Da Marsiglia un messaggio di pace; al mare, cercasi radice degli scogli

Da Marsiglia un messaggio di pace; al mare, cercasi radice degli scogli AL GIORNALE Da Marsiglia un messaggio di pace; al mare, cercasi radice degli scogli Lamartine e i confini della discordia Stiamo passando le ferie in montagna alla Barrerà, Comune di Coazze, senza tv e radio, ma i parenti mi danno ogni tanto notizie. Io Michellefai honte, mi vergogno d'essere francese in questo periodo! Sono stata contenta di leggere su La Stampa del 14 luglio le manifestazioni davanti al Consolato francese a Torino contro i test nucleari. Al nostro ritorno riferirò quel fatto al nostro journal Le Provencal. Questo è il messaggio di Lamartine, sulla statua in pietra, simbolo della Fraternità, eretta nel meraviglioso giardino del Palazzo Longchamp a Marsiglia: «Perché odiarci, mettendo fra gli uomini/quei confini o quelle acque che aborriscono l'occhio di Dio?/ Di frontiere in cielo vediamo noi qualche traccia?/ La volta celeste ha essa un muro, un limite, un ostacolo?/ Nazione: termine pomposo per dire barbarie!/L'amore s'arresta là dove si arresta il vostro passo?/ Lacerate i vessilli, un'altra voce vi strilla: "L'egoismo/ e l'odio, essi solo hanno una Patria,/ la Fraternità non ne ha"». (Lamartine, 1779-1869). E' un messaggio per tutti i popoli della Jugoslavia, una preghiera in tutte le lingue! Il monumento fu eretto nel 1946. Nell'immediato dopoguerra, questo modo di pensare conteneva la speranza di un nuovo orizzonte per l'umanità, era questo un primo passo verso un'Europa senza frontiere, con la speranza di realizzare un'unità dei popoli. Marsiglia ha una popolazione di tutti i Paesi del mondo! Spero che tutti i test nucleari siano eliminati. Michelle Portigliatti Marseille (Francia) Non si gira al largo dal suolo pubblico Com'è noto la legge consente il libero accesso sul litorale marino entro cinque metri da dove batte l'onda, ma in occasione del mio soggiorno a Loano ho potuto constatare la spudoratezza di qualche con¬ cessionario per impedirne l'attuazione. Il gestore dei Bagni Marina Piccola (lungomare Marconi) che ha in gestione una scogliera da lui stesso creata, ha esposto il seguente cartello: «E' vietata la sosta sugli scogli - E' consentito il passaggio alle radici (?)». Quali siano le radici di una scogliera a livello del mare è un po' problematico ma che voglia intendere di girare al largo è abbastanza clùaro. La gente legge con imbarazzo questa nuova espressione (che si debba passare sott'acqua?) ma poi nella sua infinita rassegnazione ad ogni tipo di sopruso rinuncia ad un proprio diritto con gran soddisfazione del gestore bagni che con quel furbesco ed astruso avviso ha raggiunto due scopi: quello di isolare la propria concessione e vietare al pubblico l'uso, nei limiti consentiti dalla legge, di un bene demaniale. A. Dalmasso, Cuneo Il Sud e la piaga di burocrati e abusivi L'articolo di Mario Deaglio, i «Nemici del turismo al Sud» sulla Stampa di sabato 5 agosto, mette diligentemente il dito sulla piaga. Le indicazioni che vengono offerte sono innumerevoli e giustamente trattate su grandi linee. Una cosa è certa: i veri nemici del Sud sono i politici meridionali e la burocrazia. I primi vivono e si nutrono della !>econda, con odiose promesse, per quel perverso gioco del «tu mi dai io ti do». Un baratto che, nel Meridione, è pane quotidiano. Certamente per un fatto di cultura o, se si preferisce, di analfabetismo; un fenomeno totalmente attecchito che, né la prima, né la seconda, né, se mai ci sarà, la terza Repubblica potrà mai risolvere. E di questo semplice meccanismo, le organizzazioni mafiose hanno sempre giovato e, in alcuni casi, addirittura sovrapponendosi. Nel Meridione è tutto fermo, immobile. Tutto, sempre, molto difficile. Le persone dabbene neanche ci provano a cimentarsi in nuove iniziative. Un'idea, che potrebbe un tantino produrre ricchezza per sé e per gli altri, coz- za, urta contro le burocrazie ed i politici, i funzionari ed i timbri, gli articoli ed i commi. Ed a quel punto, le strade da percorrere sono solamente tre: desistere dall'iniziativa, compromettersi con il politico funzionario o, nei casi estremi, insozzarsi con la delinquenza (perché sa che hai bisogno). E' nata da pochi anni un'altra strada: l'abusivi¬ smo; l'ultima invenzione del politico-funzionario: «Costruisci, fai quello che devi fare, mentre io faccio finta di non vedere». Genuino espediente, troppo facile per risolvere un problema, dell'amico elettore, burocraticamente non risolvibile o dal difficile iter. E le conseguenze sono ben visibili sul territorio. Bellezze naturali deturpate. opere edilizie incomplete, brutture con case fai-da-te. Qui nel Meridione è persino difficile attuare la «manutenzione straordinaria» di una casa, il rifacimento di una copertura. Le Belle Arti, i sindaci complicano. Guardano gli interessi interni della burocrazia - che per loro è linfa - e trascurano quelb dell'utente e, tra una moltitudine di copie e fotocopie di progetti e fotografìe, i funzionari ci sguazzano. Eppure, basterebbe poco a premiare l'iniziativa e non mortificarla. Poche leggi chiare; una volontà certa del politicolegislatore per eliminare le innumerevoli sacche parassitarie nelle strutture pubbliche, dando piena responsabilità e consapevolezza al cittadino ed ai liberi professionisti di settore. arci'.. Rosalbino Santoro Fuscaldo Marina (Cosenza) L'orso ringrazia e si mette in posa Riordinando la raccolta dei giornali ho riletto con piacere l'articolo di Sandro Doglio sulla Stampa Sera n. 118 del giugno 1988, dal titolo «L'orso trova un amico in più: il portafogli del cacciatore»: veniva tra l'altro data notizia di una iniziativa con la quale i Cacciatori di Montagna, tramite l'Uncza, si assumevano a carico i danni causati ad animali e cose dall'orso, che aveva nel frattempo consolidato la sua presenza nel Tarvisiano. Mi sembra giusto dire che la Regione Friuli-Venezia Giulia ha emanato una legge per il rimborso dei danni provocati dall'orso, dalla lince, dall'aquila, dal grifone e dallo sciacallo dorato: ottima iniziativa che, tra l'altro, pone fine al «Progetto Orso» deU'Uncza che, nel frattempo, in assenza di interventi da parte dell'Ente pubblico, dal 1987 ad oggi è intervenuta una decina di volte a rimborsare i contadini per l'uccisione (accertata) di 33 pecore sul territorio da parte dell'orso. Che, forse per gratitudine, dopo aver lasciato ovunque tracce di sé nel Tarvisiano, si è lasciato anche fotografare. Goffredo Grassano Tarvisio (Udine) Vita in caserma e disagio dei giovani Sono la madre di 4 figli di età diversa e, nel contempo, moglie di un ufficiale dell'esercito che vive da ol¬ tre 20 anni le vicissitudini negative e positive di questa forza armata. Un lungo periodo che, come si può ben immaginare, è stato segnato da momenti felici, ma indubbiamente anche da molti disagi. Leggendo oggi le notizie riportate dal questo giornale, come da altri, riferite alla tragica morte del giovane Sandro Cortigiani, ho sentito l'impulso di scrivere per chiedere di valutare la possibilità di organizzare un incontro con la presidentessa dell'Angesol, sig.ra Amalia Troglio. Un incontro che sia una vera riflessione a più voci al di la dell'emotività e della propaganda, che consenta di affrontare serenamente un problema gravissimo, quale quello della morte di un giovane. Sono i nostri figli che muoiono, e credo che questo non possa essere imputato ad un motivo unico, la vita in caserma, ma ad una serie concomitante di fattori che i giovani si portano dietro. Ci sono le stragi del sabato sera, c'è l'eroina, c'è l'Aids, ma c'è forse una fragilità emotiva di fondo che è giusto considerare. E' giusto chiedere alle forze annate, di esercitare un controllo sui nostri figli, ma non può essere sempre e comunque colpevolizzata la caserma. «Di Italia ogni giorno due giovani si tolgono la vita, mentre altri 10 tentano di farlo». E' una frase non mia, ma di chi si occupa in modo scientifico del problema. E non è certo un militare. Si tratta del sociologo Paolo Crepet, citato da questo giornale e autore dei saggio «Le dimensioni del vuoto -1 giovani e il suicidio». Un libro che mi sono affrettata a comprare e che ho letto con molto interesse. Un libro che propongo di fare diventare la base per una riflessione di madri, mamme di militari alle armi e non. Credo che sia dovere di tutte noi spezzare quel cerchio di angoscia che spesso circonda i nostri ragazzi che siamo ormai abituate a proteggere totalmente da qualsiasi dolore e sofferenza, quasi una cancellazione totale di ogni ostacolo, prefigurando per loro una vita senza minacce o traumi. Giorgia Vallone, Bracciano (Rema)