JOVANOTTI «Un barbone a Hollywood»

Lorenzo racconta la sua esperienza d'attore con D'Alatri: «Imparo a recitare con gli occhi» I opera in diretta Lorenzo racconta la sua esperienza d'attore con D'Alatri: «Imparo a recitare con gli occhi» JOVANOTTI Un barbone a Hollywood GINEVRA DAL NOSTRO INVIATO Potremmo raccontarvi l'ultimo concerto di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. L'ultimo della tournée, in questa notte di Ginevra, con gli svizzeri che sono qui per ascoltare i Simple Minds epperò s'entusiasmano per «les italiens» Pino Daniele e Jovanotti, emigranti della musica trionfatori tra applausi e bis. Oppure potremmo spettegolare sugli affari privati del signor Cherubini, innamoratissimo della sua Francesca occhiazzurri. Non si lasciano mai, con sommo scorno delle fan6. Ancora, potremmo rivelarvi che l'ottimo Lorenzo s'è prodigato a metter pace fra Pino Daniele e Ramazzotti, che alla fine dell'esperienza in trio s'erano lasciati con qualche scazzo: per festeggiare, lunedi Eros e Lorenzo faranno una comparsata al concerto di Pino, a Rimini. Potremmo. Ma Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti girerà un film con Alessandro D'Alatri, il regista di «Senza pelle»; e D'Alatri gli ha raccomandato di non sbottonarsi, di non rivelare nulla; e Lorenzo è fedele alla linea. Così il mistero cresce. Tanto che vien voglia di guardarci dentro. Si sa che il film s'intitolerà «Bravo Randy», e il ragazzo Cherubini avrà il ruolo di un barbone. Il che, ammetterete, è pochino. Poiché «Bravo Randy» sarà ambientato in California, e Lorenzo da un mesetto ciondola da quelle parti, è opinione diffusa che la lavorazione sia già avviata. Errore. «Le riprese cominciano a settembre - dice l'ex Scapocchione -. Per ora ci sono i sopralluoghi. Il film sarà ambientato a Los Angeles, nella downtown, dove ci sono gli uffici. Di notte si svuota: restano le gang e i disperati, i relitti umani». E Jovanotti è appunto uno di quei relitti umani. «Beh, sarò una specie di barbone. E' strano però, che mi sia capitato questo molo: io l'ho conosciuto, un barbone. Era uno del mio paese, aveva avuto tanti problemi, manicomio, elettrochoc... Un giorno, mio padre lo incontra a Roma: dormiva per strada. Gli ha dato una mano. Lo ha aiutato a trovarsi un lavoro... Beh, c'è questa figura nella mia memoria». Ma se il film non è cominciato, lei che ci fa in America? Le gusta il posto? «Mica tanto. L'America è un paese strano, ostenta una sicurezza che non ha. Non mi ci ritrovo. Certo, siamo sistemati bene, Francesca ed io: abbiamo un appartamentino a Los Angeles. Ma non è una città, Los Angeles. E' un immenso ghetto: ci sono i ghetti dei poveri, e i ghetti dei ricchi. Ma sempre ghetti sono. Un fine settimana siamo scappati a San Francisco: perché San Francisco è ancora una città come la pensiamo noi, con la gente, i piccoli negozi, la vita. Abbiamo girato per ore il quartiere cinese, abbiamo fatto compere, ci sembrava di rivivere». Resta da capire perché lei si sia piazzato a Los Angeles. Le piace farsi del male? «D'Alatri è là, e io prendo lezioni di recitazione». Da chi? «Ma da D'Alatri, no? Ogni mattina sto quattro ore con Alessandro: mi insegna tutto, perché ho tutto da imparare. Il mio è un personaggio che parla poco; anzi, non parla proprio. Per tre quarti del film recito con gli occhi. Al minimo, insomma: devo dare tutto con il movimento di un sopracciglio. Riempire la scena con l'immobilità». Ah, ecco. Lei nel film è paralizzato? «No, per una parte... E' una storia bellissima, secondo me è proprio un bel punto di vista sul mondo. Ma non la racconto, sennò Alessandro mi ammazza...». Un duro padrone, eh? «No, no. Un amico. Io ho sempre pensato: se un giorno interpreterò un film, sarà con lui. Ci co- nosciamo da tanti anni, e mi fido: mi metto nelle sue mani, mi rendo strumento. Con un altro avrei mille paure, con Alessandro no: è come lavorare con Michele». Michele nel senso di Centonze, il suo chitarrista e fedele pard? «Sì. Anche lui e Saturnino (il bassista di Jovanotti, ndr) sono coinvolti: scriviamo insieme la colonna sonora. Io non canto, non ci sono canzoni. Soltanto il commento musicale. Stiamo già buttando giù qualche tema». Saturnino e Michele in sala di registrazione. Sul set, invece, Greta Scacchi e Valeria Golino. Avrete qualche scena d'amore? Francesca Iosa? «Francesca non ha letto la sceneggiatura, sennò il film me lo scordavo. Scherzi a parte: Greta Scacchi non l'ho ancora incontrata, la vedrò a fine mese. Però ho conosciuto Valeria». Siete già diventati amiconi... «Mi piace, Valeria. Greta Scacchi non è il mio tipo, è bella ma non è quella bellezza che mi colpisce». Nel film, il barbone va in coma e alla dottoressa Scacchi tocca di decidere se staccare o no la spina. «Macché, hanno scritto un sacco di sciocchezze: la storia non è così. Però mica la racconto... Comunque, Greta Scacchi è la donna che mi aiuta: il personaggio più razionale di tutto il film». Un film del quale lei, mi sembra di capire, non intende rivelare la trama. «E' un film importante. Per Alessandro, poi... Lui è a una svolta, dopo "Senza pelle" è atteso alla prova dalla critica, dal mondo del cinema. Quanto a me, è capitato al momento giusto. Mi spiego: oggi non me la sentirei di entrare in studio e incidere un nuovo disco. Voglio riprendere fiato, capire che strada imboccare, dove andrò. Ha presente "Linea d'ombra"?». Il romanzo di Conrad? «Sì. Io sono nella linea d'ombra. L'età delle scelte. E aspettavo un incarico, un "comando"... Il film è l'incarico. Diverso da inventarmi un altro disco di successo. Perché quell'incarico lì, adesso, proprio non me lo posso prendere». Gabriele Ferraris Le partner: «Greta Scacchi non è il mio tipo, meglio la Golino» «Sto attraversando la mia linea d'ombra, il film mi farà capire dove vado» Ss Le partner: «Greta Scacchi non è il mio tipo, meglio la Golino» «Sto attraversando la mia linea d'ombra, il film mi farà capire dove vado» /Èli Lorenzo-Jovanotti beato fra le donne, con le due attrici che reciteranno al suo fianco in «Bravo Randy»: Valeria Golino (sopra) e Greta Scacchi (a destra)