli inquirenti

Persone citate: Alberto Kucova, Dispenza, Filippo Dispenza, Gianni Armand-pilon, Mirko Petrovic, Stojkovic