Sonia, figlia del mondo «Non amo le bandiere»

Sonia, figlia del mondo «Non amo le bandiere» Sonia, figlia del mondo «Non amo le bandiere» UNA TESTA DURA DA IRLANDESE GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO «La mia casa è il mondo», dice Sonia O'Sullivan, da Cork City, Irlanda del Nord, un posto con i gabbiani e il vento da dove partivano i più poveri a cambiar vita. La casa di John e Mary O' Sullivan vedeva il piccolo porto chiamato Cobh, sulla costa di Sud Ovest, e quando lei nacque papà John che giocava per i Ramblers beveva una pinta di birra e la aspettava guardando il mare e il cielo, «che aveva un colore di ghiaccio». Era la prima figlia di Mary, 26 anni fa. Sonia ieri ha vinto i cinquemila e poi per tre volte ha rifiutato la bandiera dell'Irlanda che i suoi tifosi le porgevano. «La mia casa è il mondo, e poi ormai vivo a Londra e in America», spiega. Lei sta in mezzo al mondo, sul Tamigi e ad Ardmore, Filadelfia, vicino alla Villanova University, dove non tira troppo vento e non volano i gabbiani, come a casa sua. Tre ore prima di lei, quando c'era ancora il sole pieno, Martin Fiz da Viteria, Spagna, ha vinto la maratona saltando di gioia come fanno i calciatori dopo un gol e quasi mai quelli come lui dopo quaranta chilometri. Poi ha preso la bandiera della Spagna in una mano e nell'altra quella dei Paese baschi e s'è fatto il giro di campo in mezzo agli applausi. E quando qualche giornalista gli chiede perché, lui dice: «Sì sì, questa è una vittoria del Paese Basco, che dedico alla mia gente, alla mia famiglia e al mio medico che è lo stesso di Miguel Indurain». Ci sono anche le bandiere nel cuore dello sport, ai mondiali di Goteborg, perché questo è un grande spettacolo che contiene tutto e prende tutto. C'è la bandiera tricolore che ha preso Fiona May e ha spiegato sulle sue braccia, orizzonte il cielo, davanti le tivù. Ci sono quelle che tutti gli atleti sono andati ad afferrare dopo ogni gara, per il giro di pista, c'è quella algerina che Hassiba Boulmerka che vive lontano da casa, tra Cuba e la Francia per allenarsi, ha baciato piangendo, dopo aver vinto i 1500: «La mia vittoria è una vittoria della mia terra e della mia gente», disse. Ci sono mille bandiere, nel circo senza confini dello sport. Cari Lewis, quando vinceva, diceva: «Io sono una bandiera». Michael Johnson, invece, l'altro giorno ha detto: «Io sono un americano, sono fiero di esserlo, sono orgoglioso di sventola- re questa bandiera. Quando qualcuno mi ricorda Tokyo '68, il pugno chiuso di Black Power, sul podio, dei neri d'America, io rispondo che un atleta oggi deve dimostrare di essere coraggioso, e non far politica». Sergei Bubka, che vive a Montecarlo e manda i figli a scuola a Nizza, ha fatto un giro in mezzo al prato con la mano levata e la bandiera l'ha presa solo per le foto. Anche Sergei è uno straniero dello sport, uno che quando torna al suo villaggio, a Donetsk, in Ucraina, si chiude in casa. «Non mi riconosco più in questa terra e con questa gente», dice. «E' tutto così diverso, e forse io ho un altro ricordo, un'altra immagine da tenere». E poi ci sono i neri d'Africa che lasciano le loro bandiere, come Kipketer che ha scelto la Danimarca. Sonia O'Sullivan la sua bandiera, invece, l'ha