Meno miliardo ai locali storici di Luisella Re
Il progetto approntato dal Piemonte viene copiato dalle altre regioni, però stenta a decollare Il progetto approntato dal Piemonte viene copiato dalle altre regioni, però stenta a decollare Meno miliardo ai locali storici Ma la legge rischia di non essere applicata Mezzo miliardo, entro dicembre, per tutelare i negozi e i pubblici esercizi storici di Torino e dell'intero Piemonte. Lo ha stanziato il febbraio scorso la Regione, prima in tutt'Italia, approvando un progetto di legge proposto nell'88 e finalmente condotto in porto dal consigliere di Rifondazione Pino Chiezzi, attuale presidente della Commissione Cultura. Il provvedimento prevede una doppia serie di interventi. Prima la cernita e il censimento dei locali in questione, effettuati dai singoli Comuni con un contributo regionale sino al 30 per cento della spesa, poi un altro contributo individuale del 30 per cento destinato (sempre con l'avallo del Comune di appartenenza) ai proprietari di locali storici che intendano valorizzarli e restaurarli. La novità è stata applaudita all'ultimo convegno dell'associazione «Locali storici», che dal '75 raggruppa i 151 pubblici esercizi italiani più antichi e prestigiosi. Un Gotha in cui rientrano alberghi e ristoranti, trattorie, pasticcerie e caffè che per fascino e pedigree si sono trasformati, generazione dopo generazione, in preziosi e irripetibili «musei dell'ospitalità». Spiega Antonio Chessa, titolare del caffè Mulassano e cancelliere nazionale dell'associazione, che ha lottato a fianco dell'ingegner Chiezzi per concretare la nuova legge: «11 nostro è l'unico Paese dove, nonostante chiacchiere e promesse, i locali storici continuano a non avere alcuna tutela». L'unico testo a favore di negozi ed esercizi storici contro eventuali cambiamenti di destinazione resta quello fascista del '34, tanto farraginoso quanto superato. E nessuna Soprintendenza l'ha mai messo in pratica in modo organico. Anche a Torino dove, sottolinea Chessa, «gli unici locali torinesi vincolati risultano il Cambio e il Baratti, mentre il vecchio Talmone ha ottenuto quest'onore soltanto quando ha definitivamente chiuso». Il cancelliere dei «Locali storici» si augura che la normativa piemontese «serva da grimaldello per una migliore politica non soltanto locale». Ma non ci giura : «Siamo i primi ad avere una legge di riferimento, non vorrei fossimo gli ultimi ad applicarla. In Toscana e Lazio, ad esempio, ci hanno già chiesto il testo piemontese per promuovere una legge analoga. E in Sicilia, prima ancora di legiferare nella stessa direzione, si sono affrettati a promuovere un'equipe universitaria per realizzare il censimento dei locali significativi». In Piemonte, invece, il pro- getto stenta a decollare e la legge resta in un cassetto. Bisogna ancora decidere chi metterà concretamente a punto i parametri del censimento, stabilendo una griglia di riferimento allargata non solo a caffè e ristoranti ma anche alle diverse categorie di negozi: farmacie e drogherie, salumerie e gioiellerie, librerie e negozi di fiori. Suggerisce Chessa: «Per gli esercizi pubblici può servire l'esperienza della mia associazione. Per il resto del commer¬ cio potremo invece utilizzare la mappa torinese di riferimento anticipata dallo splendido catalogo, invidiatissimo dai colleghi milanesi e romani, che l'editore Allemandi abbinò nell'84 alla mostra su "Botteghe e negozi"». Ma come individuare le antiche, misconosciute insegne che si nascondono nei paesi di provincia? Esercenti e commercianti chiedono che Enti locali e Soprintendenza non attendano oltre. E temono che l'anno prossimo, se il mezzo miliardo stanziato per il '95 non sarà utilizzato, la Regione non rinnovi più il finanziamento. Una paura immotivata, secondo il neoassessore regionale alla Cultura Giampiero Leo. Assicura: «Abbiamo affrontato l'argomento in Commissione in una delle ultime riunioni che hanno preceduto le vacanze, sottolineandone la validità. Questa legge-pilota merita di essere attuata con attenzione ed urgenza». Luisella Re A fianco una immagine di Baratti & Milano, che un anno fa è passato a una nuova gestione. Quindi, Antonio Chessa, titolare del caffè Mulassano e cancelliere nazionale dell'associazione «Locali storici». A destra, vicino al titolo, il Caffè Torino
Persone citate: Allemandi, Antonio Chessa, Chessa, Chiezzi, Giampiero Leo, Mulassano, Pino Chiezzi
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