Carosi: «Vi sorprenderò»
Cerosi: «Vi sorprenderò» Cerosi: «Vi sorprenderò» Con Lambruschini nei3000 siepi Johnson ha Mennea nel mirino GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Due anni fa a Stoccarda Alessandro Lambruschini colse il risultato forse più bello di un'apprezzabilissima carriera sulle siepi: un terzo posto che impedì ai keniani di occupare tutto il podio, rinverdendo al tempo stesso la felice tradizione legata al successo di Panetta nel 1987. Oggi ancora Lambruschini, in compagnia di Angelo Carosi, andrà all'attacco del trio keniano formato dal favoritissimo Kiptanui, da Birir (l'uomo che restò fuori dal podio a Stoccarda) e da Koskei, forti del fatto che un paio di cadute hanno escluso altri due temibili pretendenti, il marocchino Sahere e lo statunitense Croghan. A lanciare la sfida questa volta non è tanto Lambruschini («Ho perso due mesi e mezzo di preparzione per una microfrattura al piede sinistro, non mi illudo: su certi ritmi potrei scoppiare»), quanto Carosi che, a 31 anni, si dice pronto a giocarsi l'occasione della vita. «Io voglio provare a seguire i keniani - spiega il laziale - perché sento di poter correre intorno agli 8'10" e con un tempo del genere si potrebbe anche salire sul podio. Sto bene, perché non dovrei tentare? Sinceramente arrivare settimo o ottavo non significherebbe nulla. Voglio provare a vincere una medaglia, altrimenti poco conta se anche arrivo ultimo. Lo scorso anno agli Europei di Helsinki (fu 2° dietro Lambru¬ schini, ndr) ho sbagliato a non credere nelle mie possibilità: se lo avessi fatto, probabilmente avrei vinto. Non voglio ripetere l'errore». Indubbiamente è il Carosi che non ti aspetti, che quando gli viene chiesto se si sente pronto a un'impresa storica fa un sorrisetto furbo: «Se arrivo agli ultimi due giri con i keniani, almeno uno lo batto. Se serve la tenuta, a me pare di averla. A 31 anni devo cogliere l'attimo fuggente, non voglio più rimpiangere». Al di là delle motivazioni di Garosi i keniani appaiono più forti: Kiptanui è difficile che non conquisti l'oro, Birir si è finora nascosto ma è anche molto maturato rispetto a Stoccarda. Rimane Koskei che nei due turni eliminatori si è fatto notare per il modo abbastanza scriteriato di correre e che, oltretutto, passa le barriere in maniera approssimativa. Da tenere in giusto conto l'arabo AlAsmari, l'uomo che potrebbe costituire la sorpresa. Oltre a Kiptanui, le finali odierne propongono almeno un paio di altri grandi favoriti: Sergei Bubka nell'asta e Michael Johnson nei 200. L'ucraino, che si rivelò internazionalmente proprio ai Mondiali di Helsinki, ha vinto tutti e quattro i titoli iridati fin qui assegnati. E punta al pokerissimo. Se non farà sciocchezze come a Barcellona (tre nulli alla misura di entrata), difficile che possa venir battuto anche se il sudafricano Brits appare ringalluzzito dal recente primo salto oltre quei sei metri che il «gabbiano» frequenta da anni. Per Michael Johnson l'avversario vero si chiama «fatica» pur se ieri ha speso solo l'indispensabile per superare i primi due turni dei 200. Con negli occhi ancora il suo splendido giro di pista, l'interrogativo è se stasera sarà cancellato il più vecchio record dell'atletica, quel 19"72 firmato da Pietro Paolo Mennea nel 1989. Un primato che Johnson vale e che, ottenuto nella finale iridata, sgombrerebbe il campo da antipatiche supposizioni - care al barlettano - di una gara organizzata apposta per cancellare il suo primato. E, ancora, oggi vedremo all'opera i lunghisti nella qualificazione-antipasto della grande finale di domani. Powell in questi giorni si è nascosto, neppure i colleghi americani sanno dove alloggi. Ma sta bene, altrimenti non sarebbe venuto a Goteborg per tentare di respingere le ambizioni di Pedroso. [g. bar.] Carosi, una gara da medaglia?
Luoghi citati: Barcellona, Helsinki, Stoccarda
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