«Il mio patrigno mi stupra da 10 anni» di Lodovico Poletto

■a Ivrea, in cella l'uomo. La madre: «Non le credo, si è inventata tutto. E comunque non doveva denunciarlo» «Il mio patrigno mi stupra du 10 anni» Ragazza diciassettenne telefona ai vicini: aiutatemi IVREA. Dieci anni di violenza carnale, subita senza poter ribellarsi. Poi, qualche giorno fa, la svolta con una telefonata a un vicino di casa e una confidenza, sussurata fra le lacrime: «Mio padre mi violenta». In quest'estate caratterizzata da storie di stupri, c'è chi sente il dovere di dare l'allarme. E'successo a Ivrea, l'altro pomeriggio, quando un uomo ha chiamato il 112: «Parlando con una ragazzina, ho saputo che il patrigno la violenta da quando aveva sette anni. Controllate se è vero». I militari 10 hanno fatto con discrezione, hanno parlato alla ragazza e hanno trovato la conferma. Ora 11 padre è in carcere, la ragazza diciassettenne è stata affidata ai servizi sociali e il vicino, choccato dalle storie di stupri viste in tv e lette sui giornali, viene protetto dall'anonimato. La chiameremo Elisabetta la protagonista e vittima di questa assurda storia, iniziata quando aveva 7 anni e viveva ancora in un quartiere periferico di Roma, con nonna e una zia. Poi la mamma, separata, aveva trovato un nuovo compagno, e si erano trasferiti a Ivrea: lui impiegato all'Olivetti, lei cameriera in un locale fuori città. Una famiglia felice e rispettabile, in apparenza. Prima timidamente, poi con maggiore sicurezza, Elisabetta, l'altra sera, ha raccontato tutto ai carabinieri di Ivrea e poi al sostituto procuratore Lorenzo Fornace. Ha raccontato fotogrammi di una vita fatta in gran parte di ricatti e violenze. I primi approcci del patrigno risalirebbero all'85: prima timidi, forse con una certa vergogna, poi sempre più spinti. Per convincerla Giulio C. non avrebbe esitato a minacciarla e ricattarla: «Non mi lasciava uscire se non lo assecondavo in tutte le sue rischieste. Se volevo andare a giocare o vedere le mie amiche dovevo arrendermi a lui». Fuori casa Elisabetta non ha mai raccontato nulla, neanche al fidanzatino, un ragazzo di Ivrea adesso militare nel genio e in servizio a Torino. Ai carabinieri lui ha parlato di una relazione tra adolescenti: «Qualche passeggiata e qualche bacio. Nulla di più». Le sue amiche la descrivono come una ragazza «timida, forse anche un po' introversa», una per cui lo studio e la scuola, al liceo sperimentale di Ivrea, erano forse più un occasione per andarsene da casa che un effettivo interesse. Tra le mura dell'alloggio, infatti, dai 7 ai "17 anni, Elisabetta avrebbe subito ogni sorta di umiliazioni. Anche, stando a quanto ha in lacrime raccontato ai militari, una violenza in presenza della madre, che avrebbe poi taciuto ogni cosa. La donna, ora, nega tutto. «Io - ripete - di questa storia non ho mai saputo nulla». Secondo lei, la figlia si è inventata lo stupro, le minacce e il suo silenzio colpevole. Le ragioni, secondo lei, sono tante e difficilmente credibili. «Elisabetta - racconta al telefono - era gelosa del fratellino. Mio marito gli voleva bene alla follia e lei questo non lo sopportava». E ancora: «Voleva andarsene di casa, voleva andare a vedere un suo fidanzatino. Ecco perché ha inventato ogni cosa». I carabinieri del capitano Adriano Casale e il magistrato che sta conducendo l'inchiesta non ci credono. Gli esiti di una perizia medica eseguita subito dopo la denuncia della ragazza avrebbero fornito la conferma al racconto. E già si parla di altri elementi, sviluppi possibili, di questa faccenda. Intanto, Elisabetta è stata affidata ai servizi sociali di Ivrea. Non può e non deve incontrare nessuno della sua famiglia. Neanche la madre che, l'altra sera, avrebbe cercato di farla ritrattare, per salvare «l'onore e il decoro della famiglia». Lei lo ha riferito al magistrato che ha optato per l'allontanmento. Così, la sua prima notte fuori casa da sola, Elisabetta l'ha trascorsa all'hotel Ritz di Ivrea, a spese del capitano dei carabinieri. Dal telefono sul comodino ha parlato per cinque ore con un giovane militare del genio di Torino. Cercava l'amico del cuore. Era tardi, non lo ha trovato. Si è sfogata con il centralinista. E l'inchiesta va avanti. Oggi, forse, il sostituto procuratore Lorenzo Fornace e il gip Antonio de Marchi sentiranno l'arrestato. Nei prossimi giorni, invece, potrebbe toccare a sua moglie. Lei dice di non aver niente da nascondere. «Dirò tutto - spiega - e mio marito non lo lascio. Alla storia di mia figlia non ci credo». E se fosse vera? «Non doveva denunciare nulla. Poteva dirmelo, e ci avrei pensato io. Ne avrei parlato con lui; se confermava, lo avrei lasciato. Ma dai carabinieri no, non sarei andata». Lodovico Poletto La ragazza affidata ai servizi sociali La mamma avrebbe anche cercato di farla ritrattare Il quartiere San Paolo, teatro della violenza subita da una figlia per dieci anni. A destra, un'immagine simbolo dello stupro

Persone citate: Adriano Casale, Antonio De Marchi, Lorenzo Fornace