Le guerre esaltano la bestia umana; i pregiudizi razziali anche

I ricchi sono grandi e piccoli LETTERE AL GIORNALE Le guerre esaltano la bestia umana; ipregiudizi razziali anche Donare la vita e garantirla Vorresi rispondere al Papa che non esistono «guerre giuste», esiste l'incapacità degli uomini di evitare sul nascere le guerre inutili. Le guerre sono sempre state l'esaltazione della bestialità degli uomini. In esse non vedo Dio. L'umanità perde tempo nell'accumulare ricchezze materiali e negli assurdi giochi di potere invece di porsi come obiettivo, nei fatti e non nelle parole, il miglioramento di ogni gradino della società e di ogni angolo del mondo. Sono una madre, grande è in me il senso della maternità inteso come dono perenne di vita. Sono un'insegnante e osservo il bisogno di cure e di attenzioni di cui necessitano le fragili creature che noi mettiamo al mondo. Sono convinta che la vita vada donata offrendo le migliori possibilità di sopravvivenza. Il dono della vita non si esaurisce nell'attimo del concepimento e nell'accettazione del parto, inorridisco al pensiero delle guerre, alla condivisione del Papa al coinvolgimento in questa guerra serbo-bosniaca; le guerre si devono impedire, si devono eliminare i corruttori delle menti, i pazzi, gli accentratori negativi del potere e non i nostri cari figli! Il Papa non conosce l'amore per i figli, vuol essere dalla parte della vita ed è il primo a voler coinvolgere migliaia di giovani in una guerra che li porterà sicuramente alla morte, mentre i leader della guerra se ne staranno tranquillamente a tavolino a decidere il massacro dei nostri figli. Invece di costruire la guerra costruiamo dei modelli positivi, insegniamo l'importanza della pace e l'equilibrio della mente. L'impegno morale sarà per noi grandissimo, dovremo inventarci delle nuove strategie di comportamento per non essere dei noiosi predicatori. I bambini sono incantati dagli adulti, mi sembra impossibile che poi debbano restare delusi. Ho sempre creduto che nel 2000 avremmo potuto risolvere meglio di prima i problemi dell'umanità. se avessi avuto la convinzione che i peggiori vincessero sui migliori non avrei messo al mondo mio figlio. Perché donare la vita vuol dire garantirla. Il dolore, la tristezza, già esistono nella malattia e nella quotidianità della vita, non giudichiamo le guerre «giuste» perché aumenterebbero drasticamente le infelicità, il dolore, le malattie, le invalidità, la follia, la tristezza degli uomini. Caro Papa, lasci ai giovani il diritto di godere quella vita che lei ha vissuto e per la quale incoerentemente si batte, aiuti il mondo a cercare soluzioni e a togliere la vita a chi vuole distruggerla non a chi la sta appena assaporando. Mariella Prelato Bruino (Torino) Progettare il turismo Nonostante i recenti provvedimenti fiscali e monetari varati dal governo il divario tra la Calabria ed il resto del Paese si allarga sempre di più. La grande massa dei disoccupati e occupati precari, unitamente ai cassintegrati per adesso impegnati in lavori socialmente utili (sulla carta) fra qualche tempo rischia davvero di esplodere e non sarà gestibile più da parte di nessuno. Un buon antidoto sarebbero i suggerimenti dell'economista Mario Deaglio apparsi su la Stampa. Sviluppo e ambiente, in Calabria, sono due facce di un unico problema; una politica per l'ambiente attuata da quelli che Deaglio chiama «autorità di comprensorio» sul tipo del modello organizzativo francese che funziona da anni nelle zone turistiche di quel Paese. Da noi invece la politica del turismo è terreno di coltura ideale per gruppi o per singoli senza che vi sia una idea, un progetto serio da attuare per un settore che volente o nolente è la via maestra per una razionale e sana crescita economica, sociale e culturale di questa nostra disgraziata regione. E' noto a tutti il sostanziale rivoluzionamento del comportamento turistico della gente; non vi è più stabilità dei mo- vimenti turistici: le scelte siano diversificate sia per quanto riguarda il periodo che la lunghezza delle vacanze; da noi c'è un clima ideale per ùnpiegare in primavera o in autunno il proprio periodo di ferie. Ha ragione Deaglio: la storia, la cultura; di più: il riutilizzo delle zone rurali; l'utilizzo dei beni