L'ultimo abbraccio ai fratellini Brigida di Francesco Grignetti

Roma, oltre 400 persone ai funerali. La donna in lacrime abbraccia le bare dei bimbi uccisi dall'ossido di carbonio Roma, oltre 400 persone ai funerali. La donna in lacrime abbraccia le bare dei bimbi uccisi dall'ossido di carbonio l'ultimo abbraccio ai fratellini Brigida La madre: no al cognome sulle lapidi dei miei figli ROMA. Non è più il tempo delle lacrime e dei pianti. Oggi è il tempo della pietà. E domani, forse, verrà quello dell'odio. Stefania Adami, la mamma dei tre fratellini sequestrati dal padre Tullio Brigida e morti non si sa ancora in che maniera, ieri ha sepolto i suoi figli. Stefania, eroina da tragedia greca. Ha singhiozzato in silenzio per tutto il tempo. In abito blu scuro, con occhiali neri, ha retto con straordinaria dignità i mille sguardi curiosi della gente, i flash dei fotografi, i ronzii delle telecamere. E' crollata solo all'ultimo istante, Stefania, quando un prete s'è avvicinato con l'incenso alle tre bare bianche per l'ultima benedizione. Allora, e solo allora, Stefania s'è gettata in avanti. E' crollata sui fiori. Ha cercato di stringere i figli in un ultimo abbraccio. Ma il tutto è durato pochi attimi. Subito s'è ricomposta. Da quel momento in poi, ha seguito con occhi di ghiaccio tutte le fasi dell'inumazione. Una sola frase, rivelatrice, ha proferito tra i denti: «Un giorno con qualcuno faremo i conti». La giornata di Stefania comincia presto. Alle undici è attesa in chiesa, la piccola «Divina Provvidenza» di Fiumicino. Prima, però, s'era fatta portare dal fratello Marco all'obitorio. Voleva vedere i suoi figli, che finalmente i giudici le restituivano. Non li vedeva - Laura di 13 anni, Armandino di 8, Luciana di 2 - dal 18 dicembre del 1993, quando Tullio glieli portò via con una scusa. Una ripicca tra coniugi che s'è trasformata in tragedia. Ieri mattina, dunque, Stefania ha voluto a tutti i costi rivedere i suoi figli. Non se l'era sentita il 20 aprile, quando li ritrovarono in un terreno di Cerveteri. Non glielo avevano permesso il giorno dopo, alla morgue, per spirito compassionevole. Ieri invece Stefania ce l'ha fatta. Raccontano che urlava forte. Che ha dato in escandescenze. Alla fine l'hanno accontentata. Alle undici, comunque, puntualissima, Stefania è entrata in parrocchia. Ad aspettarla c'erano trequattrocento persone, per lo più di Fiumicino, accaldate e intimidite, che si pigiavano dentro la chiesetta. In stragrande maggioranza madri di famiglia, con vestiti semplici e ventaglio. Donne partecipi del dramma gigantesco di questa giovane madre. Sulla porta, anziché il vescovo di Porto e Rufina, monsignor Antonio Boncristiani, com'era annunciato, c'era il suo vicario, don Carlo Bressonet. E' lui ad officiare il rito funebre. Ci sono anche i gonfaloni di Roma e di Cerveteri, il sindaco di Fiumicino Gianfranco Bozzetto, l'assessore capitolino Esterino Montino. Due gran comunisti, questi ultimi, che si stringono al patriarca Marcello Adami che qui è molto conosciuto e ha una lunga storia di militante. Non deve meravigliare, insomma, se persino la sezione di Rifondazione comunista manda una corona di fiori. Stefania trova ad aspettarla anche i volontari della Protezione civile di Cerveteri. E si commuove quando tra loro riconosce Tiziana Vitale, una signora bionda che le slette vicina nel momento più brutto, il giorno in cui si trovarono i corpi. Anche ieri, per tutta la mattinata, Tiziana ha sostenuto Stefania. «Ho due figlie. Sono una mamma - racconterà poi - e quel giorno, quando Stefania non ce la fece ad andare verso la buca, andai io. Non mi sembrava giusto che i bambini venissero tirati fuori dalla terra senza una madre vicina. Mi sono immedesimata. Lei era disperata. Ci sono stata io. Da quel giorno non ci siamo più incontrate. Ho letto dei funerali, però, e siamo venuti». La cerimonia funebre fila via, intanto, senza scosse. I ragazzi del gruppo parrocchiale cantano le loro canzoni. Alzano i toni solo quando vedono Stefania gettarsi sulle bare. Il prete è commosso. I fedeli pure. E quasi piangono anche i vigili urbani e i poliziotti di picchetto. Un passo all'indietro, le due famiglie - i nonni paterni Armando e Margherita, i nonni materni Marcello e Anna Maria - sono impietrite e c'è un velo di diffidenza che li separa. Resteranno vicini, ma lontanissimi, fino all'ultimo. In macchine diverse per andare al cimitero. Senza parlarsi davanti alla tumulazione. Nonno Armando, uscendo, masticava amaro: «Ha pensato a tutto Stefania, il mio aiuto non lo ha voluto. Le tombe le paga il Comune. E così i bambini sono finiti in alto, ma tanto in alto, che noi poveri vecchi nemmeno ci arriviamo...». Ma forse è proprio quello che voleva Stefania. Nemmeno i cognomi, sui loculi, ha fatto scrivere. Che volino alto. Francesco Grignetti La madre abbraccia le bare dei suoi figli Sopra, Tullio Brigida con due dei suoi figli «Sto aspettando la resa dei conti»

Luoghi citati: Cerveteri, Roma, Rufina