tenuta pochi attimi sulle spalle quando un tifoso gliel'ha infilata. Poi, se l'è levata e l'ha posata sui tabelloni della pubblicità. La mia casa è il mondo, ripete. A 17 anni, aveva lasciato Cork City, per inseguire un'altra vita come hanno sempre fatto migliaia d'irlandesi. Se n'era andata in America, a Filadelfia, e nella scuola aveva cominciato a correre: «Ho fatto tutte le gare tranne i cento metri e sono arrivata sempre ultima». Ma Sonia è una testa dura. Scelse i cinquemila, li provò e li riprovò, e cominciò a vincere. Faceva di testa sua, anche contro il suo allenatore, solo che poi riusciva quasi sempre a dimostrare che aveva ragione lei. A Stoccarda, nel '93, doveva vincere, ma saltarono fuori le cinesi. Perse e disse: «Io non so perché loro vanno così forte. Però so che se loro fanno questi tempi, ci devo provare anch'io». Le cinesi hanno ballato una solo estate, e oggi a Goteborg non ci sono più. Lei, qui, c'è ancora e ha vinto. Poi dice: «Quando la Ribeiro è passata in testa a tirare, mi sono chiesta come faceva a spingere così, ma ho pensato che io dovevo andare più forte di lei». E la Ribeiro, accanto a lei: «Io potevo correre solo per una medaglia, troppo forte lei». Sonia O'Sullivan dev'essere così per la sua testa dura. Quelli che la conoscono dicono che quando ha deciso di avere una cosa, di solito la ottiene. E adesso al giornalista che le chiede della bandiera, sorride tranquilla. Perché stupirsi, se la sua casa è il mondo? Pierangelo Sapegno I RISULTATI LE FINALI DI IERI MASCHILI - 110 HS (vento -0,1): 1. A. Johnson (Usa) 13"00; 2. Jarrett (Gbr) 13"04; 3. Kingdom (Usa) 13" 19. LUNGO: 1. Pedroso (Cub) 8,70; 2. Beckford (Jam) 8,30; 3. Powell (Usa) 8,29. MARATONA: 1. Fiz(Spa) 2h 11'41"; 2. Ceon (Mex) 2h 12'13"; 3. L. Dos Santos (Bra) 2h 12'49"; 33. Barzaghi 2h 33'51"; Di Lello ritirato. FEMMINILI - 5000: 1. O'Sullivan Uri) 14'46"47; 2. Ribeiro (Por) 14'48"54; 3. Ouaziz (Mar) 14'53"77. DISCO: 1. Zvereva (Bie) 68,64; 2. Wyludda (Ger) 67,20; 3. Chernyavskaya (Rus) 66,86. LE ELIMINATORIE MASCHILI - 110 hs semifinali: A. Johnson (Usa) 13"25 e Jarrett (Gbr) 13"19. 4x100 batterie: Canada 38"38, Svezia 38"74, Australia 38"28 e Italia (Puggioni, Madonia, Cipolloni, Floris) 39"00; semifinali: Canada 38"16 e Australia 38"17 (2. Italia 38"41, qual.) 4x400 batterie: Usa 2'58"23 (5. Italia con Vaccari, L. Ottoz, Aimar, Nuti 3'02"01, ehm.), Kenya 3'00"81 e Nigeria 3'01"09. FEMMINILI - 4x100 batterie: Usa 42"44 e Jamaica 42"36 (Italia con Tuzzi, Farina, Ardissone, Levorato squalif.). 4x400: vincono le batterie Russia 3'22"24 e Usa 3'23"29 (7. Italia con Carbone, Spuri, Perpoli, De Angeli 3'30"88, ehm.). OGGI LE ULTIME FINALI ORE 15,15: ALTO F. Record: 2,09 Kostadinova (Bui) nel 1987. 16: GIAVELLOTTO. Record: 95,66 Zelezny (Cec) nel 1993. 16,05: STAFFETTA 4 x 100 FEMM. Record: 41 "37 Ddr nel 1985. 16,20: 1500. Record: 3'27"37 Morceli (Alg) nel 1995. 16,35: STAFFETTA 4 x 100: Record: 37"40 Usa '92 e Usa '93. 16,55: 800 FEMM. Record: l'53"28 Kratochvilova (Cec) nel 1983. 17,15: 5000: Record: 12'55"30 Kiptanui (Ken). Italiani: Di Napoli 17,55: STAFFETTA 4x400 FEMM. Record: 3'15"17 Urss nel 1988. 18,30: STAFFETTA 4x400: Record del mondo: 2'54"29 Usa (Valmon, Watts, Reynolds, M. Johnson) nel 1993.