l'Italia inciampa sulle siepi di Giorgio Barberis
l'Italia inciampa sulle siepi l'Italia inciampa sulle siepi Carosi-Lambruschini arrostiti dai keniani GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Moses Kiptanui ha brutalmente cancellato le speranze dell'Italia di arricchire il suo già insperatamente pingue bottino di medaglie. Non che il keniano l'abbia fatto apposta, perché lui pensava ai casi suoi, ma quel suo imporre un ritmo sostenutissimo ai 3000 siepi - tale da mettere in difficoltà anche i suoi colleghi Kosgei e Birir - è risultato deleterio per Carosi e Lambruschini, togliendo loro ogni speranza di poter tentare il colpo a sorpresa nel finale. Poco preoccupato delle italiche vicende, Kiptanui è soddisfatto: «E' stato tutto molto facile. Il record del mondo? A 400 metri dalla fine ho visto che gli avversari erano ben lontani e che quindi non c'era bisogno di forzare. Cosi ho deciso di "salvarlo" per Zurigo, il meeting in programma mercoledì. Correrò 10 siepi anche il prossimo anno, 11 mio traguardo sono i Giochi di Atlanta. Poi mi dedicherò a 5 e 10 mila». Ma torniamo agli italiani. Su Carosi e Lambruschini - specie sul primo, spavaldo nelle dichiarazioni delle vigilia - si erano appuntate le speranze di vedere un altro azzurro sul podio iridato. La gara, invece, ha chiarito che Carosi è buon interprete delle siepi ma gli manca la statura del primattore, mentre Lambruschini rende ai migliori oltre due mesi di preparazione, decisivi per spiegare la sua mediocre condizione attuale: «Niente da dire - ha commentato il toscano -, gli altri andavano troppo forte per le mie attuali possibilità». Certo, dispiace. Perché il Lambruschini che a Stoccarda aveva conquistato il bronzo, ieri avrebbe potuto lottare per l'argento con quel Kosgei la cui corsa è tutta sregolatezza, con continui cambi di ritmo, e il cui passaggio dell'ostacolo è ogni volta un'avventura. Un'avventura addirittura disastrosa anche per il più regolare Birir, che nell'ultimo giro è caduto due volte, su una barriera e dopo la siepe, pregiudicando la tripletta del Kenya. Sul podio è così salito il saudita Al-Asmari, che già nelle fase eliminatoria aveva dato ottima impressione di sé. Carosi quinto e Lambruschini decimo: così sono finiti gli azzurri, che passano il testimone della «speranza» ai maratoneti, impegnati oggi in una gara che potrebbe rivelarsi massacrante visto che il via verrà dato alle 14. Il bel tempo continua ad assistere questi campionati: sole, caldo abbastanza secco, poca umidità e ventilazione pressoché ininfluente nelle ore più assolate. La maratona sarà quindi una bella faticata, con i due azzurri, Barzaghi e Di Lello, intenzionati a giocarsi fino in fondo un buon risultato qui e la possibilità di andare il prossimo anno ad Atlanta, legata proprio ad una gara iridata convincente. Nessuno si illude: favoriti sono lo spagnolo Fiz, il messicano Ceron e l'australiano Moneghetti, poi c'è una nutrita lista di outsiders. Però i due azzurri vorrebbero intaccare le gerarchie. Il resto dell'Italia, nei due giorni che rimangono, è affidato alla staffetta, il cui obbiettivo massimo ci pare la finale in campo maschile. Resta Genny Di Napoli, brillante vincitore della sua batteria dei 5000, dove ha dato forfait Gebreselassie allettato, più che da una doppietta iridata, dai soldoni promessigli da herr Brugger per correre a Zurigo. Di Napoli aveva detto che la sua finale era la batteria, adesso chissà che non ci ripensi. Anche se non bisogna illudersi: non c'è Gebre a «ucciderli», ma i 5000 propongono comunque un bel lotto di fondisti più accreditati dell'azzurro. Giorgio Barberis Di Napoli I ° nella batteria dei 5000
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