demaniali. E' una impresa difficile e disperata impiegare le risorse umane e quelle che madre natura ci ha fornito? Non credo, a patto però di eliminare definitivamente la vischiosità delle abitudini, il gretto calcolo politico, le corporazioni e non ultimo l'endemico e costante pianto tipico delle nostre regioni meridionali. dr. Filippo Curiosi il cantante nero, l'atleta nero, l'attrice nera, la modella nera. Si potrebbe continuare così per ore, con una sfilza interminabile di esempi. Con questa osservazione non si vuole mettere in discussione l'utilità della sopraddetta apposizione, anche se il più delle volte è ridondante e imprecisa: infatti tutti abbiamo due occhi per renderci conto dalla foto e dai nomi che si tratta di persone di razza diversa dalla nostra. Il punto è che il più delle volte si considera nero colui che nero non è: e in questo modo si contribuisce a dare una visione stereotipata e distorta della realtà. Di mulatti, creoli, meticci si fa tutto un calderone, negandogli così dignità e nazionalità. Ma i veri neri, o meglio i «veri negri» (evitando l'ipocrita gentilizzazione con l'esclusione della g perché da tutti ritenuto offensivo) per la genetica sono soltanto coloro che abitano nell'Africa Nera e hanno pelle color ebano, naso camuso, labbra carnose e capelli crespi. Tutti gli altri, compresi i popoli del basso Mediterraneo, non sono altro che il risultato millenario dell'unione forzata o spontanea (con matrimoni, emigrazioni, invasioni, guerre, schiavitù) di gente bianca e gente nera. Ora, dopo questa breve parentesi, viene spontaneo domandarsi perché, se proprio si vuole fare una precisazione di tipo pseudoscientifico, non avvenga sempre. Ma avete mai letto o sentito dire «la ballerina bianca, la prostituta gialla, il musicista rosso, il cantante bianco, l'atleta giallo, l'attrice rossa? La risposta è ovviamente no, perché è ridicolo. Quasi sempre si precisa solo la nazionalità: la ballerina americana, la prostituta indonesiana, il musicista indio, il cantante inglese, l'atleta cinese, la modella tedesca. E si fa uso invece dei colori fondamentali della luce bianca soltanto in senso ironico o nel linguaggio giuridico-poliziesco, dove la determinazione della razza è fondamentale per ritrovare dei ricercati o degli scomparsi. E' evidente dunque la disparità di trattamento che non può essere tollerata, non tanto perché offensivo ma perché rimarca una distinzione netta tra bianco-giallo-rosso e nero che è estremamente pericolosa in una società multirazziale. Questa potrà sembrare una paternale banale e semplicistica, ma dal momento che il mondo dell'informazione influenza mentalità, costumi e atteggiamenti, è giusto che si faccia un uso più appropriato del linguaggio, con la scelta dei vocaboli più idonei e meno nocivi. Elisabeth Piras Trombi Abibatu Cagliari Le schedature dei carabinieri Insieme ad altri miei colleghi, desidererei essere ragguagliato su quanto esporrò in appresso in merito ai carabinieri. Sono un rappresentante di commercio che da anni percorre chilometri di strade giornalmente. Purtroppo data la mia professione sono spesse volte fermato - giustamente - dai carabinieri che si trovano lungo le strade per controllo. Come di consueto chiedono la carta di circolazione del veicolo e la patente di guida del conducente. Nulla di male, controlli giusti, quello che fa meraviglia a noi conducenti che dopo aver controllato la documentazione registrano tutti i dati del conducente su apposito registro. Gradiremmo sapere da questi benemeriti per quale motivo vengono fatte tutte queste registrazioni se non ci sono infrazioni al codice della strada. Come mai queste registrazioni non vengono mai fatte dalla polizia stradale di cui è competenza specifica il controllo dei veicoli? Stiamo forse tornando alle schedature? Mario Pistori, Moncalieri I colori della pelle Nel mondo del giornalismo è pessima abitudine dare un marchio indelebile a tutti coloro che hanno la pelle ambrata e i capelli ondulati con l'aggettivo «nero». Si legge così spesso: la ballerina nera, la prostituta nera, il musicista nero,

Persone citate: Deaglio, Elisabeth Piras, Filippo Curiosi, Mariella Prelato Bruino, Mario Deaglio, Mario Pistori

Luoghi citati: Africa Nera, Cagliari, Calabria, Moncalieri, Torino