Gli Usa scommettono sull'Italia

L'economia va bene, gli esperti invitano ad investire nel nostro Paese L'economia va bene, gli esperti invitano ad investire nel nostro Paese Gli Usa scommettono sull'Italia Ma resta forte il rischio politico WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le buone notizie riguardanti l'economia italiana sono ovviamente arrivate anche negli Stati Uniti, dove robuste pattuglie di analisti e studiosi tengono attentamente sott'occhio la situazione dell'Italia per poter dare tempestivi e utili suggerimenti agli investitori. I capitali americani sono attratti in misura crescente dall'Italia e molti consulenti incoraggiano con convinzione il movimento. Michael Ledeen, che attualmente all'American Enterprise Institute fa proprio questo mestiere, sostiene: «Non sono affatto stupito che l'economia italiana stia andando bene. Da anni dico a tutti quelli che mi chiedono consigli che l'Italia costituisce la migliore occasione di investimento nell'Europa occidentale. E' così da almeno tre o quattro anni e lo sarà ancora per un po'. Ottimi prodotti, grande inventiva, il migliore design del mondo, buone tecnologie. Veramente un buon momento. L'Italia è sottostimata e sottovalutata». Non tutti, però, condividono il solare ottimismo di Ledeen. Anche Edward Luttwak, per esempio, è convinto che l'economia italiana abbia «un potenziale migliore di quella francese o inglese», ma constata che «continua a esserci un gap tra la prestazione dell'economia italiana e la percezione internazionale della stessa». Questo, a suo giudizio, dipende dal fatto che permane «una diffusa mancanza di fiducia nel sistema italiano». Stanton Burnett, oltre ad avere diretto per anni il Csis (uno dei più noti «think tank» della capitale), ha studiato l'Ita- lia, vi ha scritto sopra moltissimo e vi ha anche vissuto per un periodo. Ha naturalmente notato che l'economia italiana sta attraversando una buona fase: «Le cifre sono davvero molto buone. Le esportazioni vanno benissimo, la lira sta recuperando sensibilmente, l'inflazione è sotto controllo. Sono stato anche favorevolmente stupito dall'iniziativa del governo sulle pensioni. Non c'è dubbio che la situazione economica appare piuttosto solida». Tuttavia l'ottimismo di Burnett è temperato da una seria preoccupazione. «C'è il grosso rischio che le storture del processo politico rovinino la ripresa - dice -. Il governo in carica è per definizione un governo debole. Le due alternative che si intravedono per il futuro lasciano entrambe piuttosto perplessi. Se vince Berlusconi, vince il suo strano partito-impresa, che suscita interrogativi di natura istituzionale. Se vince Prodi, vincono in realtà gli ex comuni- sti che costituiscono quasi tutta la sua forza. Entrambe le prospettive, più quella presente, generano incertezza». Potrà apparire sorprendente, ma questo tipo di preoccupazioni per così dire «politiche» hanno un peso ancora maggiore nelle valutazioni dei grandi centri di analisi economico-finanziaria. Moody's, per la verità, non ha al momento nei cassetti un'analisi aggiornata della situazione italiana. L'ultimo suo studio affronta, con estrema preoccupazione, le dinamiche interne al mondo bancario italiano, individuando una forbice crescente tra l'affidabilità delle grandi banche rispetto a quella delle piccole. Ma l'ultimissima analisi di Standard & Poor's si conclude con un giudizio secco sulla situazione: «Negative», negativa. Agli analisti di Standard & Poor's non è affatto sfuggita la buona prestazione dell'economia italiana. Anzi, l'analisi nota come «la grande affidabilità di credito dell'Italia rifletta la sua ricca e diversificata economia, oltre che la sua considevole flessibilità esterna, fattori che si sono rafforzati nel corso degli ultimi due anni». Secondo Standard & Poor's, «la ripresa economica italiana si è trasformata da crescita delle esportazioni trainata dalla svalutazione in aumento dei consumi privati e degli investimenti». Tuttavia, «c'è il rischio crescente che la debole leadership politica del Paese non riesca a affrontare i sempre più gravi problemi fiscali e politici per ancora parecchi anni». «Di conseguenza - è questa la conclusione - la prospettiva di una continuata incertezza politica minaccia di minare la fiducia dei mercati necessaria per sostenere la robusta prestazione economica dell'Italia all'interno e all'estero». Paolo Passarmi Luttwak: tra risultati e immagine all'estero ancora «gap» notevole A sinistra Lamberto Dini Sopra il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e a destra Edward Luttwak