«Capri, i principi li hai persi» di Fulvio Milone

«Capii, i principi li hai persi» Gli abitanti bocciano l'idea del sindaco di trasformare l'isola nella Montecarlo del Sud «Capii, i principi li hai persi» Addio vip, oggi è il regno dei pendolari CAPRI DAL NOSTRO INVIATO Se ne sta lì in piedi, all'ombra di una pensilina davanti ai bar di Marina Grande, con lo sguardo truce fisso sugli aliscafi che continuano a vomitare comitive di uomini, donne e bambini eccitati e con le magliette zuppe di sudore. «Chesto avesse 'a essere 'o principato», bofonchia mentre i sui colleghi tassisti fanno del loro meglio per guadagnarsi la pagnotta, proponendo un giro dell'isola a una coppia di messicani con macchine fotografiche regolamentari a tracolla. «Teresigna?», mormora il marito con un sorriso galante. Ma Teresigna non sembra nemmeno ascoltarlo: semplicemente tira dritto, a passo svelto, già rassegnata alla fila che si snoda davanti al botteghino della funicolare, Caronte meccanico che conduce dal porto al girone della Piazzetta le anime dei turisti «tutto compreso». «Chesto fosse il principato», ripete Ciro Gargiulo detto «Onassìs», 65 anni, decano degli autisti di piazza. Sa tutto di questo posto che nei sogni in cinemascope del sindaco Costantino Federico dovrebbe trasformarsi in una nuova Montecarlo. Lui e l'isola sono una sola cosa: ha vissuto la Capri magica di quarant'anni fa e ora è sempre qui, testimone di una brutta estate con poca acqua corrente e molto mare sporco. Il soprannome gliel'hanno appioppato i suoi colleghi: dicono sia stato l'unico tassista capace di tener testa a Onassis, l'armatore miliardario buonanima che da queste parti è passato alla storia più per l'avarizia che per la flo'ta e la moglie Jacqueline Kennedy. E lui conferma: «Lo accompagnai dal porto alla piazzetta. A quell'epoca tenevo 'nu capolavoro e macchina: una vecchia Aprilia verde smeraldo, meglio di una bella femmina. Quando arrivammo a destinazione lui tirò fuori dal portafoglio un biglietto da mille lire. Io glielo sventolai sotto il naso e gli dissi: «Ma come, signor Onassìs, con tutti i soldi che avete...». Mica scemo, il greco. Capì al volo, fece un sorrisetto imbarazzato e mi pagò il doppio della corsa. «Tu mi chiedi di raccontare com'era Capri negli Anni Cinquanta e Sessanta e quanto è cambiata l'isola da allora. A quell'epoca era bella, bella assai. Non dico che ora sia brutta: per me rimane sempre il posto più bello del mondo. Ma oggi è un'altra cosa. Questi turisti non mi piacciono: arrivano, vanno in piazzetta, guardano le vetrine dei negozi e se ne vanno. Un paio d'ore e via, e al posto dei soldi lasciano in ricordo cartacce unte, fazzolettini sporchi e lattine di Coca Cola. Poi c'è la storia dell'acqua corrente, che manca per un guasto alla conduttura: ora va un po' meglio, perché da Napoli arrivano le navi-cisterna. Ma trent'anni fa non ne avremmo avuto bisogno: c'era meno gente, e quasi tutte le case nel giardino tenevano i «cassoni». Sì, i serbatoi di riserva: molti proprietari li hanno eliminati per ingrandire le ville, una stanza in più fa sempre comodo. «Il sindaco vuole fare il Principato di Capri? Ma se questo posto un tempo era meglio di un regno! Parlo di quando venivano a villeggiare Totò, De Sica, Renato Rascel e Claudio Villa. Pure la figlia di Mussolini, Edda Ciano, passava l'estate qui, in una villa bellissima che poi è stata divisa in tanti pic¬ coli appartamenti. Quand'ero bambino, avrò avuto sì e no 13 anni, vendevo l'esca per i pesci a lei e ai suoi amici. Sai come prendevo i vermi? Con gli escrementi di vacca: li mettevo sulla sabbia, in riva al mare, e dopo un po' quelli venivano su. Forse erano attirati dall'odore, chissà. «Ogni tanto si faceva vedere pure Marion Brando: nu bello guaglione, non c'è che dire. Lui, come tutti gli altri, venivano a Capri con gli yacht: panfili a non finire, tutti ancorati a Marina Piccola. La sera salivano su in Piazzetta e passeggiavano lungo la via Quisisana, che diventava una passerella. C'erano pure gli Agnelli, Gianni e Umberto. Erano gli Anni Sessanta, erano i tempi in cui noi capresi e quelli di Anacapri, l'altro Comune nella parte più alta dell'isola, ci disprezzavamo a vicenda: per noi quelli lì erano solo montanari. Li chiamavamo «ciammurri», perché i primi abitanti di quella zona erano originari di una città turca che mi pare si chiami Chamur, o qualcosa del genere. Non avevo più l'Aprilia, ma una Fiat Millequattro decapottabile colore arancione, con i paraurti grandi e belli lucidi: 'o taxi più bello di Capri. Funziona ancora, la tengo chiusa in garage altrimenti si rovina. Ora mi accontento di una vecchia 131, ma in certe occasioni la guido ancora. L'ho usata poche settimana fa, quando sono andato a prendere Valeria Marini all'eliporto. Appena si è accomodata sul sedile posteriore ha telefonato alla madre con il cellulare: "Mamma, sono a Capri, vedessi che macchina mi sta portando in albergo...". Quando è scesa dall'auto e si è allontanata un suo amico mi ha chiesto perché avevo montato dei paraurti così grandi. Io mi sono messo a ridere e gli ho risposto: "Dotto', i paraurti miei sono come quelli della signora: belli assai"». «Io non dico che oggi Capri sia brutta. E' cambiata, ecco tutto. Va' a capire di chi è la colpa. Di persone famose ne vengono ancora: la Marini, 'o figlio 'e Bush, cantanti e attori e qualche principe arabo. Pure loro tengono i panfili, ma si fermano per un giorno o due e poi partono: chi per la Grecia, chi per le isole Eolie o per la Sardegna... Oggi ci sono troppi traghetti e aliscafi: portano migliaia di turisti che passano qui una mezza giornata senza spendere una lira. '0 sindaco dovrebbe fare qualcosa, magari vietare l'approdo nelle ore di punta. Guarda, guarda quanti ce ne stanno: quella è la spiaggia dei "Bagni Internazionali". L'acqua lì è ancora pulita. Come dici, vedi una striscia di schiuma che galleggia vicino alla riva? Ma no, che vai a pensare: il mare è un po' torbido perché c'è stato brutto tempo...». Fulvio Milone Trent'anni fa sulla Piazzetta c'erano Onassis, Jacqueline Kennedy e Totò Una vista di Capri: il suo mare è stato clamorosamente «bocciato» dagli esperti della «Goletta Verde»