Bubka ha fermato il tempo

Il primatista dell'asta trionfa per la 5a volta consecutiva Il primatista dell'asta trionfa per la 5a volta consecutiva Bubka ha fermato il tempo Anche ieri ha vinto sfiorando i 6,15 «Cinque titoli, solo io posso dirlo» MONDIALI 1|| 01 ATLETICA 7< GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Sulla pista c'era Michael Johnson che si riscaldava, uno che viene dal settimo piano di Keller Springs, a 30 minuti dai grattacieli della downtown di Dallas, e che diceva «io non sono ancora un monumento. Lo diventerò». Sergei Bubka correva sul prato e faceva cinque con la mano alla telecamera che lo inseguiva, cinque come i mondiali che ha vinto da questa sera di luce bianca, poi ha scherzato un po' con la mascotte e se n'è uscito mentre Michael Johnson scattava a testa alta. Chissà se il tempo corre veloce come Michael. Perché Sergei Bubka è un signore nato con i mondiali, nel 1983, a Helsinki, e sembra ieri quando i giornalisti aspettavano Costantin Volkov e saltò fuori questo ragazzino che nessuno conosceva e che non sapeva neanche che cosa bisogna fare quando si vince: se ne andò nel villaggio saltando conferenze e premi Da allora, ha collezionato 35 record e vinto 5 titoli del mondo, ha visto passare la stella di Cari Lewis che volava sulle gambe e alla fine dichiarava molto freddamente che «questa è stata una giornata nonnaie per me: ho vinto»; e ha visto quella di Linford Christie che cominciava a vincere e diceva «oggi son tornato bambino, quando si andava a vedere i treni passare». Lui c'era sempre, Sergei, saliva nel cielo con un'asta, mentre i treni passavano e portavano via la gente, i compagni e gli altri, c'era sempre quando Cari e Linford dominavano il mondo dell'atletica assieme a lui, e poi a Sotomayor, o a Colin Jackson. Adesso che loro sono scesi dal treno, proprio qui, a Goteborg, adesso che Christie dice che «il tempo passa per tutti e io ho provato a convincerlo, ma non c'è stato verso», adesso Sergei continua a salire verso il cielo con la sua asta che si piega e lo lancia in aria, e poi attraversa il campo di corsa mentre la folla grida «Bubka, Bubka», e Michael Johnson, «la statua che corre», prepara il suo treno. In questi mondiali del nuovo alle porte di Atlanta, lui, Sergei, è l'unica cosa di antico che resta e non cade. Gioca e vince, e dice: «Ho fatto un sogno, di restare ancora qui, con una medaglia, su un podio, quando gli altri hanno finito o sono andati via». L'asta è un ascensore per il cielo. Questa volta si è fermato a 5,92. «Quando sali ti senti un angelo dice Bubka -, Io qui volevo solo vincere perché nessuno può dire ho vinto cinque Mondiali di seguito. Io si, posso farlo, e questo mi riempie d'orgoglio». Per il record a 6,15 che ha tentato inutilmente tre volte, ci penserà un'altra volta, in un meeting, «perché non era la serata giusta. Questa era una gara che prima di tutto bisognava vincere». Lui, dei grandi vecchi che si sono fermati, è l'unico che ci è riuscito, davanti agli occhi del giovane Okkert Brits, di Bloemfontein, Sud Africa, che mangiava il sandwich e lo sognava guardando la televisione, affondato sulla poltrona della sala. Quando spegneva la tivù, il giovane Okkert usciva in giardino, si costruiva una pedana, ci metteva i sacchi e cominciava a provare conun'asta che il babbo teneva in casa. Era il 1987, Okkert aveva 14 anni e Bubka quasi dieci di più, quando in quella sera d'estate saltava 6 metri e 3 centimetri sul prato di Praga. Il giovane Okkert Brits di Bloemfontein è cresciuto, ha giocato a rugby facendo l'esterno e ha fatto surf sul mare della False Bay, sempre sognando un giorno di diventare come quell'angelo che volava sopra i sei metri a Praga. Ha comprato un cane per la sua casa, un terribile pitbull terrier, e l'ha chiamato Bubka. Ha passato giorni interi a studiare i salti di Sergei registrati alla tivù. Adesso che un po' di tempo ò passato, è venuto qui ai suoi primi mondiali, sperando di battere il maestro. S'è fermato a 5,80, al quarto posto soltanto, ed è stato costretto a guardare. Lui dovrà ancora aspettare, un treno che passa pieno di luci. Sergei non molla, e sul treno che porta ad Atlanta c'è salito pure lui. Adesso ha sei macchine, una casa a Montecarlo, una a Berlino e un'altra che gli guarda la mamma a Donetsk. Quando ci torna si chiude dentro ed esce solo per allenarsi. «E' tutto cambiato - dice -. La gente pensa solo a fare soldi e ha sempre fretta». E' il mondo che va Solo lui l'ha fermato, solo lui è riuscito a fare quello che non ha potuto Linford Clmstie. L'avrà convinto, il tempo. Pierangelo Sapegno L'ultimo dei «vecchi» ha 6 auto e 3 case «ma sono ancora qui gli altri sono spariti» MONDIALI 1|| 01 ATLETICA 7< IL GABBIANO. E' il soprannome di Sergei Bubka, campione del salto con l'asta