Già fuggito uno della banda Aids

Due denunce in 48 ore: non trovato in casa dove dovrebbe scontare la pena | Aveva tentato di assaltare un edicola Due denunce in 48 ore: non trovato in casa dove dovrebbe scontare la pena Già fuggito uno della banda Aids La nostra legge sconcerta l'Europa I ~&TÌ^m* J[^^ Nuovi guai, si fa per dire, per Nuovi guai, si fa per dire, per Ferdinando Attanasio, uno dei rapinatori della «banda dell'Aids». E' stato denunciato due volte in due giorni. Rapina? Furto? Scippo? Macché: evasione. La prima giovedì, dalla polizia: gli agenti non l'hanno trovato né al mattino né al pomeriggio all'indirizzo di corso Molise 47, dove vivono i genitori e dove lui - malato conclamato e dunque, per legge, non punibile con la reclusione in carcere - dovrebbe scontare la pena per la lunga catena di colpi compiuti in istituti di credito di Torino e della provincia. La seconda l'altro ieri, dai carabinieri: solito giro di controllo della gazzella, esito negativo, altra denuncia. Una «disavventura» che non incide in alcun modo sul futuro di Attanasio, già condannato a morte dalla malattia. Piuttosto, la conferma che quella legge così come formulata - non funziona, è discriminante persino rispetto agli altri due membri della banda, Sergio Magnis e Antonio Lamarra. Il primo non sconta neanche gli arresti domiciliari per il semplice motivo che una casa non ce l'ha: dopo il gran baccano sollevato nei giorni scorsi ha lasciato Torino, ora si trova in Sicilia per un periodo di «vacanza». Il secondo è appena stato sfrattato dalla sua residenza-prigione di via Arquata: ha comunicato ai carabinieri il cambio di indirizzo ma niente e nessuno gli impedisce di uscire, libero senza bisogno di fuggire. Una storia eclatante che, dopo il polverone sollevato in Italia, fa ora discutere mezza Europa. Ecco Le Monde, quotidiano francese, in un articolo pubblicato ieri in prima pagina. Titolo a quattro colonne: «La gang dell'Aids sconcerta l'Italia». Scrive la giornalista: «Non è la prima volta che una legge italiana, ispirata a principi sacrosanti, determina situazioni impossibili». E ricorda la riforma Basaglia, 1978: solo dopo la chiusura dei manicomi ci si rese conto, drammaticamente, che non c'e¬ rano strutture alternative per i malati di niente. Il Times, da Londra, dedica ai tre un articolo d'apertura nelle pagine degli esteri. C'è anche una loro foto, una di quelle scattate durante la «conferenza stampa» all'Amedeo di Savoia. In primo piano si vede Magnis con la maglia felpata di Gambadilegno con la scritta «wanted». Il corrispondente da Roma racconta le loro imprese e riporta le parole di Sergio Molino, il capo della sezione furti e rapine della squadra mobile: «Sanno che non possono finire in prigione e agiscono a viso scoperto, senza al¬ cuna precauzione». Incredibile, vero? «Eppure è legge», conclude incredulo l'articolista ricordando la proposta-provocazione di An di introdurre la pena di morte per «i criminali che lo Stato non riesce a controllare». Stupiti anche i toni deU'Jfferald Tribune («La banda è libera di rapinare banche e ne approfitta»), di Liberation («Una legge unica in Europa, che non riesce a nascondere l'assenza di strutture sanitarie adeguate») e del Figaro. Anche qui, una grande foto a centro pagina, il titolo «Ecco i gangster dell'Aids» e la dicitura: «Questi tre uomini che posano di fronte all'obiettivo in un ospedale di Torino sono tre rapinatori di banca in libertà. Agiscono sempre a viso scoperto e in piena impunità, perche la polizia non ha strumenti per fermarli. In Italia, i inalati di Aids non possono essere rinchiusi in carcere: è la legge». Aggiunge il quotidiano francese: «Attanasio, Lamarra e Magnis chiedono al governo maggiori aiuti e attenzioni verso i malati di Aids. E comunque - conclude - dovranno restituire il denaro rubato». Gianni Armand-Pilon I principali quotidiani dedicano grande spazio al caso italiano. Le Monde: «Principi sacrosanti, situazioni impossibili». II Times di Londra: «Incredibile ma vero». a I ~&TÌ^m* ^S j~———. ^ J[^|J^ a MMMM^^^MpMMW^ - —mote stateci? La prima pagina del giornale «•Le Monde» e i servizio dedicato dall'inglese Times