La Michelin è sotto inchiesta

Casi di tumore Casi di tumore la Michelin è sotto inchiesta Finisce sotto inchiesta la Michelin: il suo amministratore delegato, il francese Emanuel Daubree, è indagato per omicidio colposo e per lesioni personali colpose. Il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello ha individuato una decina di casi di operai che si sono ammalati o sono deceduti in conseguenza all'esposizione a sostanze chimiche pericolose (in particolare, alcune amine aromatiche utilizzate nell'industria della gomma per ritardarne l'invecchiamento). Il manager francese è già stato interrogato dal magistrato, e ha spiegato che negli stabilimenti della Michelin sono state adottate tutte le misure di prevenzione necessarie alla tutela della salute dei lavoratori. L'inchiesta è quasi conclusa, ma nel frattempo l'Osservatorio delle malattie professionali ha segnalato alla procura altri casi di ex operai della Michelin (ma anche della Ceat e della Pirelli) malati di cancro alla vescica e di asbestosi e mesotelioma pleurico. Queste ultime due malattie sono provocate dalla esposizione alle fibre di amianto, che in passato veniva utilizzato negli stabilimenti in alcune fasi della lavorazione della gomma. Uno di questi operai ha anche iniziato una causa civile contro la Michelin: Marcello Giardini, dipendente dal 1954 al 1982. Dieci anni dopo il pensionamento si accorge di essere malato: i medici gli diagnosticano una neoplasia alla vescica, lui subisce un primo intervento alle Molinette, poi altri ancora. LTnail ha riconosciuto la natura professionale della malattia e un'invalidità del 45 per cento. Ora chiede al pretore Clotilde Fierro che gli venga risarcito il danno biologico e quello morale. Spiega Giardini (che è assistito dall'avvocato Pozza): «Non fui mai reso edotto dei rischi collegati all'attività lavorativa. A partire dal 1958 ho sempre lavorato al reparto G, il laboratorio dei controlli, come addetto ai prelievi di campioni di gomma o di altre sostanze, colle, acque coloranti a basi di benzine, eptano, di solventi e polveri varie. Spesso non potevo usare i guanti di protezione, perché c'era il rischio che si impigliassero nei cilindri in movimento». Per poter accedere ai reparti, Giardini doveva esibire un tesserino di «permesso d'ingresso permanente nei reparti segreti» (dove, spiega, «non vi erano impianti di aspirazione e non venivano distribuite mascherine») e percepiva un'indennità di nocività. Da parte sua, la Michelin risponde: «Abbiamo sempre perseguito come interesse primario la finalità della tutela della salute e della sicurezza nell'ambiente di lavoro. Non ci può essere imputato, con riferimento alle conoscenze tecniche dell'epoca, di aver negligentemente trascurato gli obblighi facenti capo al datore di lavoro, con ciò causando la malattia lamentata da Giardini». Prossima udienza, il prossimo 12 ottobre. Brunella Giovara

Persone citate: Brunella Giovara, Casi, Clotilde Fierro, Emanuel Daubree, Giardini, Marcello Giardini, Pozza, Raffaele Guariniello