Pace in Bosnia, un piccolo disgelo

Vertice russo-americano in Crimea: Washington non cede sulla revoca delle sanzioni alla Serbia Vertice russo-americano in Crimea: Washington non cede sulla revoca delle sanzioni alla Serbia Pace in Bosnia, un piccolo disgelo Kozyrev: «Noi egli Usa meno lontani» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un piccolo disgelo a Soci, tra America e Russia, nella dacia governativa Riviera. Molto piccolo. Anthony Lake se n'è ripartito, dopo due ore e mezzo di colloqui con il ministro degli Esteri russo Kozyrev, senza dire una sola parola. Kozyrev ha parlato invece con i giornalisti ostentando un moderato ottimismo e vantando forse qualcosa di più di quello che realmente è accaduto. «Siamo riusciti a coinvolgere gli Usa - ha detto - nell'esame degli approcci politici per la soluzione della crisi nell'ex Jugoslavia». Come dire che, «prima», Washington non voleva discuterne. E ha aggiunto una fumosa spiegazione, secondo la quale avrebbe ((trovato riconoscimento» la proposta di Eltsin per una conferenza internazionale a otto. In effetti sembra essere questo l'unico punto di convergenza relativa, visto che anche Washington propone un'analoga conferenza, in date e contenuti tutti da concordare. Nessun cenno, invece, alle presunte proposte di spartizione della Bosnia che il consigliere di Clinton sarebbe venuto a caldeggiare presso gli alleati europei. E non a caso. Anche se ne hanno parlato, com'è probabile, Mosca non dovrebbe esserne entusiasta. L'unico, ellittico riferimento alla questione l'ha fatto lo stesso Eltsin qualche giorno fa, ribadendo che per il Cremlino la «base di discussione» resta il Piano Bildt e la proposta a suo tempo varata dai «Gruppi di contatto». Di scambi tra l'enclave di Gorazde (da lasciare ai serbi) e l'area allargata di Sarajevo (da congegnare ai bosniaci) il Cremlino non è interessato a trattare, per lo meno fino a che le truppe croate e bosniache estendono le loro conquiste. Dissenso che permane, invece, sulle questioni delle sanzioni contro Belgrado. «Nell'idea americana - ha detto Kozyrev - la fine delle sanzioni non è così immediata come noi vorremmo». L'espressione, molto diplomatica, dice che Washington ha opposto un diniego alla richiesta russa di togliere gli indugi e concedere respiro a Belgrado in cambio del riconoscimento della Bosnia-Erzegovina. Il consuntivo dell'incontro pare molto modesto. Ma nessuno, qui a Mosca, si aspettava qualcosa di più. L'impressione generale è che Anthony Lake sia arrivato sul territorio russo dietro viva insistenza del Cremlino piuttosto che per meditata decisione di Clinton. E' noto che una tappa russa del suo viaggio europeo non era stata nemmeno prevista. Lake aveva in programma solo soste a Londra, Bonn, Parigi, Roma, Madrid e An¬ kara. Ma Eltsin deve avere tatto presente che, in tal caso, sarebbe apparso in tutta evidenza !o scollamento tra le posizioni americana e russa. Cosi, alla fine, Christopher ha dato indicazione di fermarsi anche sulle rive del Mar Nero. C'è dunque ragione di ritenere che il colloquio abbia avuto un aspetto piuttosto protocollare che di contenuti. Certo è che il Cremlino non ha alcun interesse, ora, a marcare la divergenza con Washington - il che ne sottolineerebbe l'isolamento - e preferisce fare buon viso a cattivo gioco. Si può scommettere anzi che Kozyrev abbia subito agitato da¬ vanti a Lake i rischi che una politica occidentale troppo indifferente alle esigenze russe possa produrre rillessi indesiderabili tra le forze politiche e l'opinione pubblica russa. Il voto della Duma, che ha legiferato sabato togliendo unilateralmente le sanzioni contro Belgrado e introducendo sanzioni russe contro Zagabria, costituisce un segnale d'allarme che Eltsin si appresta ad agitare per fermare l'espresso americano con il vagone tedesco al traino. Poi, tirato l'allarme, non gli resterà che porre il veto alle due leggi della Duma. Ma non è detto che possa mantenerlo a lungo. [g. ci «PROFUGHI SERBI, SCUSATECI» tifi Sappiamo che in Krajina durante la recente offensiva alcune persone tra di noi si sono comportate in modo emotivo. Esprimo simpatia per i profughi serbi, non ci sono giustificazioni per certi comportamenti Ivan Simonovic, sottosegretario croato «PROFUtifi Sapprante la Un soldato croato mette un fiore su un crocifisso presso un paese della Kra|ina riconquistata Sotto, Lake e Kozyrev a Soci e una piccola protuga serba su un camion in viaggio per Belgrado (FOTO ANSA RFUTFR]